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Roma prova ad attrezzarsi per fronteggiare la guerra del nuovo millennio, quella condotta a colpi di bit. Così, anche in Italia, seppur con quale ritardo, la cyber security diventa sempre più centrale nel dibattito politico e nelle scelte su dove indirizzare le poche risorse disponibili. E non solo per l’idea del premier Matteo Renzi di affidare de facto il coordinamento del settore all’amico manager e imprenditore Marco Carrai come super consulente.

LE RISPOSTE

Sul caso ha risposto oggi ad una interrogazione alla Camera di Sinistra Italiana e Sel il ministro per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi: “Non è in programma la creazione di una nuova superstruttura per la sicurezza informatica, la supervisione dei servizi segreti resta in capo al sottosegretario Marco Minniti ma il governo potrebbe utilizzare un consulente per la cybersecurity”. Palazzo Chigi, ha rimarcato, “così come le altre istituzioni, ha facoltà di avvalersi di consulenze di carattere tecnico, scegliendo tra vari profili”.​

LE RISORSE

Nell’ultima Legge di stabilità approvata, a dicembre scorso, il governo Renzi (autore anche di una direttiva del 2015 che individua alcune azioni propedeutiche e prioritarie per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica) ha stanziato 150 milioni di euro per rafforzare la sicurezza cibernetica del Paese. Soldi che per il momento sono stati collocati al ministero dell’Economia, che le smisterà in seguito secondo le priorità identificate dall’esecutivo. Per il momento si sa che 15 di questi milioni andranno alla Polizia Postale, per effetto di un emendamento a prima firma della deputata del Movimento 5 stelle Roberta Lombardi. Mentre fonti ministeriali spiegano a Formiche.net che altri fondi – tra i 10 e i 20 milioni di euro – potrebbero andare al dicastero di Palazzo del Viminale, dove siede Angelino Alfano. Le risorse complessive previste dalla Legge di stabilità, ha detto Boschi nella risposta all’interrogazione, servono “per rafforzare quella che è la prevenzione nel campo della sicurezza informatica e quella cibernetica”. Anche “alla luce degli eventi tragici che tutti ricordiamo – ha aggiunto – quindi una prevenzione collegata al fenomeno del terrorismo internazionale”. Secondo alcuni osservatori, l’obiettivo di Renzi è quello di far utilizzare tutte, o quasi tutte, le risorse a disposizione direttamente da Palazzo Chigi, quindi con il contributo determinante di Carrai.

LA DISCUSSIONE

In queste ore il tema cyber è tornato alla ribalta anche in virtù delle polemiche su contorni e ruolo della nomina di un super consigliere della presidenza del Consiglio per la sicurezza cibernetica, dopo le indiscrezioni sul possibile arrivo a Palazzo Chigi di Marco Carrai.

Palazzo Chigi potrebbe dunque scegliere di affidare a un uomo di fiducia la supervisione del Nucleo per la sicurezza cibernetica. Ossia uno degli organismi più importanti individuati a dicembre 2013 nel Piano strategico nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico. Poi il principale aspetto da valutare sarà la natura dell’incarico da assegnare a Carrai o a chi per lui.

LA GOVERNANCE

Rispondendo ai timori di eventuali stravolgimenti delle leggi attuali, il ministro Boschi ha rassicurato: “La legge di stabilità… da un lato ha implementato le risorse, dall’altro non ha modificato il quadro normativo di riferimento. Non è prevista alcuna forma di partecipazione di strutture private da questo punto di vista. Anzi, ribadiamo che l’unica autorità politica che è preposta ala gestione dei servizi di sicurezza è stato, è e sarà il senatore Marco Minniti, che è legato al presidente del Consiglio e a tutto il Governo da rapporti di piena stima e fiducia”. La legge di stabilità del 2016, ha proseguito, “prevede… risorse aggiuntive ma non prevede alcuna modifica del quadro normativo di riferimento che disciplina la gestione di queste risorse e tantomeno il quadro normativo di riferimento per i servizi di sicurezza o legati anche eventualmente alla prevenzione informatica. Tanto è vero che la ripartizione di queste risorse avverrà su decreto del presidente del Consiglio ma previa deliberazione del Comitato interministeriale per la sicurezza del Repubblica sentiti i responsabili di Dis, Aise ed Aisi e ovviamente sarà comunque reso edotto il Copasir sulle scelte che verranno effettuate riguardo alla destinazione di queste risorse”.

IL REPORT DEL WEF

Il tempo da recuperare è molto. L’Italia, per molti versi, non è ancora all’altezza per fronteggiare le tante minacce che giungono dalla Rete, come dimostrerebbe una classifica, pubblicata sul sito del Wef, che colloca il nostro Paese fuori dalle prime 20 nazioni meglio preparate per far fronte a un attacco cibernetico.

Cyber security, ecco i fondi a disposizione di Renzi e Carrai

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