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Un presidente del Consiglio che dà delle “bestie” ai suoi oppositori non si era mai visto nella storia della Repubblica italiana e nemmeno in quella del Regno sabaudo pre fascista. Alcuni giorni fa  l giovin signore fiorentino ha toccato il fondo con il solito suo tweet secondo cui: “La maggioranza c’è, resto è contorno”.

Questa è la concezione della democrazia di questo presidente extra parlamentare, mai eletto e catapultato alla guida dell’Italia da colui che avallò il “golpe blanco” del novembre 2011 impedendo agli italiani di esprimere con il voto la loro reale volontà e rendendosi responsabile dell’incarico di ben tre capi del governo, due dei quali nemmeno eletti in Parlamento da una legge elettorale incostituzionale e con l’ultimo dei quali, Matteo Renzi, risultato di una conquista della guida del suo partito con metodi alquanto “disinvolti” e senza regole e garanzie.

Ora, alla vigilia del voto di riforma del Senato e della stessa collegata legge elettorale, siamo al redde rationem di un sistema istituzionale imballato, c’è solo da sperare nell’autorevolezza e capacità di guida responsabile  di un galantuomo come riteniamo sia il Presidente Sergio Mattarella. Con un ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che ha deciso di mutuare il suo partito da Nuovo Centro Destra a Nuovo Centro Deserto, incurante dell’inevitabile frantumazione dell’atomo che le sue scelte determineranno, consegnandosi in toto nelle mani del “Bomba” fiorentino, il trasformismo dei tempi storici depretisiani e giolittiani è roba da chierichetti rispetto a quest’autentico saltimbanco della politica interessato solo a salvaguardare la propria sopravvivenza e di alcuni suoi fedelissimi.

Spiace che l’allievo siciliano di quel gigante politico che, al suo confronto, fu Lillo Mannino, si sia ridotto al ruolo di turiferario del capo del governo, anche se ciò servirà a fare definitiva chiarezza non solo con lui, ma anche con quanti ex DC e popolari intendono sostenere un percorso politico avventuristico e senza speranza. Non mancano altri aspiranti al ruolo di reggicoda del giovin signore  di Rignano sull’Arno in un clima di compravendita degna dei peggiori suk orientali. Pare che ieri anche l’amico Flavio Tosi abbia garantito al premier, se non l’appoggio, nessuna preclusione da parte dei “suoi tre senatori”. Stentiamo a credere che il “leghista democristiano” si sia spinto a tanto rischiando di mettere in discussione alleanze verificate e sicure in sede veneta. Attendiamo anche lui alla verifica sperando che, alla fine, prevalga in tutti la consapevolezza dei rischi enormi che stiamo correndo con l’approvazione di un combinato disposto riforma del senato e famigerata legge dell’Italicum, che finirebbe per assegnare a un partito minoritario il controllo di tutto il potere nel sistema politico italiano.

Lo fece anche il povero Cavazzoni al tempo del PPI di Sturzo e sappiamo tutti come finì. Noi, invece, continuiamo a ritenere che compito di noi indegni eredi del popolarismo sturziano e della DC degasperiana e morotea, sia quello di operare per la ricostruzione dell’area popolare e dei laici cristianamente ispirati, alternativa al socialismo trasformista renziano che nulla ha a che spartire con le altre tradizioni riformiste e socialdemocratiche europee, e alternativa agli estremismi populistici.

Ettore Bonalberti

www.alefpopolaritaliani.eu

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Cosa combina Tosi con Renzi?

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