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E’ stata sottoscritta questa mattina, presso la Segreteria di stato, la Convenzione tra la Santa Sede e il governo italiano in materia fiscale. Per la Santa Sede ha firmato mons. Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, per l’Italia il ministero dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

IL PRIMATO ITALIANO

Nel dettaglio, l’Italia è il primo Paese con cui la Santa Sede sottoscrive un accordo che disciplina lo scambio di informazioni. “In linea con il processo in atto verso l’affermazione a livello globale della trasparenza nel campo delle relazioni finanziarie, la Convenzione recepisce il più aggiornato standard internazionale in materia di scambio di informazioni per disciplinare la cooperazione tra le autorità competenti delle due Parti contraenti”, recita il comunicato pubblicato dalla Sala stampa vaticana. Lo scambio di informazioni, si aggiunge, riguarderà i periodi di imposta a partire dal 1° gennaio 2009.

I TERMINI DELL’ACCORDO

La Convenzione, sostanzialmente, è il punto d’approdo del processo di riforme iniziato nel 2010 che ha portato alla creazione di Istituzioni con specifiche competenze in materia economica e finanziaria (prima fra tutte, l’Aif). Riforme che consentono oggi “la piena cooperazione amministrativa anche ai fini fiscali”. Il documento “consentirà il pieno adempimento, con modalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finanziarie nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia”. Gli stessi soggetti, poi, “potranno accedere ad una procedura di regolarizzazione delle stesse attività, con i medesimi effetti stabiliti dalla legge 186 del 2014”.

LA SANTA SEDE COMUNICHERA’ ALL’ITALIA LE INFORMAZIONI RILEVANTI

La Convenzione si compone di un Preambolo e 14 articoli ed entrerà in vigore all’atto della ratifica da parte di Italia e Stato della Città del Vaticano. “La parte forse più rilevante della Convenzione”, ha scritto mons. Gallagher in un articolo apparso sull’Osservatore Romano, “consiste nell’accordo relativo allo scambio di informazioni su richiesta ai fini fiscali, la cui disciplina introduce il complesso articolato della Convenzione. Con tale accordo – prosegue il presule – si stabilisce che la Santa Sede comunicherà allo Stato italiano le informazioni verosimilmente rilevanti per l’amministrazione o l’applicazione del diritto interno relativo alle imposte di qualsiasi natura o denominazione, senza possibilità di opporre in senso contrario alcun vincolo di segretezza in materia finanziaria”.

ADEGUAMENTO ALLO STANDARD INTERNAZIONALE

Mons. Gallagher aggiunge che “le disposizioni appaiono piuttosto ampie in quanto corrispondenti allo standard internazionale più accreditato e recente, quale quello approvato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE) ed adottato dall’Italia anche nei recenti accordi con la Svizzera, il Liechtenstein ed il Principato di Monaco”, e anche questo contenuto “opererà in senso unilaterale, in funzione cioè del solo diritto fiscale italiano, considerato che la Santa Sede (e lo Stato della Città del Vaticano) non hanno motivo di chiedere informazioni in assenza di un sistema tributario che possa giustificare la richiesta”.

AMBITO E LIMITI DELLA RETROATTIVITA’ DELLE DISPOSIZIONI

Sempre sullOsservatore Romano, l’economista Giuseppe Dalla Torre scrive che “dal punto di vista tecnico, la normativa presenta diversi pregi, come quello di salvaguardare e chiarire le prerogative in favore degli enti centrali della Chiesa, di cui all’articolo 11 del Trattato lateranense; o l’altro, di non poco conto, di prevedere esplicitamente l’ambito e i limiti della retroattività delle disposizioni previste dall’accordo”.

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