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Numeri, confronti con i concorrenti, esempi, motivi delle dismissioni e una conferma: “Da holding finanziaria dobbiamo tornare a essere società industriale, non possiamo essere una mezza Iri, quei tempi sono finiti”. Non è mancata come la solita schiettezza nelle parole pronunciate ieri dall’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti, nel corso dell’audizione alla Commissione Industria del Senato presieduta da Massimo Mucchetti (Pd), che negli scorsi giorni aveva sollevato alcuni rilievi sulle ultime mosse del gruppo, mentre le scelte di Finmeccanica sono state difese da esponenti governativi. Ecco in sintesi il Moretti-pensiero.

I CONCORRENTI

“Noi affrontiamo i nostri competitor con un fardello di 4,7 miliardi di debito che nessuno ha. Al di là della volontà difendere l’occupazione nel gruppo e i siti produttivi, le condizioni reali sono quelle che sono, se uno è nella situazione della Grecia, non può fare la Germania. Se no, si raccontano favole: noi dovremmo comprare, ma con quali soldi?”.

I PREDECESSORI

Come al solito, stoccate verso i vertici del passato del gruppo partecipato dal Tesoro: “Chi ha cercato di fare i miracoli a Finmeccanica ha distrutto l’azienda”, ha sibilato Moretti. E perché il concetto fosse ancora più chiaro ha aggiunto: “Chi sta nelle condizioni della Grecia non può fare la Germania”.

LE VENDITE

Ma il motivo principale dell’audizione di Moretti era quello di spiegare la vendita ai giapponesi di Hitachi del settore trasporti, ovvero delle società Ansaldo Breda e Ansaldo Sts: “Bisogna sfatare un mito: noi non siamo grandi come altri, col capitale che abbiamo non ci confrontiamo con Airbus o Boeing. Ma con il capitale che abbiamo nemmeno con i nostri concorrenti diretti che sono Thales e Safran”.

GLI OBIETTIVI

La dismissione delle due Ansaldo, secondo Moretti, va in una direzione da tempo stabilita e annunciata ai mercati: Finmeccanica “deve ridurre i settori di attività e concentrarsi su pochi prodotti che vanno realizzati su larga scala”. In sostanza, come aveva già proposto il suo predecessore Alessandro Pansa – ha scritto oggi Repubblica – la soluzione passa da una razionalizzazione: Ansaldo Breda e Ansaldo Sts sono state vendute per ridurre il debito, ma non solo.

IL FERROVIARIO

Ma non solo fare cassa e ridurre. La dismissione di Ansaldo Breda, ha aggiunto l’ex capo delle Ferrovie dello Stato, ha anche un’altra ragione: “Finmeccanica non avrebbe avuto le risorse per far crescere il settore ferroviario alle dimensioni necessarie per stare sul mercato con i suoi concorrenti”. E, in ogni caso, Moretti al ferroviario non crede troppo: “Se avessi 5 miliardi farei acquisizioni in altri settori”.

LO SCENARIO

Moretti ha garantito che in Italia rimarranno i centri di sviluppo delle due Ansaldo (come hanno anche detto negli scorsi giorni i vertici del colosso giapponese Hitachi parlando a Pistoia) e che il mercato apprezza gli sforzi compiuti: “Da quando sono arrivato il titolo è raddoppiato da 5,5 a 11 euro, hanno capito che qualcosa si sta muovendo”. Come il fatto – ha sottolineato – che «nel 2014 arriverà un risultato netto positivo per 700 milioni contro i 73 del 2013”.

LA PROSPETTIVA

Moretti ha anche ribadito il cambio della missione di Finmeccanica che porterà a una nuova governance della società: “Da holding finanziaria dobbiamo tornare a essere società industriale, non possiamo essere una mezza Iri, quei tempi sono finiti”.

Finmeccanica, Moretti spiega la vendita di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts

Numeri, confronti con i concorrenti, esempi, motivi delle dismissioni e una conferma: “Da holding finanziaria dobbiamo tornare a essere società industriale, non possiamo essere una mezza Iri, quei tempi sono finiti”. Non è mancata come la solita schiettezza nelle parole pronunciate ieri dall’amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti, nel corso dell’audizione alla Commissione Industria del Senato presieduta da Massimo Mucchetti…

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