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Dopo il voto del 15 luglio scorso, mercoledì 22 è arrivata la seconda luce verde dal Parlamento greco per approvare le “riforme preliminari” all’inizio del negoziato sul terzo programma di aiuti. Mercoledì la Bce ha alzato nuovamente di 900 mln il tetto dell’ELA, che sale così a 90,4 mld. I negoziati con i creditori internazionali sul nuovo pacchetto sono attesi concludersi entro metà agosto. Il cammino però resta non privo di insidie.

In una nuova seduta notturna durata oltre cinque ore, il Parlamento greco ha approvato a larga maggioranza (230 voti favorevoli, 63 contrari) il secondo disegno di legge contenente le restanti misure concordate con i creditori internazionali non approvate nella seduta della scorsa settimana. Tsipras ha ottenuto nuovamente il sostegno delle opposizioni (la sinistra di Neo Dimokratia, i socialisti di Pasok e i liberali di To Potami). Il numero di parlamentari di Syriza dissenzienti è sceso a 36 da 38 della settimana scorsa, ma rimane elevato (su un totale di 162), e mantiene arduo il cammino del Governo sulla strada verso il terzo programma di aiuti.

Tra le principali misure approvate ci sono le modifiche al codice di procedura civile in materia di giustizia per incentivare gli investimenti esteri e l’adozione della direttiva UE sul risanamento e sulla risoluzione della crisi delle banche. Questa seconda riforma prevede l’introduzione dal 2016 del bail-in (ma solo per i depositi sopra i 100.000 euro, che sono circa il 40% dei depositi complessivi), ma il rischio effettivo che i depositanti siano danneggiati dalla misura è ridotto perché entro allora il processo di ricapitalizzazione delle banche dovrebbe già essere avvenuto. Sono state al momento stralciate le due riforme più controverse (abolizione delle pensioni anticipate e della tassazione agevolata agli agricoltori), la cui approvazione è però necessaria per il completamento dei negoziati (previsto entro metà agosto).

In caso di ritardi, la seconda tranche del prestito ponte pari a 5 miliardi che sarà erogata ai primi del mese prossimo permetterebbe comunque ad Atene di far fronte alla scadenza del 20 agosto verso la BCE di 3,2 miliardi di euro, mentre il successivo rimborso al FMI per 1,5 mld è previsto a settembre. In caso di completamento dei negoziati, verrà erogata la prima tranche di aiuti, che dovrebbe essere pari a 7,3 miliardi. Nello scenario ideale, si potrebbe poi raggiungere un accordo (probabilmente più avanti, nella primavera del 2016, ma solo nel caso in cui il governo abbia dato buona prova di affidabilità) per una nuova ristrutturazione del debito, non attraverso haircut (escluso esplicitamente dalla Germania) ma mediante un (ulteriore) notevole allungamento del periodo di grazia e del piano di ammortamento. Tale passo appare necessario per garantire la partecipazione del FMI al terzo programma.

Nel frattempo, la BCE (per la seconda volta dopo il raggiungimento di un accordo) ha aumentato di 900 milioni il programma ELA a favore delle banche greche, che raggiunge così 90,4 miliardi.

Il terzo programma sarà comunque segnato da nuove difficoltà. Lo scenario più probabile al momento è che Tsipras continui ad appoggiarsi ai partiti di opposizione per far passare le misure più impopolari all’ala radicale di Syriza, in attesa poi di procedere a nuove elezioni in autunno per il rinnovo del mandato, come ha velatamente lasciato intendere la nuova portavoce del Governo.

La fazione radicale, di cui Varoufakis è l’esponente di punta (peraltro, l’ex ministro si è allineato a Tsipras nel voto del 22 luglio, assieme ad altri 4 dissidenti che nella precedente votazione si erano astenuti), probabilmente sta cercando di prendere tempo lasciando che la delegittimazione di Tsipras agli occhi degli elettori di Syriza si compia del tutto, per poi cavalcarne il malcontento alle elezioni.

Ma non è detto che il piano riesca: recenti sondaggi attribuiscono crescente popolarità a Tsipras, dopo che la popolazione ha dovuto sperimentare i pesanti effetti di tre settimane di chiusura delle banche.

Tsipras potrebbe quindi decidere di tagliare con i frondisti e indire nuove elezioni a settembre o ottobre, compattando ulteriormente il partito e lasciando ai più estremisti la scelta o di adeguarsi o di formare un nuovo partito alla ricerca di seggi in parlamento, ma a questo punto con scarse probabilità di ottenerne a sufficienza per impedirgli di governare.

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