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Nelle ultime settimane sembra essere in corso un processo di riavvicinamento tra Teheran e Baku, all’interno di una situazione diplomatica alquanto complessa. All’inizio di marzo 2024 i rappresentanti dei ministeri degli Esteri dei due Paesi si sono incontrati per lavorare sulla riapertura dell’ambasciata azera a Teheran, che era stata chiusa nel gennaio del 2023 in seguito all’irruzione di un uomo armato che aveva ucciso un membro del personale della sicurezza, ferendone altri due. Dopo questi sviluppi i rapporti, già difficili, tra i due Stati avevano raggiunto il loro nadir. L’incontro in questione sembra aver portato a un cambio di rotta, ponendo le basi per diverse nuove iniziative congiunte tra i due Paesi, dopo che i rapporti bilaterali avevano quasi cessato di esistere. Il 15 marzo il ministro dell’Energia iraniano Ali-Akbar Mehrabian ha annunciato che le due parti coopereranno per la costruzione di una diga sul fiume Aras, che funge da confine naturale tra i due Paesi. Pochi giorni dopo l’ambasciatore iraniano in Azerbaigian Seyed Abbas Mousavi ha dichiarato che entrambi i governi sono intenzionati ad aprire un “nuovo capitolo” nelle relazioni bilaterali sulla base del “background storico” condiviso.

Il contesto ideale per promuovere lo sviluppo del “Corridoio Aras”, una via di transito che collega l’Azerbaigian occidentale con la regione di Nankchivan, separata dall’Heartland azero da una striscia di terra sotto controllo dell’Armenia, passando attraverso le province settentrionali dell’Iran. Un progetto che si pone in diretta contrapposizione con il “Corridoio Zangezur”, concepito alla fine del conflitto in Nagorno Karabakh del settembre del 2020, che dovrebbe transitare attraverso il territorio armeno, e che vede tra i propri sponsor principali la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan. La rivalità tra Iran e Turchia è cosa nota, così come lo è lo stretto legame (basato su fattori politici, economici ed etnici) tra e quest’ultima e l’Azerbaigian. E Teheran non si lascerebbe certo sfuggire l’occasione di limare l’influenza di Ankara nella regione caucasica.

Inoltre, l’assunzione di un ruolo più centrale dell’Iran nello sviluppo infrastrutturale della regione ha un significato che va oltre gli equilibri di potenza regionali. In seguito al conflitto in Ucraina, il Paese persiano ha infatti fortemente potenziato i suoi cambi commerciali con la Federazione Russa, soprattutto nel settore degli armamenti (da mesi oramai le loitering munitions Shahed giocano un ruolo fondamentale nello sforzo bellico di Mosca, al punto che diversi impianti di produzione sono stati aperti sia in territorio russo che nei Paesi post-sovietici per questioni logistiche). Teheran ha tutti gli interessi nello sviluppare i collegamenti terrestri con la Federazione Russa come via alternativa a quella marittima che attraversa il Mar Caspio (da dove dovrebbe transitare anche il cosiddetto International North–South Transport Corridor, un corridoio logistico multimodale che collegherebbe l’India alla Russia, toccando anche l’Iran).

Da parte sua, Baku è fortemente incline a sviluppare un rapporto solido con l’Iran, tra i negoziati di pace in corso con l’Armenia e un periodo difficile nelle relazioni con alcuni Paesi occidentali a causa delle conseguenze dell’operazione militare azera dello scorso settembre. Baku ha anche sostenuto la possibile riattivazione del formato negoziale “3+3” (che coinvolge le repubbliche post-sovietiche di Armenia, Azerbaigian e Georgia, più Iran, Russia e Turchia) nel Caucaso meridionale, formato in cui Teheran svolge un ruolo centrale.

Tuttavia, queste dinamiche di riavvicinamento tra Baku e Teheran vanno inserite in un contesto più ampio. Sebbene entrambi abbiano dei forti interessi a sviluppare la loro cooperazione, il percorso è irto di ostacoli. A partire dalla vicinanza dell’Iran all’Armenia, la quale non vede certamente di buon occhio il nuovo corso che il suo alleato sembra aver intrapreso; per questo motivo, è probabile che parallelamente alla costruzione di una cooperazione bilaterale con l’Azerbaigian, l’Iran espanderà le sue relazioni con l’Armenia nel commercio, nelle infrastrutture, nella difesa e nella sicurezza. Viceversa, l’Azerbaigian ha una forte relazione commerciale con Israele, da cui negli anni passati proveniva quasi il 70% delle importazioni militari, e che continua a essere un partner importante. Una vicinanza che il regime degli Ayatollah non può certo apprezzare. Inoltre, tra Azerbaigian e Iran permangono alcuni contenziosi legati alle minoranze sciite in territorio azero, che Teheran vorrebbe sfruttare come strumento di espansione della propria influenza nella regione, e della popolazione di etnia azera che invece abita nei territori iraniani più prossimi al confine.

Difficile dunque prevedere quali saranno le effettive possibilità del nuovo rapporto che si sta venendo a creare tra Baku e Teheran. Quel che è certo è che, per svilupparsi al massimo, i due Paesi dovranno evitare le numerose aree di contrapposizione, puntando invece su tematiche dove gli spazi di manovra sono più larghi.

Baku e Teheran cercano contatti pragmatici. Ecco come

Dopo una forte crisi nelle relazioni, i due Paesi lanciano una serie di iniziative congiunte, che vedono nei rispettivi interessi nazionali il loro motore. In un complesso contesto sia sul piano regionale che su quello bilaterale

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