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Oggi a Venezia. Domani a Verona. Nei prossimi mesi a Pechino con l’attesa visita di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio? Sono le tappe del nuovo rapporto tra Italia e Cina. Dopo il mancato rinnovo del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative (la cosiddetta Via della Seta), i due governi hanno deciso di puntare sul partenariato strategico globale lanciato nel 2004, quando presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, l’attuale leader cinese Xi Jinping era impegnato come governatore Zhejiang e l’Occidente confidava che l’ingresso della Cina nell’Organizzazione mondiale del commercio ne favorisse l’apertura. Un mondo diverso.

Oggi Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, ha accolto così Wang Wentao, ministro del Commercio cinese, a Venezia per celebrare i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo: “Accoglieremo la delegazione cinese in un territorio a forte vocazione industriale ed orientato all’export, che rappresenta al tempo stesso la solidità dei rapporti storici e culturali tra Italia e Cina”. Parole che indicano le priorità del governo italiano nel rapporto bilaterale. Nel successivo intervento all’Università Ca’ Foscari ha auspicato che la Cina rimanga il principale partner commerciale italiano in Asia e suggerito maggiori investimenti cinesi in Italia. Ma non ha mancato di sottolineare al collega l’importanza di riequilibrare la bilancia commerciale. Questo, però, che doveva essere uno degli obiettivi (mancati) del memorandum d’intesa firmato nel 2019 dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte appare però difficile per via dei fenomeni ciclici e strutturali nell’economia globale, come ha spiegato nei mesi scorsi l’economista Lorenzo Codogno a Formiche.net.

Il mondo si troverà presto di fronte a “una nuova rivoluzione industriale” e, perché si facciano trovare pronti all’appuntamento, Paesi come Italia e Cina devono rispondere, sull’esempio di Marco Polo, rafforzando i flussi commerciali, gli scambi tecnologici e i contatti culturali, ha dichiarato Wang. Da Tajani è arrivato un appello alla responsabilità sui conflitti. Guardando alla situazione nel Mar Rosso ha spiegato che “la parola della Cina è importante e può portare al dialogo e alla distensione. Quando si vuole, si può costruire insieme”. Sull’invasione russa dell’Ucraina, che a Pechino definiscono una “crisi” se non più semplicemente una “questione”, ha detto: “La Cina svolge un ruolo fondamentale per convincere la Russia a non continuare l’inaccettabile guerra in Ucraina, e mi auguro che non continui a sostenerla con forniture militari”.

Nel pomeriggio i due ministri hanno co-presieduto la Commissione economica mista Italia-Cina a Verona, dove domani si terrà il business forum bilaterale con focus su quattro settori strategici (agritech; e-commerce; investimenti; farmaceutico e biomedicale).

Italia-Cina, Tajani indica la via per le relazioni post Via della Seta

Roma auspica maggiori investimenti e un (difficile) riequilibrio della bilancia commerciale, ha detto il ministro degli Esteri. Al titolare del Commercio di Pechino ha anche ricordato l’importanza di agire come potenza responsabile nel Mar Rosso e sull’Ucraina

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