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Un altro alleato americano di peso, Israele, entra nella banca di sviluppo sponsorizzata dalla Cina, l’Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), rivale della Banca mondiale e degli istituti finanziari controllati dall’Occidente. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in veste di ministro delle Finanze, ha firmato la lettera con cui ha chiesto l’ingresso nell’Aiib come membro fondatore. Non è la fine della lunga amicizia tra Israele e Stati Uniti ma un nuovo colpo ai rapporti tra i due Paesi già inaspritisi su alcune questioni-chiave come quella iraniana.

OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE ISRAELIANE

L’iter per l’ingresso nell’Aiib è stato guidato dal ministero degli Affari Esteri israeliano che riconosce “l’importanza di un’alleanza con le maggiori organizzazioni asiatiche”, si legge nella nota ufficiale. Essere membro dell’Aiib significa per Israele dare alle sue aziende nuove opportunità di essere integrate in diversi progetti infrastrutturali in Asia, che la banca di sviluppo avviata dalla Cina finanzierà.

“La nuova Asian Infrastructure Investment Bank è stata creata per iniziativa per presidente cinese Xi Jinping a ottobre 2014. La nuova banca complementerà la Banca mondiale e l’Asian Development Bank. La banca intende investire un totale di 100 miliardi di dollari in progetti per le infrastrutture nei paesi asiatici e metà di tale cifra è stata già messa in bilancio dalla Cina”, si legge nella nota nel ministero degli Esteri.

“Va notato che la creazione della banca è un successo diplomatico della Cina“, continua il comunicato ufficiale. “La Cina inizialmente pensava che avrebbero aderito 35 paesi e già siamo pronti ad arrivare a 50. L’istituzione dell’Aiib è una delle più importanti iniziative di politica estera da parte della Cina e in particolare del presidente Xi Jinping. Nei prossimi mesi il ministro delle Finanze israeliano parteciperà ai negoziati per lo statuto di fondazione della banca”, conclude la nota.

LA RISPOSTA DEGLI USA

Washington ha inizialmente cercato in tutti i modi di convincere i suoi alleati a non entrare nell’Aiib, concorrente della Banca mondiale e dell’Asian Development Bank (Adb) su cui gli Stati Uniti esercitano la loro influenza, e ha puntato il dito contro la banca di sviluppo di Pechino di cui ancora non è noto lo statuto e che potrebbe non seguire le best practice internazionali in fatto di sostenibilità dei prestiti e rispetto dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente nei progetti finanziati.

Ma, nonostante le pressioni americane, tutti i grandi alleati Usa, tranne il Giappone, sono già nell’Aiib: Corea del Sud, Australia, Uk, Germania, Francia, Italia, e ora anche Israele. Washington ha dovuto presto ammorbidire la sua posizione. Secondo il Wall Street Journal l’amministrazione Obama avrebbe proposto che l’Aiib lavori in alleanza con gli istituti sponsorizzati da Washington, come la Banca mondiale. Obama vorrebbe usare le esistenti banche di sviluppo per co-finanziarie con l’Aiib i progetti infrastrutturali. Questo sostegno indiretto garantirebbe la sostenibilità dei progetti e la trasparenza della governance e darebbe l’opportunità alle aziende americane di entrare nelle opere infrastrutturali finanziate dall’Aiib. Il segretario al Tesoro Jack Lew ha ribadito che gli Stati Uniti salutano con favore l’istituzione e l’entrata in attività dell’Aiib purché sia complementare con i gli istituti esistenti e adotti i più alti standard.

Il Fondo monetario internazionale, l’Adb e altri istituti finanziari internazionali si sono già detti aperti a cooperare con la nuova banca promossa dalla Cina.

ET TU BRUTE?

Le aziende israeliano guardano con crescente interesse all’Asia per esportare i loro prodotti e per fare affari. Nel continente asiatico, con tante economie emergenti, è in forte espansione la domanda di tecnologie israeliane. Ma, secondo il sito Sputniknews, che titola significativamente il suo articolo sull’ingresso di Israele nell’Aiib “Et tu Brute?“, il boom dell’economia asiatica non è l’unico ragione che porta Israele verso la Cina: il governo di Netanyahu sta spingendo le aziende nazionali a diversificare i loro mercati di esportazione in risposta a “crescenti tendenze anti-semite in Europa e a possibili future sanzioni commerciali”.

Ma sicuramente il fattore economico ha un peso rilevante e non solo da oggi: Israele e Cina hanno rafforzato la loro cooperazione economica negli ultimi anni e la scorsa settimana hanno presentato a Tel Aviv una task force congiunta sino-israeliana il cui obiettivo è aumentare ulteriormente la collaborazione tra i due paesi.

LA TASK FORCE TRA ISRAELE E CINA

Il commercio israeliano con la Cina (importazioni ed esportazioni) ha raggiunto nel 2014 un valore di circa 8,52 miliardi di dollari, con un aumento del 4% rispetto al 2013, secondo i dati dell’Israel Export Institute (che non includono i diamanti). L’export vale circa 2,57 miliardi di dollari, come nel 2013, mentre le importazioni sono cresciute del 5%. Israele vuole però far crescere la sua esportazione verso la Cina, quarto maggior mercato mondiale per l’export israeliano, e il principale in Asia, e uno degli obiettivi della task force è raddoppiare le esportazioni di Israele verso la Cina nei prossimi cinque anni, fino a un valore di circa 5 miliardi di dollari annui.

“Per la prima volta ci sarà un dialogo sulla Cina che unisce il settore economico con quello accademico e governativo per discutere sfide e risultati nell’espansione delle relazioni commerciali bilaterali”, si legge sul sito del ministero Affari Esteri israeliano.

Eugene Kandel, presidente della task force, ha dichiarato che “L’espansione delle relazioni economiche bilaterali avrà ampi effetti macro-economici per Israele. L’enorme aumento degli investimenti cinesi in Israele nel 2014 ha portato – e continuerà a portare nel 2015 – alla creazione di nuove aziende in Israele, alla nascita di nuove industrie e settori nell’economia locale, allo sviluppo di prodotti per il mercato cinese e alla definitiva affermazione di Israele come forza innovativa sui mercati asiatici. Lo sviluppo delle relazioni commerciali e gli investimenti bilaterali contribuiranno alla crescita economica in entrambi i paesi. I legami tra le aziende di Israele e Cina, incoraggiati e sostenuti dai rispettivi governi, sono importanti per Israele ora che l’economia globale nel suo complesso si sposta verso est”.

“Il mercato cinese è strategico per gli esportatori israeliani. Il bisogno della Cina di aggiornare la sua infrastruttura tecnologica rappresenta un’opportunità”, ha ribadito il direttore generale dell’Israel Export Institute, Ramzi Gabbay.

I rapporti tra Cina e Israele hanno ricevuto nuovo slancio da quando il primo ministro Netanyahu ha visitato la Cina a maggio 2013. A maggio 2014, il Ministerial committee on China affairs, presieduto dallo stesso Netanyahu, ha approvato un articolato piano d’azione per espandere le relazioni economiche bilaterali di cui la nuova task force e l’ingresso dell’Aiib appaiono come il naturale completamento.

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