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Chissà se Vladimir Putin avrebbe il coraggio di ribadire quanto detto lo scorso settembre: il Pil della Russia continuerà a crescere, ogni anno più di quello precedente. Ma la realtà è diversa, con la Russia ridotta a trucchetti con le criptovalute pur di riuscire a farsi pagare il petrolio e il gas venduto ai vicini di casa, Cina in testa. La crescita della Federazione è oggi quasi del tutto virtuale: la guerra in Ucraina, stime del Dipartimento della Difesa americano, è costata ad oggi a Mosca fino a 211 miliardi di dollari, un decimo del Pil del paese, con 315mila soldati russi siano stati uccisi o feriti.

Uno sforzo che ha finito col dopare la stessa crescita, basata sulla produzione bellica, facendo impennare al contempo l’inflazione (quasi al 10%, ormai). Dal canto loro, le grandi riserve finanziarie accumulate con l’export di gas e petrolio hanno consentito al Cremlino di assorbire gli effetti delle sanzioni occidentali, aggirate con rapporti commerciali e le dette triangolazioni con altri Paesi. Il problema è il domani. Ci sono quindi altri calcoli, quelli della Banca centrale finlandese, un’istituzione, per dirla con un termine tanto in voga in questi anni, frugale e che dunque i conti li sa fare.

Ebbene, da Helsinki hanno fatto sapere come nel 2025 il Pil della Russia crescerà solo del 2%, mentre nel 2026 la crescita non andrà oltre l’1%. Se si pensa che nel 2024 il Pil della Russia ha di poco superato il 3%, la traiettoria appare abbastanza chiara. “Prevediamo che la spesa pubblica aumenterà ulteriormente quest’anno, ma la produzione è già al limite della sua capacità, il che di fatto compromette il potenziale per ulteriori incrementi della produzione”, spiegano dalla Banca centrale finlandese. “L’incessante aumento della spesa pubblica” della Russia e la sua attenzione al sostegno dello sforzo bellico hanno contribuito a squilibri strutturali che hanno avuto ripercussioni sulla sua economia.

“Sebbene sia improbabile che si verifichi una crisi economica a tutto campo nell’immediato futuro, la mancata risoluzione delle disparità economiche potrebbe avere gravi ripercussioni”. Ed è la stessa istituzione finnica a certificare l’esistenza di un Pil solo di facciata. “La forte crescita riflette robusti aumenti nella spesa pubblica (per la guerra, ndr). Nella seconda metà dell’anno la crescita ha rallentato in modo sostanziale. La capacità produttiva si sta avvicinando ai suoi limiti, quindi aumentare la produzione sta diventando più difficile”. Non è finita. Le cose si stanno mettendo male anche sul fronte del debito, aumentato di 3.446 miliardi di rubli nel 2024, ovvero del 13,5%, arrivando a 29.041 miliardi di rubli (14,5% del Pil).

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