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Il Winterreise (secondo ed ultimo ciclo di leader di Schubert composto prima di morire (di sifilide) a solo 31 anni – il terzo intitolato Il Canto del Cigno- è un assemblaggio fatto dal suo editore) è giunto all’International Festival and Summer Academy di Siena nell’edizione che ha trionfato un anno fa a Aix en Provence e che da allora è stato visto ed ascoltato a Vienna, Amsterdam, New York, Anversa, San Pietroburgo, Mosca ed altre città europee.

Winterreise (Viaggio d’inverno), su un ciclo di 24 poesia di Wilhem Müller è tradizionalmente un duetto di circa un’ora e mezza (a volte interrotto da un intervallo) tra un pianoforte ed un baritono. Nella edizione che ha debuttato a Aix nel 2014 ed il 16 luglio ha avuto la sua ‘prima’ italiana diventa un trio con un pianista (Markus Interhäuser appena nominato direttore artistico del Festival di Salisburgo), una voce (Matthias Goerne) ed un proiettore (quello che illustra e commenta i leader con le immagini di William Kentridge, uno dei maggiori artisti contemporanei del visivo).

L’evento si presta a numerose analisi. Lascio quelle strettamente tecniche ad un’altra testata, per concentrarmi su due punti: a) il significato politico e strategico all’International Festival and Summer Academy di Siena e b) la valenza di Winterreise.

Da decenni a Siena si tiene un festival di una settimana (era chiamato La Settimana Chigiana) in cui grandi artisti (specialmente cameristica ma anche sinfonica e qualche spettacolo di lirica) presentato lavori, spesso inediti, in coincidenza con i corsi estivi di perfezionamento dell’Accademia Chigiana. Quest’anno, a budget invariato, il festival è esteso: dura da 10 luglio al 31 agosto ed incorpora concerti degli allievi dell’Accademia (tutti selezionati con grande rigore) e dei loro docenti. E’ un messaggio importante alla politica: in un momento in cui fondazioni ed altre istituzioni del settore musicale non hanno ancora certezza sulla allocazione del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo 2015), un territorio che è stato travolto da un vero e proprio terremoto economico e finanziario (la crisi del Monte dei Paschi di Siena) fa leva sulla cultura musicale per rilanciarsi. E lo fa non assemblando artisti comunque in giro per l’Italia in quanto impegnati in numerosi festival estivi, ma portando nel nostro Paese grandi produzioni di livello internazionale. E’ un atto di fede nell’Italia migliore (quella delle arti , della musica) a cui speriamo che il Governo ed il Parlamento prestino attenzione.

I concerti sono affollati (anche quando presentano prime come Carnaval di Salvatore Sciarrino), soprattutto da giovani , non solo corsisti dell’Accademia ma di tutta la Toscana e di altre parti d’Italia. E’ importante la fusione con il visivo, non solo in Winterreise ma anche in altri lavori come Live Sounding-Live Painting di Roberto Fabbriciani e Gabriele Amadori, lo stesso Carnaval di Sciarrino , El Cimarron di Hans Werner Henze e numerosi altri. Una sfide che, speriamo, altri raccolgano.

Veniamo a Winterreise. Franz Schubert sapeva di essere malato; in effetti consegnò la composizione (che venne eseguita postuma) pochi giorni prima di morire di una malattia che da sei anni diventata ogni giorno più grave. Era cresciuto in una famiglia di profonda devozione religiosa e lui stesso ha vasto catalogo di musica di Chiesa. E’ difficile, però, dire se sentendosi ancor molto giovane al termine dell’avventura umana, le fede religiosa gli desse coraggio. Può essere utile il raffronto con gli ultimi cicli di lieder di Gustav Mahler (che a cinquanta anni sapeva di essere condannato da un serio problema cardiaco) e di Richard Strauss (che lo compose a 85 anni chiamandolo ‘gli ultimi quattro lieder’).

Il prima era nato ebreo, ma non era né credente né praticante, a 37 anni aveva inscenato un grandioso battesimo al fine di diventare da ‘cattolico’ direttore dell’Opera di Vienna, ma nell’estremo ‘Canto della Terra’ trova rifugio nella poetica cinese e nella filosofia Zen. Il secondo, cattolico, guarda alla vita trascorsa con gioia quasi lussureggiante. Schubert, invece, sembra restare religioso: dall’inizio sappiamo che il suo è il viaggio di uno ‘straniero’ in un gelido triste inverno, uno ‘straniero’ che ha avuto una fidanzata la cui madre ha progettato un matrimonio, ma che in questo viaggio nella nebbia e nel giacchio invernale incontra unicamente un suonatore di organetto, peraltro già diventato cadavere. Un viaggio in 24 episodi senza illusioni e senza speranza ma anche senza disperazione. Anzi con rassegnazione di andare forse verso un mondo migliore.

Markus Interhäuser, Matthias Goerne e William Kentridge ne offrono un’interpretazione struggente ed appassionata.

Il Winterreise di Schubert all’International Festival and Summer Academy di Siena

Il Winterreise (secondo ed ultimo ciclo di leader di Schubert composto prima di morire (di sifilide) a solo 31 anni - il terzo intitolato Il Canto del Cigno- è un assemblaggio fatto dal suo editore) è giunto all’International Festival and Summer Academy di Siena nell’edizione che ha trionfato un anno fa a Aix en Provence e che da allora è…

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