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Municipalizzate o ex municipalizzate al centro della campagna elettorale a Roma. In particolare, ad animare il dibattito tra i candidati a sindaco, è l’Acea, azienda quotata attiva nei settori dell’acqua e dell’energia.

LA SOCIETA’

Privatizzata e quotata in Borsa nel 1999, la multiutility è detenuta al 51% dal Campidoglio mentre il primo socio privato è il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone con oltre il 15% del capitale sociale.

IL CASO RAGGI

Non sorprende più di tanto, quindi, che in questa fase della campagna elettorale in molti stiano manifestando i loro progetti per Acea, tra ipotesi di sviluppo industriale e propositi di rivoluzione al vertice. Qualche settimana fa avevano fatto discutere le parole di Virginia Raggi: la candidata del M5S era stata accusata – dal quotidiano Il Messaggero (di proprietà dello stesso Caltagirone) e da alcuni dei candidati rivali – di aver determinato la caduta in Borsa del titolo della società, con l’annuncio di voler cambiare il consiglio di amministrazione della municipalizzata nel caso di vittoria alle elezioni.

L’INTERESSE DI MARCHINI

Ora, invece, è il candidato civico Alfio Marchini – imprenditore con una storia familiare nell’edilizia – a interessarsi dei destini della società. Il primo dei candidati in lizza per il Campidoglio a presentare il suo programma elettorale (consultabile qui), nel quale – tra le 101 proposte complessive avanzate – ne ha inserita anche una che riguarda Acea e che sta destando interesse tra addetti ai lavori e analisti.

IL MATRIMONIO CON AMA

L’idea nasce dall’analisi delle ataviche difficoltà di Ama, l’azienda di proprietà del Campidoglio che si occupa della gestione dei servizi di nettezza urbana. Tra le varie problematiche, una – di particolare rilevanza – è rappresentata dalle carenze della municipalizzata negli impianti di smaltimento, che costringono l’amministrazione a rivolgersi ai privati con inevitabili aggravi di costo. A tal riguardo, nel programma di Marchini Acea viene indicata come “possibile interlocutore industriale”, in grado “di aiutare l’Ama a sopperire a questa mancanza di impianti”. L’esempio che viene fatto sono i rifiuti organici, per smaltire i quali l’azienda dispone direttamente di un solo impianto, a Maccarese, ovviamente incapace di far fronte alle esigenze di Roma.

ALLE ORIGINI DEL MATRIMONIO

Dell’ipotesi si discute da tempo se, già nel 2006, l’allora assessore al Bilancio della giunta VeltroniMarco Causi, si sentiva in dovere di commentare pubblicamente uno scenario del genere (qui quanto riportato allora dall’agenzia di stampa Agi). Un progetto poi ripreso anche da Ignazio Marino, che aveva parlato di “integrazione necessaria” tra le due aziende. Come testimoniano anche le ricostruzioni di Corriere della Sera e Repubblica, l’ex sindaco aveva fatto della questione uno dei suoi cavalli di battaglia.

IL FIDANZAMENTO SECONDO ACEA

Ovvio però che – per realizzare l’operazione – occorra il consenso delle due aziende. Quello di Ama, in particolare, dipenderà da chi vincerà le elezioni del prossimo 5 giugno mentre il sì di Acea sulla carta già ci sarebbe: nel piano industriale della società (consultabile in breve qui) si parla con dovizia di particolari delle possibilità di espansione nel settore dei rifiuti. Tra i sei obiettivi principali indicati nel business plan, compare infatti anche “il consolidamento/sviluppo degli impianti di trattamento rifiuti e di compostaggio“. Qualche pagina dopo, invece, la strategia viene spiegata più nel dettaglio. Da qui al 2020 Acea ambisce a diventare il terzo operatore italiano nel settore dello smaltimento dei rifiuti (attualmente è il sesto) e – per riuscirci – conta di rafforzarsi nelle sue aree di riferimento (Toscana, Umbria e soprattutto Lazio), le quali sono caratterizzate “da criticità e gap impiantistici” ed “offrono interessanti opportunità di crescita e consolidamento“. In pratica – e questo non c’è scritto – l’eventuale “fidanzamento” con Ama sarebbe l’ideale per Acea per sviluppare la sua strategia di crescita nel business dello smaltimento dei rifiuti.

L’OPINIONE DI IRACE

Alberto Irace, amministratore delegato di Acea da giugno 2014, sul tema specifico, in alcuni casi avrebbe smentito seccamente ogni ipotesi di alleanza, in altri avrebbe aperto a possibili ma non specifiche sinergie ed in altri ancora, invece, si sarebbe detto pronto all’intervento (a tal proposito si veda qui, qui e qui). A quest’ultimo proposito, il Corriere della Sera nell’articolo pubblicato a luglio 2014 racconta come Irace abbia allora dichiarato la disponibilità di Acea a “dare un contributo importante sul fronte dell’impiantistica e del trattamento industriale dei rifiuti, in particolar modo per quanto riguarda il trattamento della frazione organica“.

Roma, ecco come Alfio Marchini vuole far flirtare Ama e Acea

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