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D’accordo, si è sentita – e forte – la voce dell’astensione, con un calo del 13 per cento degli elettori alle urne rispetto al 2011 (da 67,5 al 54,6 per cento, 173.000 elettori in meno). Ma Comunione e Liberazione è uscita dalle elezioni comunali milanesi – almeno in prima battuta, e salvo sorprese al ballottaggio del 19 giugno prossimo – quantomeno ridimensionata nel gradimento degli elettori meneghini. E si conferma, guardando al primo responso delle urne, una forza di centrodesta. Certo, un ridimensionamento di Cl in città stride con il potere ciellino alla Regione, dove la presenza in Consiglio regionale è certamente importante e che per due decenni, sotto la guida di Roberto Formigoni, ha indirizzato le sorti della locomotiva d’Italia.

CL ANCORA A DESTRA: AMICONE, LUPI E FORTE

E andiamo a vedere, allora, i numeri dei ciellini che contano nella politica meneghina. Cominciamo da Forza Italia, dove Luigi Amicone – da sempre esponente ciellino con simpatie per il centrodestra, direttore della rivista di Cl Tempi, ha preso 1.579 preferenze. Un po’ pochino rispetto agli oltre 11.000 voti raccolti da Maria Stella Gelmini, prima della lista. Amicone, comunque, lo aveva già detto a Linkiesta nell’aprile di quest’anno: il voto militante di Cl era finito. È stato un buon profeta.

Poca roba anche nella lista Milano Popolare – Parisi Sindaco, dove Maurizio Lupi è stato sorpassato dal giovane Matteo Forte: 1.525 voti contro 2.290 e una lista che pesa per il 3,14 per cento. Se sommiamo i voti di questi tre candidati, a destra Cl ha preso 5.394 voti. Ne vanno 195 a Rosanna Favulli, sindacalista fondatrice e segretaria dell’associazione Democrazia e Comunità del leader ciellino Aldo Brandirali (che si era schierato per Corrado Passera, pur avendo avuto dei ripensamenti: solo che Passera poi si è ritirato per sostenere Parisi)

SINISTRA, CL FA FLOP

Andiamo a sinistra. Cl si è divisa in queste elezioni tra Beppe Sala e Stefano Parisi, quasi salomonicamente. Ma i risultati sono stati differenti. Intanto 3.183 voti vanno a Marco Granelli, cattodem ed assessore alla Sicurezza uscente. Uno che dice di avere avuto come testimoni e maestri: “don Lorenzo Milani, Chiara Lubich, Carlo Alberto Dalla Chiesa, don Pino Puglisi, Carlo Maria Martini, e politici come Aldo Moro, Tina Anselmi, Aldo Aniasi ed Enrico Berlinguer“. Cattodem di stampo renziano, capace di raccogliere i voti dei cattolici vicini a Fabio Pizzul, è un cattodem per i quali si giura sulla Costituzione e non sul Vangelo, e la religione alla fine non diventa così determinante come può essere per i ciellini.

Nella lista Beppe Sala Sindaco, noi Milano, l’avvocato Ernesto Sarno racimola appena 255 voti. Era entrato in campo al posto di Massimo Ferlini, ex vicepresidente della Compagnia delle Opere (il braccio economico di Cl), e sulla carta sembrava l’uomo giusto al posto giusto, in grado di mettere assieme molte anime e molti mondi cattolici, come Carmelo Ferraro – avvocato ciellino con il suo comitato M’impegno – e capace di attirare su di sé 800 voti (primo dei non eletti) alle elezioni per il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano. Le urne però hanno detto no.

MARDEGAN, L’OPUS DEI E IL FLOP DEL PARTITO DI ADINOLFI

Chiudiamo con una nota a margine. Prima delle elezioni si era indicato Nicolò Mardegan, leader del movimento NoixMIlano, candidato sindaco sostenuto anche dal Popolo della Famiglia, il partito di Mario Adinolfi, come di un esponente di un mondo cattolico (che sarebbe stato gradito anche all’Opus Dei) in movimento. Mardegan ha ottenuto 5.804 voti alla sua lista e 1,15 per cento di peso totale.

CHE COSA FARA’ SCOLA?

Insomma, poco più di 10.000 elettori (in totale 14.636) hanno scelto di eleggere candidati di sicuro pedigree cattolico o giù di lì. Per la cronaca: Marco Cappato, coi Radicali, ha preso 10.104 voti (1,88 per cento), e Basilio Rizzo 19.143 (3,56 per cento). E in una città in cui l’Arcivescovo (sia pure in via di pensionamento) è un esponente ciellino come Angelo Scola, molto attivo sul piano dell’integrazione, deve vedere la Lega Nord di Matteo Salvini all’11,77 per cento, è segno che forse c’è molto da fare per i cattolici a Milano. O da rifare, nel caso.

Stefano Parisi, Maurizio Lupi e Gabriele Albertini

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