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La stretta del Comitato di stabilità finanziaria (Financial Stability Board) sulle banche sistemiche globali sta creando qualche malumore anche tra i banchieri italiani.
Per adeguarsi ai requisiti che il Financial Stability Board (Fsb) ha illustrato durante il G20 di Brisbane, le banche di interesse sistemico globale dovrebbero aumentare le loro risorse per far fronte a eventuali perdite ed evitare che, in caso di fallimento, siano i contribuenti a pagarne i costi. Il tutto in misura molto maggiore rispetto agli altri istituti di credito.

CHE COS’È IL TLAC

Il 10 novembre scorso il Comitato di stabilità finanziaria, che riunisce le autorità di controllo delle banche e dei mercati dei maggiori Paesi industriali e dei Paesi emergenti, ha posto in consultazione un documento con alcune proposte di principi generali sui requisiti di adeguatezza delle banche di rilevanza sistemica globale (Global Systemically Important Banks – G-SIBs).
Le proposte, predisposte dal Fsb con il parere consultivo del Comitato di Basilea, sono finalizzate a definire un nuovo minimo standard di “total loss-absorbing capacity” (Tlac), ovvero il totale delle risorse che le banche sistemiche globali dovranno avere per coprire eventuali perdite.

GLI OBIETTIVI DEL FSB

Il nuovo standard ha l’obiettivo di assicurare una maggior tenuta delle banche, garantendo una sufficiente capacità di assorbire le perdite in occasione di situazioni di scioglimento delle istituzioni bancarie e minimizzando l’uso delle risorse dei contribuenti.

I TIMORI DELL’ABI

Nell’ambito dell’”Indagine conoscitiva sul sistema bancario italiano nella prospettiva della vigilanza europea”, il 10 marzo scorso in un’audizione al Senato il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Giovanni Sabatini, ha manifestato alcuni timori sui tempi di adeguamento alle nuove misure:
“Nonostante la proposta dell’Fsb preveda l’entrata in vigore di requisiti più stringenti non prima del 2019, con l’idea di consentire alle banche di adeguarsi progressivamente ai nuovi requisiti, è plausibile ritenere che gli operatori di mercato e gli analisti finanziari inizieranno a richiederne l’osservanza subito dopo la sua definitiva approvazione, come già accaduto con riferimento ai più elevati requisiti di capitale richiesti da Basilea 3 che il mercato ha cominciato a scontare subito nonostante i tempi di introduzione fossero dilazionati fino al 2019”, ha commentato Sabatini.

PERCHÉ PER SABATINI È CONTROPRODUCENTE

Per Sabatini il Tlac risulterebbe “sovrabbondante, se non addirittura controproducente”. Ecco perché: “Poiché genera ulteriori problemi di coordinamento con il requisito europeo del Mrel (Minimun Requirement Eligible Liabilties, il requisito minimo di passività bail-inabili previsto dalla recente normativa europea in materia di risoluzione delle crisi bancarie che verrà introdotto dal 1° gennaio 2016) e contribuisce ad aumentare l’incertezza su quanto capitale è necessario per le banche, visto che si parla di un requisito minimo di Tlac tra il 16 e il 20 per cento delle attività ponderate per il rischio prevedendo, allo stesso tempo, ulteriori rafforzamenti anche in base a discrezionalità nazionali”, si legge nel testo dell’audizione al Senato.

L’ANALISI DI UNICREDIT

Ad illustrare obiettivi, contenuti e svantaggi competitivi del Tlac è stato anche Roberto Nicastro, Direttore Generale di Unicredit in un’audizione presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato il 4 marzo scorso.
Secondo il documento dell’Fsb – si legge nell’audizione di Unicredit – queste banche dovranno avere una capacità di assorbimento totale delle perdite (Tlac) fra il 16 e il 20% dell’attivo ponderato sulla base del rischio ed il doppio dell’indice di leva finanziaria fissato dal Comitato di Basilea, cioè del rapporto del capitale di una banca a fronte dell’attivo totale”.
Per creare questo cuscinetto, ha aggiunto il Dg di Unicredit, “oltre al capitale azionario di più alta qualità (CET1), le banche potranno utilizzare debito subordinato alle altre passività della banca.

UN POTENZIALE PROBLEMA

Nicastro ha poi spiegato perché tale misura non è auspicabile per le banche italiane: “Il Tlac avvantaggia le banche organizzate come holding pure, diffuse in Usa e Svizzera. Le banche europee continentali organizzate con holding operative dovrebbero cambiare la propria struttura organizzativa: una scelta che potrebbe risultare molto costosa (per il peggioramento dei rating) e anche legalmente molto difficoltosa. Non fattibile in Italia finché il rating è pari a BBB”.

Unicredit, Intesa, Mps. Ecco il siluro Tlac

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