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La cybersicurezza, un tema ormai “prioritario”, richiede di fare “gioco di squadra” e agire come “sistema”. Lo ha dichiarato Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, intervenendo alla “Conferenza nazionale per la creazione di un ecosistema di cyber capacity building” (che è una delle quattro misure di prevenzione dei conflitti cyber previsti dalle Nazioni Unite) alla Farnesina. Presenti anche Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, e Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.

Le parole del ministro Tajani

Il contesto attuale impone di mettere da parte “gli egoismi tra le varie burocrazie” per affrontare “i rischi e le minacce legate ad attività ostili condotte da attori statuali e non soltanto, che sono sempre più frequenti e che mettono a rischio le infrastrutture critiche e i sistemi informatici delle istituzioni e delle imprese”. “Di fronte alle crescenti minacce alla nostra sicurezza in ambito cibernetico, il governo è fortemente impegnato in un’azione volta a rafforzare la sinergia tra enti pubblici e privati, mondo accademico e centri-studio”, ha commentato il ministro Tajani, che ha evidenziato come l’obiettivo principale sia favorire una maggiore proiezione internazionale dell’Italia in un settore di rilevanza strategica, in attuazione della Strategia nazionale di cybersicurezza.

Il ruolo del Piano Mattei

“Lo sviluppo di capacità nel settore della sicurezza informatica è divenuto un aspetto essenziale delle prerogative di uno Stato, al pari della sua forza militare ed economica”, ha dichiarato il ministro PIantedosi. “Garantire l’inviolabilità delle infrastrutture informatiche non aumenta soltanto il livello di sicurezza di un Paese, ma favorisce anche la fiducia, l’innovazione e la crescita economica”, ha sottolineato ancora. Il titolare del Viminale ha poi osservato che investire in iniziative di capacity building nel settore della cybersecurity si inserisce “in un modo coerente con il rinnovato approccio ispirato proprio dal Piano Mattei e dal Processo di Roma che vede nello sviluppo del continente africano un elemento decisivo per prevenire i flussi migratori irregolari e non solo”. L’Italia “è in una posizione ideale per supportare questi Paesi nella costruzione di una solida infrastruttura di sicurezza informatica, contribuendo a rendere il continente africano non solo più sicuro, ma anche più prospero e resiliente alle sfide future”, ha aggiunto.

Lo sforzo pubblico-privato che serve

“Le politiche di cybersicurezza sono diventate prioritarie in un periodo di crescenti attacchi informatici e la partnership pubblico-privato è importante, le istituzioni da sole non possono farcela”, ha spiegato il direttore Frattasi. L’incontro odierno, ha aggiunto, “è il primo di una serie di incontri e le iniziative di cyber capacity building verso Paesi terzi assumono particolare rilievo in questo momento”. Sono un’occasione, ha proseguito, “per promuovere prodotti e servizi di imprese nazionali e non dobbiamo presentarci in ordine sparso. Siamo tutti chiamati a uno sforzo congiunto, la coesione di azione è indispensabile per la credibilità del sistema Paese che deve presentarsi unito”, ha concluso.

Gli altri interventi

Dopo la sessione istituzionale, la conferenza si è sviluppata nel corso della mattinata con interventi dei rappresentanti delle principali istituzioni coinvolte, aziende ed enti accademici attivi nel campo della cybersicurezza, con l’obiettivo di dar vita a un ecosistema capace di operare a livello internazionale, in un’ottica di promozione del saper fare italiano, di approfondimento di priorità operative e geografiche, di sviluppo di partenariati pubblico-privato, conferendo operatività alla proiezione del sistema cyber italiano ed europeo. Presente anche Luca Tagliaretti, che a ottobre stato nominato primo direttore esecutivo del Centro europeo di competenza sulla cybersicurezza.

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