Skip to main content

Non c’è soluzione specificamente italiana ai problemi che in qualche modo riguardano l’Unione europea e gli altri Stati-membri e i loro cittadini. Chiamarsi fuori significa per l’Italia non soltanto dovere provvedere da sé, ma rendere più difficile, quasi impossibile prendere decisioni che per funzionare richiedono accordi e concordia europea. Due esempi sono sufficienti: l’immigrazione e la revisione del Patto di Stabilità e Crescita, ma all’orizzonte si staglia l’adesione di nuovi stati a completamento geografico (e politico) dell’Unione Europea. Questa mia premessa è indispensabile per capire quanto alta è e possa diventare la posta in gioco dell’elezione del Parlamento europeo il 9 giugno 2024.

Anche se è giusto rammaricarsene, è inevitabile, comunque, impossibile da proibire, che i dirigenti dei partiti italiani pensino a sfruttare l’esito delle elezioni europee per rafforzare le loro posizioni in Italia. Assisteremo sicuramente ad un consistente travaso di voti e seggi dalla Lega, più che dimezzata, a Fratelli d’Italia che quadruplicherà i suoi voti e i suoi seggi. Lungi da me affermare che questo esito fortemente positivo per quei Fratelli servirà a poco o nulla se non incidesse sulla formazione della prossima maggioranza nel Parlamento europeo. Certo, dirigenti e eletti del Partito dei Conservatori e Riformisti, di cui Giorgia Meloni è presidente, non saranno davvero soddisfatti se mancheranno l’obiettivo di sostituire i Democratici e Socialisti dando vita ad una nuova maggioranza con Liberali, Verdi e Popolari. Poiché in democrazia, e l’Unione europea è il più grande spazio di libertà, di diritti, di democrazia mai esistito al mondo, i voti contano, anche la, al momento probabile, prosecuzione della maggioranza attuale sarà consapevole della necessità di tenere conto della nuova distribuzione di seggi. Ma i seggi senza idee e proposte non fanno cambiare le politiche, forse neppure le cariche come, per esempio, quella della presidenza della Commissione.

Spetterà alla campagna elettorale andare oltre i temi nazionali e la conta nazionale, pur, gioco di parole, tenendone conto. Finora non si è visto praticamente nulla di concreto, nulla di nuovo, nulla di affascinante. Peggio. La discussione sulle candidature a capolista e in quante circoscrizioni di Giorgia Meloni e di Elly Schlein (e giù per li rami delle altre liste con la lodevole eccezione di Giuseppe Conte che si è chiamato fuori) segnala la persistenza di una fattispecie di malcostume, politico e etico. C’è incompatibilità fra la carica di europarlamentare e quella di parlamentare nazionale. Dunque, poiché, naturalmente, né Schlein né, meno che mai, Meloni rinuncerebbero alla carica nazionale, è troppo poco denunciare che la loro presenza come capolista è uno “specchietto per le allodole”. Si tratta di un vero e proprio inganno a danno degli elettori, inganno che tutti i commentatori/trici e tutti i media dovrebbero, non assecondare con toto nomi e probabili desistenze a favore di fedelissimi/e, ma denunciare ad alta voce misfatti e misfattiste.

Poiché le decisioni europee nel prossimo Parlamento si annunciano molto importanti, la composizione delle liste dovrebbe rispecchiare competenze e esperienze, non solo affidabilità personale e politica che, pure, è giusto che contino. La presenza di europarlamentari capaci è da considerarsi ancor più necessaria e significativa se la maggioranza sarà risicata. Talvolta, una argomentazione convincente riesce a spostare voti, a diventare vincente. Immigrazione, Patto di Stabilità e Crescita, nuove e numerose adesioni, sicurezza e pace sono le sfide che, se troveranno soluzioni condivise tra il 2024 e il 2029, promettono di cambiare per il meglio l’Unione europea e la vita dei cittadini/e europei/e con effetti positivi anche sulla costruzione di un nuovo ordine internazionale.

 

Quel che dobbiamo fare per l’Europa, ovvero per noi. Il commento di Pasquino

Immigrazione, Patto di Stabilità e Crescita, nuove e numerose adesioni, sicurezza e pace sono le sfide che, se troveranno soluzioni condivise tra il 2024 e il 2029, promettono di cambiare per il meglio l’Unione europea e la vita dei cittadini/e europei/e con effetti positivi anche sulla costruzione di un nuovo ordine internazionale. La riflessione di Gianfranco Pasquino, europeo nato a Torino, professore emerito di Scienza politica nell’Università di Bologna e Accademico dei Lincei

Tutte le evidenze dietro la triste verità di Giorgetti sul debito pubblico

Giorgetti ha ragione: da molti anni nessun governo ha dedicato l’attenzione sufficiente a ridurre il debito, ma puntualmente ad incrementarlo in barba ai patti di stabilità e al buon senso. Chissà se il 2024 riserverà delle sorprese nelle collaborazioni e alleanze in Italia capaci di farci riconquistare lo status di Paese co-leader in Europa e nelle alleanze occidentali. La riflessione di Raffaele Bonanni

L'Europa come punto d'incontro tra gli assi. La visione di Gressani

“Viviamo in un interregno. Un ordine si è dislocato e assistiamo a una ricomposizione confusa, violenta e disorganizzata su scala planetaria”. Conversazione con il direttore del Grand Continent che vede l’Europa come un sistema in mezzo ai sistemi, e ne sottolinea l’importanza geopolitica come “punto d’incontro”, non solo tra Est e Ovest, ma anche tra Nord e Sud

La visione di nazione di Meloni e gli equilibri futuri del mondo. Le pagelle di Mauro

Meloni “si trova ad uno snodo cruciale, ma ha tutte le carte in regola per fare bene”. Il cuore delle vicende internazionali? “Gli equilibri disegnati a Yalta non ci sono più, perché nel 1989 è imploso il sistema sovietico e sono comparsi attori nuovi che nel ’45 semplicemente non c’erano”. E ora la sfida è nuovamente aperta. Conversazione con l’esponente popolare, già ministro della Difesa e vicepresidente del Parlamento europeo, Mario Mauro

Cina 2024, cosa aspettarsi nell'anno del Drago di Xi

Di Lorenzo Piccioli e Emanuele Rossi

La leadership di Xi Jinping sarà ancora solida, anche se i repulisti e le prove di forza fanno pensare a difficoltà interne. L’economia non corre, le tensioni internazionali restano, la competizione con gli Usa non si fermerà. Previsioni per l’anno del Drago

Perché Hezbollah alza la tensione con Israele (e con l’Italia)?

I miliziani libanesi sanno che nella fase delle operazioni che seguirà l’invasione della Striscia, ci saranno anche loro al centro dei mirini israeliani. Per questo sfogano tensioni e minacce

Meno Russia, più Turchia. Così si struttura la politica di Difesa del Kazakistan

Il Paese dell’Asia centrale sta incrementando costantemente il livello della sua cooperazione militare con Ankara, dai droni alle navi. Mentre stringe accordi anche a Est. Il tutto per sganciarsi definitivamente da Mosca

Il Myanmar come via d'accesso all'Oceano Indiano. Ecco la strategia di Pechino

Di Vas Shenoy

All’interno della Belt and Road Initiative, Pechino sta portando avanti lo sviluppo di infrastrutture portuali in Myanmar. Con lo scopo di fornire un accesso al mare alla regione dello Yunnan, di aggirare il “cappio” dello Stretto di Malacca e di offrire una base alle forze della Pla. Ma quest’operazione non è passata inosservata

2024, l'anno della consacrazione. Ecco le sfide che attendono l'AI

Le aziende hanno capito che slegarsi dall’intelligenza artificiale è impossibile e molte sono pronte a investirci di più. Ma molti sono i passi ancora da compiere, a iniziare dalle questioni relative alla cybersicurezza e alla sostenibilità, fino a una regolamentazione che possa far emergere solo i suoi effetti benefici

Così il clima impatta sulla sicurezza nazionale

Il legame tra cambiamento climatico e sicurezza globale è sempre più evidente. Se ne è discusso anche alla Cop28 e diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, stanno portando avanti iniziative per rendere le proprie infrastrutture nazionali e di difesa più resilienti e pronte a rispondere a tali crescenti minacce

×

Iscriviti alla newsletter