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La recente visita di Stato del presidente nigeriano Bola Tinubu a Parigi, accolto dal presidente francese Emmanuel Macron, segna un momento importanti nelle relazioni tra Nigeria e Francia. È la prima visita ufficiale di un leader nigeriano in Francia da oltre vent’anni e si inserisce nel tentativo francese di rafforzare i rapporti con l’Africa non francofona, dopo l’espulsione dalle sue ex colonie del Sahel governate da giunte militari, come Mali e Niger.

Per Tinubu, presidente impopolare alle prese con una grave crisi economica e una valuta in caduta libera, la firma di un accordo sui minerali strategici con la Francia rappresenta un’ancora di salvezza per attrarre investimenti stranieri. Tuttavia, questo gesto ha scatenato una dura reazione in patria, dove molti considerano Parigi un partner inaffidabile, incapace di offrire accordi equi ai paesi africani. Un’opinione ben riassunta dalle parole dell’analista politico Ahmed Buhari, che ha dichiarato a Voice of America “Stiamo collaborando con la Francia, responsabile di paesi come Ciad, Niger, Mali e Burkina Faso, dove non abbiamo visto sviluppi significativi negli ultimi 100 anni”.

Le critiche sono state così accese da costringere il consigliere speciale di Tinubu, Sunday Dare, a intervenire per smentire le accuse: “I francesi non stanno prendendo il controllo. In nessun punto del documento si suggerisce che la Nigeria abbia ceduto i diritti minerari o compromesso i suoi interessi economici e di sicurezza”.

Un patto controverso e i rischi politici per Tinubu

L’accordo, che prevede un investimento di 300 milioni di euro per infrastrutture e agricoltura, è stato accompagnato dalla firma di accordi bancari che permetteranno a istituti nigeriani come Zenith e United Bank for Africa di operare nella capitale francese. Ma la percezione pubblica rimane critica: per molti nigeriani, la collaborazione con Parigi è vista come una scelta controproducente per Tinubu, il cui futuro politico appare sempre più incerto in vista delle elezioni presidenziali del 2027.

Particolarmente delicata è la situazione nel nord della Nigeria, dove si concentra il potere elettorale decisivo e dove le affinità culturali e politiche con il vicino Niger rendono la collaborazione con la Francia ancora più impopolare. La partnership con Macron rischia di alienare ulteriormente una base elettorale già scettica, compromettendo le possibilità di rielezione di Tinubu.

Una Francia in cerca di nuove sponde

La mossa di Macron si inserisce in una strategia più ampia di espansione verso le economie non francofone del continente, come Sudafrica, Etiopia e Kenya. Negli ultimi anni, la Francia ha cercato di costruire relazioni con i principali attori africani al di fuori della tradizionale sfera d’influenza, con visite storiche e accordi di cooperazione.

Ma la Francia si trova in un momento critico. La decisione di Ciad e Senegal di terminare gli accordi di cooperazione militare con Parigi riflette una crescente disillusione nei confronti della presenza francese, percepita come una forma di neo-colonialismo economico e militare. Nel frattempo, potenze come la Cina guadagnano terreno come partner commerciali preferiti, senza la presenza militare che spesso accompagna gli accordi francesi.

L’incontro conferma che l’interessamento per l’Africa è uno degli elementi caratterizzanti dell’attuale fase delle relazioni internazionali. I tentativi sono vasti, e vanno da iniziative di business paritarie come quelle proposte dal Piano Mattei alle mosse per recuperare immagine, dunque influenza, di Macron.

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