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C’è un filo conduttore tra la crisi greca e il dibattito sulla gestione dei migranti che prosegue a Bruxelles ed è il bisogno “di dare dei segnali di esistenza in vita del grande progetto europeo”, forse un po’ messo da parte.

A spiegarlo è stato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervenuto oggi a margine del 14esimo Transatlantic Council on Migration, convegno annuale in corso a Roma, al Centro studi americani. Qui, in Italia – una scelta non casuale visto il dibattito europeo che vede il nostro Paese al centro di una riforma continentale dell’immigrazione – il think tank Usa Migration Policy Institute ha raccolto esperti del settore e politici per discutere del tema.

L’APPELLO A BRUXELLES

“La grande speranza dell’Europa – ha spiegato il titolare della Farnesina – non si può fermare a un balletto se la ridistribuzione di 40mila persone debba essere obbligatoria, volontaria, vincolante o consensuale”. È una girandola “di aggettivi che è un po’ triste sia oggi al centro della discussione” continentale.
L’immigrazione continua a essere tuttavia in cima all’agenda dell’Italia, che lavora da tempo per convincere i partner del Vecchio Continente a trovare soluzioni strutturali per i flussi migratori.

I PASSI IN AVANTI

“Penso che le carte ormai siano sul tavolo”, ha proseguito Gentiloni. “Sono state messe lì sin dal vertice europeo che ha deciso che nelle prossime settimane si dovrà dare attuazione a una decisione anche per condividere la redistribuzione di un certo numero di persone con diritto di asilo”. Non sarà facile arrivare a questa intesa, ha sottolineato, ma “l’Italia continuerà a battersi per raggiungerla, non perché questa, come una bacchetta magica, risolva il problema della immigrazione, su cui siamo impegnati e al lavoro su tanti fronti”. Ma, ha incalzato – certamente perché in una fase complicata per l’Europa, condividere questo sforzo sul piano politico e perfino sul piano culturale sarebbe una cosa molto importante per l’Europa. Quindi noi continuiamo a lavorare e sarà attorno a metà luglio che si dovrà dare attuazione pratica a questa decisione per ora solo politica di condividere questo impegno per la ricollocazione di migranti”.

IL REFERENDUM DI ATENE

La gestione dei migranti rappresenta tuttavia non solo un banco di prova politico, ma anche sui valori di un’Europa che in questo momento affronta una crisi gravissima, con la Grecia vicina all’uscita.
“Oggi – ha commentato Gentiloni – la crisi greca è in mano al popolo e al governo greco che in qualche modo ha deciso di decidere e noi rispettiamo questa decisione di decidere. Vedremo se ci saranno sviluppi e novità nelle prossime ore, ma l’atteggiamento migliore da avere se non ci sono novità che cambiano lo scenario è quello di prendere sul serio quello che il governo greco ha deciso e quello che il popolo greco manifesterà domenica” (con il referendum, ndr).

NESSUN RISCHIO CONTAGIO

Certo, rimarca ancora Gentiloni, “l’Europa è sotto pressione anche per questa ragione, ma – rassicura la Farnesina allontanando i timori di un rischio di contagio – non lo è affatto l’Italia, nel senso che certamente il nostro Paese risente come altri Stati di una situazione di instabilità provocata dalla crisi del rapporto con la Grecia, ma non diversamente da come ne risentono tutti gli altri Paesi. Non c’è un particolare rischio per la Penisola”.

Grecia, immigrazione e quote. Cosa pensa Paolo Gentiloni

C'è un filo conduttore tra la crisi greca e il dibattito sulla gestione dei migranti che prosegue a Bruxelles ed è il bisogno "di dare dei segnali di esistenza in vita del grande progetto europeo", forse un po' messo da parte. A spiegarlo è stato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervenuto oggi a margine del 14esimo Transatlantic Council on…

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