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Per le 40 blue chips del FTSE-MIB, il 2015 è stato un ottimo anno. Con la pubblicazione in tarda mattinata dei primi risultati di Exor, sono disponibili tutti i bilanci al 31 dicembre (tranne che per Mediobanca, il cui anno fiscale termina al 30 giugno e per cui in questa sede viene preso in conto il secondo semestre 2015) ed è possibile tratteggiare l’andamento complessivo delle principali società quotate sull’indice milanese.

I ricavi aggregati si attestano a 606,5 miliardi di euro, segnando ad onor del vero un lieve calo (-1,3%) rispetto all’anno fiscale precedente, con un andamento inferiore alla crescita seppure anemica dell’economia italiana. Tuttavia, al netto dei risultati delle tre società legate al settore petrolifero – Eni, Saipem e Tenaris, il cui fatturato è diminuito del 24,8% – la performance è molto incoraggiante. I ricavi complessivi del totale non-oil sono infatti cresciuti del 4%, attestandosi a 520,9 miliardi di euro.

Nel dettaglio (vd. grafico), sono cresciuti più del 25% i ricavi di Yoox Net-a-Porter, Anima Holding, Azimut, Banca MPS e Moncler (nell’ordine), più del 10% quelli di FCA, Luxottica, Banca Mediolanum e STMicroelectronics. Dall’altro lato, oltre alle società oil-dependent, hanno registrato una contrazione del volume d’affari UnipolSai, Unipol, Telecom, CNH Industrial, A2A, Ubi Banca, Unicredit, Enel Green Power ed Enel (negli ultimi tre casi le variazioni sono state inferiori al punto percentuale).

EBITDA anch’esso in crescita (+9,1%) – sempre una volta scontato il tracollo del settore petrolifero e affini (-36,4%) – e con tassi di variazione sostenuti: tra le società industriali, spiccano le performance di Moncler (+28,8%), Prysmian (+22,4%), Campari (+21,3%) Finmeccanica (18,9%) e Luxottica (+18,8%) – anche se la best-in-class è decisamente Yoox Net-a-Porter con +47,5%. Fortissimo miglioramento del risultato di gestione operativa per il settore bancario (+38,6%) e finanziario in generale (+30,8%), il cui peso all’interno dell’indice principale di Piazza Affari in termini di capitalizzazione, lo ricordiamo, è piuttosto rilevante.

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Molto positiva la dinamica degli utili netti, in aumento del 10,6% e pari complessivamente a circa 10,5 miliardi di euro – una cifra comunque contenuta se confrontata con i 53,5 miliardi di euro realizzati nello stesso periodo dalle 40 large caps della Borsa di Parigi. In questo caso, il reddito netto del settore finanziario (banche, assicurazioni e gestori del risparmio) che a fronte di un risultato negativo per circa un miliardo di euro nel 2014 registra utili per 10,6 miliardi nel 2015, compensa più che abbondantemente le perdite complessive di Eni, Saipem e Tenaris (-9,6 miliardi di euro). Exor riporta un incremento degli utili consolidati pari al 130,4%, mentre le società industriali in senso stretto registrano una crescita degli utili pari a +7,9% per un ammontare totale di 8,2 miliardi, con solo Prysmian, Italcementi e FCA a registrare un peggioramento della bottom line. Da segnalare, infine, come A2A, Banco Popolare, Banca MPS, Finmeccanica e Ubi Banca abbiano riportato il risultato netto in territorio positivo nel corso dell’esercizio 2015.

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A lunedì 11 aprile 2016, la capitalizzazione complessiva delle 40 principali società quotate a Piazza Affari si attestava a quota 384,2 miliardi di euro, in forte calo rispetto ai valori di inizio anno, per un valore pari al 24,8% del PIL 2015.

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