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Nella serata di giovedì il dipartimento mediatico dello Stato islamico ha trasmesso un audio in cui comunicava di accettare il giuramento di fedeltà al Califfo (che si chiama baya), del gruppo islamista nigeriano Boko Haram.

La voce che parla si descrive come il portavoce dello Stato islamico Mohammed al Adnani ─ non è ancora verificata al momento, ma sono pochi i dubbi ─ e annuncia che l’obiettivo del Califfato si è allargato all’Africa occidentale (sì, la Nigeria è ancora più a sud, ma l’intento era sottolineare “l’allargamento” e contemporaneamente la presenza pianificata in Libia). È una mira espansionistica pseudo nazista, che sotto certi aspetti è propria dell’ideologia del califfato islamico, come alcuni studiosi sostengono (per esempio Barry Rubin e Wolfgang Schwanitz, autori del saggio per la Yale University Press “Nazis, Islamists and the Making of the Modern Middle East”). Ma andiamoci piano, perché, dato che in realtà le forze di Baghdadi non sono quelle del Tausendjähriges Reich, almeno per il momento tutto si limita a situazioni contingenti e locali (vedi i gruppi nel Sinai, nello Yemen o in Algeria, e adesso Boko Haram in Nigeria).

La scorsa settimana, Abubakar Shekau, il leader di Boko Haram ─ gruppo combattente sunnita che è insorto nel 2009 per imporre la sharia nel nord della Nigeria ─, era apparso in un video in cui annunciava la baya a Khalifa Ibrahim, promettendo di ascolo e obbedienza al Califfo «nei momenti di difficoltà e in quelli di prosperità».

L’accettazione del giuramento da parte di Baghdadi, a questo punto era una notizia attesa, sebbene lo scorso anno Shekau ci avesse già provato, ottenendo l’indifferenza del leader dell’Is. Da quel momento, comunque, segni di connessione tra le due realtà sono stati evidenti: per esempio il capo di Boko Haram sta da tempo usando la “colonna sonora” dell’Is nei suoi video diffusi su internet, come segnala Rumini Callimachi sul New York Times.

Lo Stato islamico può trovare solo benefici nell’affiliazione di Boko Haram, che potrebbe costituire un altro avamposto al centro dell’Africa, una specie di saliente di questa guerra globale, lontano diverse migliaia di chilometri da Raqqa e Mosul: un luogo che senza l’impegno di un partner locale sarebbe stato irraggiungibile. La confusione socio-politica nigeriana, con il paese impelagato nella guerra a Boko Haram e stretto dalle contraddizioni tutte africane tra la povertà del nord e la ricchezza naturale del sud e dalla corruzione endemica, sono lo scenario perfetto per l’attecchimento delle istanza islamiste. Per questo i Boko (probabilmente il gruppo islamista più sanguinario nel mondo), possono contare su una forza di circa seimila miliziani e rappresentano il gruppo più grande e numeroso ad aver giurato fedeltà al Califfo finora. Forza che adesso sarà implementata dalla potenza evocativa dell’egida del Califfato.

Ora la questione chiave è se l’Is deciderà di inviare alcuni dei suoi uomini dalla Siria o dall’Iraq (oppure anche dalla Libia) in Nigeria, ad aiutare il gruppo locale nelle azioni militari o per impostare la governance dei territori conquistati sullo schema del Califfato. Secondo diversi esperti rapporti diretti di questo genere ci sono già: Daniele Raineri del Foglio, per esempio, faceva notare come il format utilizzato per la baya dei Boko fosse del tutto analogo a quello usato nelle stesse circostanze in Sinai, Yemen, Libia e Algeria. Segno di possibili contatti tra “inviati” del Califfo che hanno “facilitato” il giuramento dei combattenti nigeriani ─ anche se “quei contatti” finora potrebbero essere avvenuti soltanto via internet.

@danemblog 

 

 

Il Califfo accetta il giuramento di Boko Haram (come da copione)

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