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Con la nomina ieri di Flavio Cattaneo come amministratore delegato di TIM, da un lato si chiariscono indirettamente i motivi del siluramento di Marco Patuano, che si è dimesso incassando una buonuscita di circa 6 milioni di euro, e dall’altro lato si comprendono meglio le linee di azione del nuovo capo azienda e le aspettative dell’azionista Vivendi che ha il 24,9% di Telecom Italia.

Il mandato di Cattaneo, anche senza alcuna informazione ufficiale, è chiaro: tagliare con l’accetta i costi dell’azienda. Siccome nel settore i ricavi non possono lievitare troppo, per garantire un maggior equilibrio finanziario, vista anche la zavorra dell’indebitamento (28 miliardi di euro a fine 2015, ossia 4 volte il margine operativo lordo, con un costo annuo per interessi di poco meno di 2 miliardi), occorre intervenire sulle uscite. Ma i risparmi indicati nel prossimo triennio nel piano che aveva presentato Patuano (600 milioni di euro) sono stati ritenuti insufficienti dai francesi, che vorrebbero limarli invece di almeno un miliardo di euro. Patuano agli uomini di Vivendi avrebbe ricordato che lui in 5 anni di cogestione con Franco Bernabé aveva tagliato 5 miliardi. Come dire: abbiamo già tagliato abbastanza.

Considerazioni che hanno rafforzato nel francese Arnaud De Puyfontaine, consigliere del gruppo e vero plenipotenziario di Vincent Bolloré in Telecom, l’idea che Patuano fosse troppo “aziendalista” e conservativo. Incapace secondo i francesi, dopo 26 anni nell’ex azienda monopolista, di intaccare ancora i costi (anche a livello di personale), di essere troppo legato a una visione tradizionale dell’industria telefonica e di difendere le potenzialità del Brasile nel perimetro d’affari di Telecom. Visioni in contrasto con quelle di Vivendi, che vogliono incidere con l’accetta sugli oneri, puntano a sviluppare il ruolo dei contenuti e ritengono marginale, dunque anche da dismettere, la presenza in Sudamerica. Una delle gocce che hanno fatto traboccare il vaso dei malumori è stato il no di Patuano (rimasto isolato) alla svalutazione per 240 milioni di euro della quota in Tim Brasile nel corso del penultimo cda del gruppo.

Non è stata solo una distonia caratteriale, quella tra De Puyfontaine e Patuano, come taluni raccontano nell’azienda. Il francese ha apprezzato invece nel cda il piglio e le idee di Cattaneo, che si è fatto forte di aver riportato in utile la società Ntv e di conoscere le dinamiche politiche e istituzionali viste le esperienze ai vertici di Rai e Terna. Ad apprezzare la scelta di Cattaneo è stato anche – sottolinea il Sole 24 OreFrancesco Gaetano Caltagirone, in ottimi rapporti con Bolloré: l’imprenditore ed editore romano conosce bene il nuovo capo azienda di Telecom che è stato in passato in diversi cda di società del gruppo Caltagirone.

Può essere soddisfatto del nuovo corso anche Giuseppe Recchi. Il presidente, che di recente si era scontrato con Patuano (ad esempio sulla delibera per la conversazione delle azioni di risparmio), ha seguito per conto dei francesi la transizione e per di più si è visto ora ampliare le deleghe sulla comunicazione (ora Recchi sovrintenderà anche sul brand e la pubblicità), sulla security e sulla strategica Sparkle (qui un approfondimento di Formiche.net sulla società).

(FLAVIO CATTANEO VISTO DA UMBERTO PIZZI. LE FOTO D’ARCHIVIO)

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