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Martedì, per la prima volta nella storia, due caccia nipponici hanno intercettato un WZ-7, velivolo senza pilota cinese utilizzato per la raccolta di informazioni di intelligence ad alta quota, mentre sorvolava il Mar del Giappone. La vicenda segna, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, il livello delle tensioni in corso nell’Indo Pacifico, dove certi episodi sono anche frutto di dinamiche che si snodano sul piano delle relazioni internazionali.

Nelle prossime settimane per esempio, i leader di Giappone e Filippine saranno ospiti di un incontro a tre di massimo livello alla Casa Bianca, mentre Joe Biden e Kishida Fumio dovrebbero siglare i maggiori accordi in materia di difesa da 65 anni di partnership a oggi. Inutile dire che queste sono dinamiche che si snodano con l’ascesa della Cina che fa sfondo, scenografia, motore.

”Dopo aver superato le spese militari giapponesi ormai un quarto di secolo fa, oggi Pechino spende ben cinque volte più di quanto faccia Tokyo. E il divario, malgrado il graduale riarmo giapponese, è comunque destinato a crescere”, spiega l’Ispi, che interpreta il nuovo accordo nippo-americano come “solo l’ultima delle novità per un Giappone che da ormai alcuni anni ha deciso di aumentare in misura significativa le proprie spese militari, passando da 50 a 75 miliardi di dollari l’anno entro il 2027”.

“Il Giappone si trova in un punto di svolta storico”, rimarca in un’altra analisi il Csis, che esamina le priorità di difesa di Tokyo e le implicazioni per l’alleanza con Washington evidenziando l’impegno del governo giapponese a riforme senza precedenti nella difesa e nella sicurezza. “Il Giappone sta facendo passi da gigante sotto Kishida”, valuta l’Iiss analizzando la nuova Strategia di sicurezza nazionale che il governo del leader conservatore ha plasmato sulla scia del predecessore Abe Shinzo.

Le scelte di Tokyo riflettono un cambiamento significativo nel pensiero nipponico riguardo alla sua postura di difesa e sicurezza, superando la concettualizzazione filosofica dell’autodifesa (frutto della fase post-bellica) e favorendo un maggiore attivismo all’interno dell’alleanza con gli Usa come mezzo per potenziare le capacità complessive di deterrenza dell’alleanza. Cambiamento connesso anche all’accelerare della crescita cinese, che ha coinciso con un chiaro atteggiamento geopolitico pro-attivo di Pechino, che ha prodotto la necessità di risposta non solo in Giappone, ma anche in Corea del Sud, Filippine, Vietnam o India.

“L’alleanza con il Giappone è più importante che mai per gli interessi di entrambi i Paesi”, evidenzia il Cfr, valutando che per anni questa alleanza è stata “la pietra angolare” della strategia americana in Asia e ora — anche alla luce della crescente dimensione della competizione con la Cina e alla minaccia nordcoreana — è del tutto logico che vada incontro ad “aggiustamenti storici” che riguardano anche la cooperazione militare. Aspetto che tra l’altro è già piuttosto approfondito, visto che il comando americano dell’Indo Pacifico ha diversi punti stanza aerei, navali e terrestri nell’Arcipelago, ed esercitazioni congiunte — per sviluppare maggiore integrazione — sono ormai routine da anni.

Se è vero che la cooperazione nippo-americana si applica a un quadro articolato che va dalla sicurezza regionale alla deterrenza anti-cinese, allora è vero che in largo gli effetti possono allungarsi fino all’Italia. L’intesa tra Roma e Tokyo si sta ulteriormente sviluppando secondo un processo di rafforzamento della partnership politica tra Italia e Giappone sancita dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Kishida a gennaio scorso, quando si è trovata l’intesa per elevare i rapporti bilaterali a partenariato strategico. Il sistema della Difesa italiano è perfettamente integrato con quello americano e sta ampliando l’ottica anche verso l’Indo Pacifico, come raccontano varie attività tra quella di Nave Cavour, la portaerei che salperà verso Oriente col suo gruppo da battaglia per partecipare tra le varie cose a esercitazioni congiunte con la marina giapponese — come annunciato durante il viaggio di febbraio con cui Meloni ha preso il testimone del G7 da Kishida.

C’è poi un altro incrocio nippo-italiano che riguarda la difesa a livello industriale, la Nato e gli Usa: il Gcap, programma che tramite un’intesa Londra, Roma, Tokyo produrrà un caccia di sesta generazione che sarà un sistema d’arma iper tecnologico. Proprio il Gcap è stato nei giorni scorsi oggetto di un attacco mediatico cinese al Giappone. Pechino ingaggia lo sviluppo militare di Tokyo in modo olistico, dai droni sul Mar del Giappone alle campagne di disinformazione.

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