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Dai giornali: “Accordo raggiunto a Parigi. Si cambia il clima!”. C’è qualcosa di offensivo, di utopia supponente e divinatoria, di arrogante falsità e velleità, di puro esibizionismo narcisistico spettacolare sia nella bugia che l’uomo possa aver cambiato il clima con le sue attività, sia che possa ora ricambiarlo a sua volontà. Ma tant’è.

La verità? I governi del mondo si sono ficcati, con la complicità di un apparato culturale compiacente e interessato, nella trappola della CO2 e ora tentano di uscirne in modo ridicolo e sfrontatamente artefatto. Qual è la trappola? La trappola è che avendo stabilito (ad capocchiam) la bugia che la sola quantità di CO2 umana, cioè quella emessa dall’industria e dalla generazione di energia da fonti fossili, aggiuntiva a quella che circola naturalmente in atmosfera, è la causa dell’aumento della temperatura, si è stati costretti a stabilire dei parametri quantitativi (ad capocchiam) al di sotto o al di sopra dei quali si è stabilito (ad capocchiam) che avverranno catastrofi da Armageddon e la fine del mondo (sic).

L’ultima trovata è che il mondo finisce se nel 2100 il caldo avrà superato i 2 gradi. L’uomo, manovrando a sua cura la quantità di CO2 immessa con le sue attività, sarebbe in grado, miracolo, di determinare l’altezza del termometro. Spudorata bugia. Ma trappola.

L’accordo di Parigi viene definito “storico”. Uno si immagina che tale definizione corrisponda ad impegni precisi, stringenti, controllabili ed esigibili che tengano la temperatura (secondo la favola della trappola del rapporto meccanico CO2 antropica/clima) sotto i 2 gradi di aumento. Niente di tutto questo, invece. L’accordo sarebbe “storico”, leggete i contenuti, solo perché un gruppo di signori avrebbe convenuto di “impegnarsi” perché le temperature aumentino nel 2100 (quando dei firmatari di Parigi resterà solo polvere e vago ricordo) non più di due gradi. Anzi 1,5. Campa cavallo. Per tale vaghissimissimo impegno, che verificheranno i nostri nipoti, si sprecano aggettivi come “storico”. E qualche spudorato (alle prese con elezioni) si mostra pure commosso in tv.

Nell’accordo di Parigi non ci sono impegni concreti. La “trappola della CO2”, infatti, è concepita in modo che non possano esserci obiettivi concreti perseguibili. Perché impossibili da realizzare. La cosa, infatti, sta così: avendo (cervelloticamente) stabilito, da vent’anni e più, che la causa del riscaldamento (da quasi due secoli di industrializzazione) è la CO2 antropica (e solo essa), e non essendo mai riusciti in questi vent’anni di denuncia inutile, a ridurre le emissioni di CO2 (che al contrario sono sempre aumentate), ora si pretenderebbe di fare tutto nei prossimi settanta anni. In essi noi dovremmo annullare le emissioni di CO2 antropica fino a zero. Idiotissima velleità. Che nessun Paese in via di sviluppo è disposto a trasformare da proclama (scritto nei documenti come quello di Parigi) a impegno concreto. Cioè a rinunciare all’energia, alle centrali elettriche, alle fabbriche, ai trasporti, alla produzione agricola necessaria al proprio sviluppo. Così: i poveri della Terra o quelli in via di sviluppo si impegnano a scrivere, per le lacrime di François Hollande, che ci si dà l’obiettivo di stare sotto i 2 gradi di aumento nel 2100 (tanto non costa nulla) ma senza alcun impegno concreto. Tutto sarà soltanto “volontario”.

Niente di certificabile. Non ci sarà, ad esempio, nessuna carbon tax. Fino a ieri ci avevano detto che solo una carbon tax avrebbe potuto costringere i Paesi sviluppati a ridurre le emissioni. Non solo. Gli stessi soloni che hanno (cervelloticamente) stabilito che sopra i due gradi di aumento ci sarà la catastrofe, hanno fatto i calcoli. E hanno (orrore) verificato che, in realtà lo “storico” accordo di Parigi porterebbe, per quel che si è potuto stabilire degli impegni concreti dei governi firmatari, automaticamente ad un aumento di temperatura di quasi tre gradi (2,7). Come la mettiamo? “Storico” accordo, lacrime e abbracci. E, invece, abbiamo già sforato dall’inizio. La verità? Sanno che tutto è una balla: la CO2 antropica che da sola aumenta le temperature, la CO2 che da gas benefico e vitale si trasforma in killer, il tetto dei due gradi al di sopra del quale c’è la catastrofe, la possibilità di azzerare le emissioni antropiche di CO2 entro questo secolo. Balle. Ma costose.

Per i Paesi sviluppati, infatti, l’accordo di Parigi significherà continuare con politiche energetiche cervellotiche che non riducono le emissioni di CO2, ma aumentano il prezzo dell’energia e frenano la crescita. I ricchi si impegnano, in nome del clima, a dare 100 miliardi di dollari ai poveri (e questo è sempre un bene) ma i poveri (giustamente) non rinunciano (in nome del clima) a produrre l’energia che gli serve per svilupparsi. Ovvio. A Parigi, insomma, si è solo organizzato uno spettacolo. Ricco di lacrime, ma povero di fatti ed impegni. E perciò inutile. Ma costoso.

Ecco i veri effetti dell'accordo di Parigi sul clima

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