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Secondo un report pubblicato dal Gulf International Forum, gli Houthi — il gruppo yemenita che ha destabilizzato le rotte indo-mediterranee di connessione tra Europa e Asia — potrebbero avere un nuovo obiettivo: i cavi sottomarini che garantiscono i collegamenti internet tra i vari continenti. Si tratta di una minaccia in evoluzione che potrebbe seriamente interrompere le comunicazioni globali, dopo che l’organizzazione — agendo attraverso armi fornite dall’Iran — ha già complicato il flusso della geoeconomia globale.

Il Mar Rosso ospita una rete di cavi di comunicazione sottomarini vitali che collegano l’Europa, l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia. Trasportano transazioni finanziarie, chiamate telefoniche, email, i servizi di streaming e dati di vario genere di livello globale, rendendo la regione il luogo dove il World Wide Web diventa più vulnerabile.

La rete di cavi di comunicazione sottomarini potrebbe essere un obiettivo ideale per il prossimo attacco Houthi, sebbene non è chiaro se gli yemeniti abbiano al momento acquisito capacità operative adeguate. Nei giorni scorsi, anche i canali Telegram di Hezbollah e altre milizie sciite collegate all’Iran hanno ipotizzato questi generi di attacchi — considerati come operazioni della Resistenza contro l’invasione israeliana della Striscia di Gaza. Sempre nei giorni scorsi, una nave da intelligence iraniana — la Behshad — era nella zona di Bab el Mandeb, il chokepoint che segna il corridoio dì collegamento con Suez.

Lo scorso dicembre, il canale Telegram della milizia Houthi aveva pubblicato una mappa delle reti via cavo per le comunicazioni marine nel Mar Mediterraneo, nel Mar Rosso, nel Mar Arabico e nel Golfo Perico, e l’ha accompagnata con la frase: “Ci sono mappe di cavi internazionali che collegano tutte le regioni del mondo attraverso il mare. Sembra che lo Yemen sia in una posizione strategica, poiché le linee Internet passano vicino ad esso che collegano interi continenti, non solo Paesi”. La minaccia è reale e si somma alla crisi in corso — in cui, nel giro di tre settimane, l’Italia invierà assetti navali, e forse anche aerei, nell’ambito della missione europea “Aspides”.

“Questo sviluppo è pericoloso, rapprsentando gli Houthi su livelli di rischio molto più elevati, aggiungendo obiettivi di maggior valore e dolore per gli interessi internazionali”, spiega Maged Almadhaji, presidente del Sanaa Center For Strategic Studies. “Questo potrebbe mettere gli Stati sotto ulteriore pressione, spingendoli a cambiare la loro risposta da reazioni tattiche limitate a una posizione strategica più ampia nel gestire i rischi degli Houthi, come una campagna militare più estesa o la formazione di un’alleanza con parti yemenite per allontanare gli Houthi dalle coste dello Yemen”, aggiunge in una conversazione con Formiche.net. “In generale, è certo che gli Houthi abbiano ancora molto in mano per ciò che stanno facendo nel Mar Rosso, e non mancano loro l’audacia di oltrepassare le linee rosse e infliggere sempre più danni agli interessi internazionali”.

Per Mohammed Al-Hudhaifi, giornalista yemenita “nulla è escluso o impossibile per gruppi privi di responsabilità”, rendono questo genere di attacchi “una possibilità concreta”. Le milizie Houthi, simili ad altri gruppi affiliati all’Iran, non sono vincolate dalle leggi, trattati o convenzioni internazionali, spiega, e per questo “espongono gli interessi dello Yemen e dei suoi abitanti al pericolo, così come gli interessi regionali e globali, prendendo di mira la navigazione internazionale e le navi nel Mar Rosso con pretesti illogici e inefficaci. Con gli stessi pretesti, non è escluso che mirino ai cavi sottomarini vitali nel Mar Rosso”.

Per Al-Hudhaifi, è però “altamente improbabile che l’Iran accetti o permetta ciò al momento, e gli Houthi non intraprenderanno un’azione del genere senza l’approvazione e la supervisione dell’Iran, che coordina queste gruppi e milizie, sia nello Yemen che in Iraq, Siria o Libano”.

La minaccia sopra e sotto la superficie di quel tratto marittimo strategico dimostra che quella regione è eccessivamente sovraccaricata, fragile e diventano necessari progetti alternativi e differenziazioni. Tra questi, il principale piano di diversificazione delle rotte è l’India-Europe-Middle East Corridor, noto con l’acronimo Imec: un corridoio che dovrebbe collegare l’area indo-mediterranea sfruttando lineamenti marittimi dal subcontinente indiano fino alla penisola araba, per poi tagliarla e aprirsi nel Mediterraneo tramite i porti israeliani. Il progetto, lanciato al G20 è attualmente alterato dalle dinamiche della guerra a Gaza, che rendono la normalizzazione israelo-saudita più complicata – ma è tutt’altro che morto.

Così la minaccia Houthi diventa sottomarina. Occhio ai cavi internet nel Mar Rosso

Di Massimiliano Boccolini ed Emanuele Rossi

La destabilizzazione delle rotte marittime dell’Indo Mediterraneo potrebbe toccare anche i cavi sottomarini che scorrono sui fondali del Mar Rosso. Gli Houthi portano così la minaccia sotto la superficie, anche se non è chiaro se abbiano reali capacità di agire

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