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Negli ultimi anni la Stazione Centrale di Milano e le aree urbane ad essa limitrofe sono state caratterizzate dalla numerosa presenza di cittadini, italiani e stranieri, dediti a varie forme di microcriminalità, quali la vendita abusiva di prodotti di ogni genere (specialmente con marchi contraffatti e di dubbia provenienza), borseggi, scippi e spaccio di sostanze stupefacenti.

La zona è diventata anche, in modo crescente, polo di attrazione anche per persone senza fissa dimora, spesso affetti da patologie associate all’abuso di sostanze alcoliche stazionanti negli spazi comuni dello scalo, attratti anche dalla – pur lodevole – abitudine di molte associazioni caritative di distribuire pasti caldi nei pressi della cosiddetta “Galleria delle Carrozze”, che costituisce il principale punto di accesso allo scalo ferroviario da parte dei passeggeri.

A tutto ciò, in forma crescente dall’estate dello scorso anno, si è sommata la presenza costante di numerosissimi profughi, prevalentemente siriani, palestinesi ed eritrei, provenienti dalle aree di sbarco sulle coste italiane a seguito delle note crisi politico/sociali occorse in Medio Oriente o degli scontri etnici presenti nel c.d. Corno d’Africa.

Tali cittadini stranieri, ancorché meritevoli di ottenere asilo e accoglienza, si sottraggono volontariamente alle procedure di accoglienza per spostarsi liberamente nel Paese e hanno assunto l’abitudine di raggiungere la Stazione Centrale per poi sostarvi quotidianamente, poiché essa costituisce un luogo considerato “strategico” per raggiungere i Paesi del Nord Europa, ove confidano di raggiungere parenti o amici già presenti in Europa, di trovare occasioni lavorative e di fruire di avanzati programmi di sostegno, sia grazie ad una rete di solidarietà diffusa nelle comunità straniere residenti, sia – purtroppo – attraverso canali illegali che sono stati, comunque, efficacemente contrastati in questi mesi dalle Forze di polizia, che hanno operato arresti all’esito di attente ed efficaci investigazioni.

Improvvisamente però Milano si svegliò con la stazione, ed in particolare il mezzanino, diventato dormitorio dantesco per centinaia e centinaia di migranti disperati. E qui scatta il valore aggiunto di Milano e delle istituzioni in generale. Sotto l’instancabile coordinamento della Prefettura si ritrovano Comune, Ferrovie dello Stato (Grandi Stazioni ed Rfi), genieri dell’Esercito e forze dell’ordine tutte.

In pochi giorni vengono attivati tre grandi punti di ospitalità in capannoni dismessi delle Ferrovie. In quattro e quattr’otto (altro che reality televisivi) i locali sono stati attrezzati, ristrutturati, integrati di tutti i servizi che un Paese civile può dare.

E come d’incanto la stazione di Milano è tornata pulita, efficiente e protetta. Se a questo si aggiunge un sistema di porte mobili di accesso che delimitano i varchi ai binari, si può dire che l’intero progetto ha fatto registrare un abbattimento di circa il 90% dei reati che normalmente vengono commessi all’interno dell’aria ferroviaria. Né lasciatevi ingannare dai trenta migranti stanziali fuori della Stazione Centrale: sono professionisti dell’ “attesa”che convivono con il buon cuore degli italiani.

Quando la collaborazione delle istituzioni funziona: il caso Milano

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