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Si torna al 2012, parola di Mediobanca. Non c’è Qe, Omt, Tltro che abbia potuto fare il miracolo: sul cielo della vecchia Europa il sole non torna a splendere e mentre i listini fanno retromarcia, il sistema bancario scricchiola sempre più rumorosamente, nonostante gli sforzi.

(DIS)UNIONE EUROPEA
Risultato di un’Europa che non sa fare l’Ue. Lo sostiene il capo degli analisti di Mediobanca Securities, Antonio Guglielmi, in un report in cui rileva una spaccatura sempre più profonda tra “una periferia che richiede un sistema maggiormente mutualistico e che si scontra con la volontà dell’Europa di ponderare per il rischio anche i bond governativi”. E che finirà per approfondire ulteriormente lo stacco tra core e periferia.
Abbiamo già analizzato qui gli effetti di una attribuzione di un rischio diverso da zero per i Btp. Un effetto dirompente, vista la quantità di titoli di Stato domestici in pancia alle banche italiane, circa 400 miliardi. Ma tutta l’Europa ne risente, in maniera differenziata. “Con un aumento medio del 5% del rischio per i governativi – scrive Guglielmi – il principale requisito patrimoniale bancario, il cosiddetto CeT1 subisce un taglio medio di 50 punti base, che per le realtà italiane e spagnole può raddoppiare”.

I GOVIES POSSONO ASSORBIRE LO 0,5% DEL PATRIMONIO 
“Nella nostra simulazione – spiega Guglielmi – abbiamo analizzato l’esposizione delle banche tedesche, francesi, italiane e spagnole verso i titoli di Stato domestici e verso quelli degli altri tre Paesi. Un totale di 580 miliardi di euro di governativi sotto la lente, il 5% degli asset totali e il 125% del CeT1. Attribuendo una svalutazione del 20% ai bond dell’Europa core e del 40% a quelli della periferia, l’effetto peggiore lo subisce proprio l’Italia con un taglio di 96 punti base nel ratio patrimoniale, derivante dall’assorbimento di 88 miliardi di euro; -55 punti basi grazie ai 66 miliardi assorbiti per la Spagna, 33 punti in meno per la germane che vede cadere 19 miliardi di capitale e 20 punti per la Francia che ha 20 miliardi di patrimonio da recuperare”.

PERIFERIA DISSANGUATA
Per molte banche della periferia questo implica una crescita a doppia cifra della ponderazione per il rischio e una erosione a tripla cifra per il CeT1. “Segnatamente – scrive ancora l’analista di Mediobanca – in Italia Creval, Ubi, Sondrio, Banco Popolare e Bpm sopra i 100 punti base, insieme alla spagnola Bankia, che perde, unica extra-italiana 146 punti base di CeT1. E, nel caso si stabilisca una soglia del 25% al possesso di governativi, dovrà cedere 21 miliardi di titoli con una perdita del 19% del margine da interesse netto 2016”.

SPAGNA MEGLIO DELL’ITALIA
Fa specie che se Unicredit e Intesa si collochino nella fascia tra 80 e 100 punti quanto a erosione del Tier1, le grandi spagnole, Santander e BBva, siano ben sotto: con rispettivamente impatti per 31 e 48 punti base sul patrimonio e cessione di asset nell’ordine dei 30 miliardi per ciascuna con un impatto sui margini da interesse tra il 2 e 3%.

FRANCIA INDIFFERENTE
Livelli del tutto simili a quelli della francese Credit Agricole, 31 punti di erosione sul ceT1 e 22 miliardi di governativi da cedere con una perdita di appena l’1% di margini. Bnp Paribas e Societé Générale sono meno penalizzate ancora: la prima perde 17 punti base sull’indice patrimoniale e nessun impatto sul margine da interesse, come la seconda per cui la erosione patrimoniale si ferma a 16.

E LA GERMANIA?
E nonostante il trattamento di favore, le tedesche non fanno una gran bella figura: Deutsche bank perde 25 punti di CeT1 e Commerzbank ben 46. Il limite del 25% sul rapporto tra possesso di Bund rispetto al totale degli impieghi invece lasciano le due banche indifferenti: nullo e pari a -1% l’impatto sul margine da interessi.

germania,

Ubi, Banco Popolare, Creval. Tutte le banche che più tremano per l'ossessione della Germania sui bond statali

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