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Il D Day di Forza Italia è solo rimandato. Ma martedì 10 marzo sono andate in onda le prove generali. Con un pezzo del partito intenzionato a votare a favore della riforma del Senato. Contro l’ordine di scuderia di Silvio Berlusconi. La fronda era a un passo. Poi, in mattinata, Denis Verdini ha sentito al telefono Berlusconi e si è deciso di non spaccare il partito, almeno formalmente.

I verdiniani, ma anche altri, hanno votato contro, ma con forti distinguo che si sono concretizzati in un documento firmato da 18 deputati. Nel testo si chiede di ritornare allo spirito riformista di Forza Italia, ma anche la testa del capogruppo Renato Brunetta. “Non ce l’abbiamo con la persona, semmai con il metodo. Vogliamo azzerare la carica e poter votare un nuovo capogruppo in estrema libertà”, precisa a Formiche.net Ignazio Abrignani, il “braccio armato” di Verdini a Montecitorio. E si sa come Brunetta gestisce il gruppo: aizzava contro il Nazareno quando il patto era in piena salute, figuriamoci adesso che è rotto e lui ha mano libera.

Verdini non ha mai sopportato l’ostruzionismo brunettiano al dialogo con Renzi. E in una delle tante litigate tra i due Denis arrivò perfino a mettergli le mani addosso (lo prese per il collo). La testa di Brunetta, dunque, suona come il sacrificio necessario per ristabilire il rapporto tra Denis e Berlusconi. Il problema è che l’ex Cavaliere non è assolutamente intenzionato a concederla. Anzi.

Abrignani fino all’ultimo ha spinto per il voto in favore delle riforme, ma poi anche lui si è adeguato: “Abbiamo fatto un grosso errore. Come spieghiamo agli italiani che ora siamo contrari a quelle riforme che fino a ieri abbiamo contribuito a realizzare? Il testo approvato è in buona parte nostro, con modifiche generate dai nostri emendamenti nelle commissioni e in Aula”, spiega il deputato.

Ma allora perché votare contro? “Diciamo che oggi è prevalsa la mozione degli affetti nei confronti di Berlusconi, anche in attesa della sentenza della Cassazione sul processo Ruby. Non volevamo dargli un dispiacere. E poi a Montecitorio i numeri la riforma li aveva, il governo non correva rischi. Ma ora, da qui alla prossima tappa, cioè l’Italicum, molto deve cambiare. Non possiamo continuare a votare contro le nostre stesse riforme”, continua l’ex capo della segreteria politica di Claudio Scajola. Perché “Forza Italia è rinata come partito con Dna altamente riformista e tale deve continuare a essere”. Gli errori, secondo Abrignani, sono stati tanti, da una parte e dall’altra: “Renzi ha sbagliato a far saltare il patto del Nazareno” e anche “Berlusconi a non tentare a tutti costi di ricucire”. Ma “nulla è compromesso, il patto è solo congelato, si può riprendere in qualsiasi momento, altrimenti andiamo verso un vicolo cieco e ci condanniamo alla marginalità”.

E comunque i verdiniani, nel documento, chiedono un maggior coinvolgimento nelle scelte del partito. Specialmente sulle riforme: “Su questo non ci possono essere decisioni calate dall’alto, specie se fino al giorno prima la linea era di segno opposto”, sottolinea il deputato. Insomma, per Verdini e i suoi deve essere ripreso lo spirito riformista che fin qui ha guidato le mosse di Pd e Forza Italia. “Per il bene del Paese”, ovviamente. Ma anche per il bene del partito azzurro. E dalla loro parte c’è la consapevolezza di non essere isolati.

Il consenso alle riforme del Nazareno, infatti, va ben oltre i verdiniani, coinvolgendo altri esponenti del partito. Come Maria Stella Gelmini, ad esempio. O Mara Carfagna. O Gianfranco Rotondi, che ha votato sì. Insomma, i maldipancia per il voto contrario sono tanti e con sfumature diverse. Per questo motivo Abrignani è sicuro che alla fine anche Berlusconi tornerà a Canossa. “Anche perché tornare all’opposizione su tutto non ci farà riguadagnare voti. Faremmo solo l’errore di inseguire ancor di più Salvini…”. Detto questo, la scissione e la possibilità di gruppi autonomi non è mai stata in campo. “L’idea non ci ha mai sfiorato, noi siamo e lottiamo dentro Forza Italia”, precisa Abrignani.

Vedremo, dunque, nelle prossime settimane in che modo il dissenso interno si coniugherà. Se Forza Italia salterà in aria oppure no. Perché questa volta Berlusconi non potrà sottovalutare il fatto che le critiche gli giungono non da un ribelle qualsiasi, ma da colui che negli ultimi 8 anni gli è stato più vicino. Anche per questo motivo Verdini e i suoi si aspettano di essere presi sul serio. “Non siamo una fronda qualunque”, dicono. Poi, se Denis tornerà o meno nelle grazie di Silvio, questo è difficile dirlo. Mentre a qualcuno balena in testa il seguente dubbio: non è che Berlusconi ha usato il fallimento del Nazareno come scusa per liberarsi di una persona che stava diventando ai suoi occhi troppo ingombrante?

Perché va restaurato il Patto del Nazareno. Parla Ignazio Abrignani (Forza Italia)

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