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Non tutto quello che accade negli Stati Uniti Uniti può essere ribaltato in Europa e gli Usa non sono il paradiso della neutralità della Rete. Sono state quasi tutte d’accordo le personalità intervenute ieri pomeriggio al convegno organizzato alla Camera dei deputati e promosso dall’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica insieme all’Istituto Bruno Leoni, dal titolo “La neutralità della Rete tra regolamentazione e mercato”. Il dibattito ha visto la presenza dei principali operatori e delle Autorità del settore.

USA VS EUROPA

Il 26 febbraio scorso la Federal Communication Commission (Fcc) presieduta da Tom Wheeler ha riclassificato la banda larga come servizio di utility e deciso che gli operatori – fissi e mobili – non possono farsi pagare per dare priorità ai loro servizi, non possono creare una corsia preferenziale sulla rete, né bloccare servizi.

La settimana successiva, sullo stessa tema, in Europa è arrivato il via libera dei 28 al mandato negoziale alla presidenza lettone sul testo che disciplina roaming e net neutrality; testo che sancisce la fine parziale del roaming a metà 2016 e una net neutrality “dolce”, con alcuni margini di manovra per gli operatori: stop alla discriminazione del trattamento del traffico, ma per quei servizi diversi dalla fornitura di accesso a internet e che richiedono uno specifico livello di qualità, via libera alla possibilità di accordi ad hoc, a condizione però che gli operatori garantiscano anche la qualità dei servizi di accesso a internet. Spetterà ai regolatori nazionali, sotto la guida di quelli europei del Berec, assicurare il rispetto delle regole sulla neutralità della rete. Il testo dovrà essere ora negoziato con Parlamento e Commissione Ue.

LA VOCE DEL MERCATO E DEI CONSUMATORI

Lato mercato, la non replicabilità dell’esperienza americana è emersa con molta chiarezza nella sala di Montecitorio che ha ospitato il dibattito sulla net neutrality. A rappresentarlo c’erano Giovanni Amendola, responsabile Telecom per i Rapporti con le Autorità Internazionali, Lisa di Feliciantonio, capo delle relazioni istituzionali di Fastweb, Romano Righetti, vice direttore generale di Wind, e Michelangelo Suigo, Direttore Public Affairs di Vodafone.

A ricondurre la discussione su un altro versante è stato invece Marco Pierani, Responsabile delle Relazioni Istituzionali per il movimento degli utenti Altroconsumo: “La neutralità della rete è un diritto in capo al consumatore a non essere discriminato sul traffico che fa e che riceve su Internet”, ha commentato Pierani.

LE DIFFERENZE CON GLI USA

“Una discussione sul modello americano che trascura che lì vige un sistema di deregolamentazione non può essere fatta in Europa”, ha affermato Amendola, sottolineando inoltre che nel nostro continente il concetto di Neutralità della Rete, da difesa della libertà del consumatore, rischia di assumere connotati molto restrittivi diventando una limitazione per gli utenti, come in alcune misure previste dal Parlamento Europeo.

“Gli Stati Uniti non sono comparabili all’Europa – ha commentato sulla stessa linea Righetti di Wind -. È  differente la concentrazione del mercato, così come sono diversi gli obblighi nei confronti degli operatori”.

“Le regole sancite dalla FCC il 26 febbraio scorso – ha continuato Righetti – , in Italia sono irrilevanti, in quanto esiste già una forte regolazione nei confronti di noi operatori da parte  delle Autorità competenti.

La voce degli operatori è univoca: “Da operatore che fa le reti dico che il sistema funziona. La crescita del traffico non solo è fisiologica ma positiva”, ha detto Di Feliciantonio. Come lo difendiamo? “La legislazione è importante – ha aggiunto il capo delle relazioni istituzionali di Fastweb -, una regolamentazione che consenta un giusto livello di trasparenza. Ma il meccanismo più efficace è sempre la concorrenza. In presenza di un mercato concorrenziale, come in Italia, ben vengano le regolamentazioni. Ma non è il caso del mercato americano”, ha commentato Di Feliciantonio.

CHI VIOLA LA NET NEUTRALITY

“Crediamo nella concorrenza ma nei settori dove ci sono colli di bottiglia la regolamentazione è sempre necessaria per garantire la concorrenza”, ha commentato Marco Fiorentino, presidente dell’Associazione Italiana degli Internet Provider. “Ma ci sono diversi casi  – ha sottolineato Fiorentino – di operatori che in Italia, nonostante l’esistenza di regole ex ante violano la neutralità della rete”. Quindi: “In un sistema in cui le regole ex ante non bastano, vogliamo affidare un tema così fondamentale solo a regole ex post?”, ha detto Fiorentino.

ASIMMETRIE

Al centro del dibattito tra gli operatori è emersa anche l’asimmetria tra gli operatori di telecomunicazione europei e i colossi mondiali che offrono servizi simili.
“Gli operatori sono regolati da una serie di obblighi che i giganti come Skipe o WhatsApp non hanno”, ha dichiarato il vice direttore generale di Wind.
Ma “la guerra tra Telcos e Ott deve essere superata – ha commentato Michelangelo Suigo di Vodafone – Se offrono servizi simili dovrebbero sottostare alle stesse regole”.

IL RUOLO DELLA REGOLAMENTAZIONE

Ma nell’asimmetria tra Telcos e Ott non si può certamente dire “Liberi tutti”, ha spiegato Paolo Coppola, presidente del tavolo permanente per l’innovazione e per l’Agenda digitale. “Non credo accettabili tali disparità di trattamento e credo anche che tali servizi debbano avere dei limiti, anche se tale compito è molto difficile se si considera il fatto che i fornitori non sono nel nostro Paese, così come è difficile il tema della tassazione”, ha detto Coppola.

Il Commissario dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Salvatore Rebecchini, ha affermato di sentirsi rassicurato dal piano europeo sulla neutralità della rete: “Il processo iniziale di un nuovo regolamento parte con il piede giusto”, ha detto Rebecchini ricordando che “non tutto quello che accade negli Usa deve essere ribaltato in Europa”, e sottolineando quanto sia “importante la collaborazione tra le Autorità del settore”.

COSA MANCA NEL DIBATTITO SUL NET NEUTRALITY?

Antonio Nicita, Commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, trova incredibile come nel dibattito sulla Neutralità della rete si sia perso di vista un tassello fondamentale.

“Il dibattito sulla Neutralità della rete ha finito per cogliere solo un aspetto della questione, ovvero si è posto solo il problema dell’accesso, della libertà, della non discriminazione del consumatore a quel mondo, ma non si pone il problema di chi accede al consumatore e di questo ne fa un elemento di vantaggio competitivo”.

Per Nicita non c’è quindi solo il problema dell’accesso del consumatore a qualcosa, ma anche il diritto di cercare di difendere l’accesso a se stesso, quindi anche il problema di chi accede ai consumatori.

Ha spiegato Nicita: “Si è tralasciato il diritto a compartecipare in tutto il profilo di guadagni e di economie che si fanno sul fatto che noi stessi esistiamo su Internet. Una parte della ricchezza che io produco stando su internet deve in qualche misura indirettamente ritornare o sotto forma di denaro o di servizio. È anche un diritto fondamentale della persona capire del proprio comportamento su internet quali esternalità positive vengono prodotte”.

“In questo pezzo che manca – ha continuato il Commissario dell’Agcom –  il ruolo degli operatori è fondamentale: se tutto ciò che io produco con il mio andare su Internet è qualcosa sul quale io potrei avere dei diritti, è sicuramente chi svolge quel ruolo che mi può aiutare a concretizzare questo potere. Ma questo rapporto multiversante tra operatore e consumatore è tutto da scrivere”, ha concluso Nicita.

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