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Più che un Dragone, un elefante. Sono mesi che l’India ha il fiato sul collo della Cina, ormai avvitata in una crisi sia di fiducia, sia finanziaria. E alla fine, dopo svariati tentativi di sorpasso, adesso è tutto nero su bianco: New Delhi ha il passo più svelto di Pechino. Il risultato sarà una progressiva riscrittura della geografia dei Brics, fino ad oggi trainati per l’appunto da Pechino (qui l’intervista a Giulio Tremonti). I numeri raccontano una verità che a Xi Jinping non può piacere e cioè di una nazione, quella guidata da Narendra Modi, ormai al massimo dei giri e per questo in piena ascesa.

Negli ultimi due anni, l’India è cresciuta a un ritmo di gran lunga superiore alla Cina, che nel 2022 (+3%), ha toccato il livello di Pil più basso negli ultimi 40 anni, mentre quest’anno il Dragone dovrebbe portarsi al +5%. Ma la differenza è tutta qui, visto che come riportato da Reuters, ci sono già le prime proiezioni: sia nel 2023, sia nel 2024, New Delhi crescerà del 6%, mantenendo il primato di crescita globale. I segnali di uno scatto, come detto, si erano già visti lo scorso anno.

L’India ha conseguito una crescita economica del 7% nel 2022, grazie soprattutto allo sprint del quarto trimestre dello scorso anno, quando il Prodotto interno lordo del Paese è cresciuto del 4,4% tra ottobre e dicembre, in linea con le previsioni della banca centrale nazionale. L’India aveva aperto il 2022 con una crescita economica del 13,2 per cento nel primo trimestre, che si è poi progressivamente moderata nei mesi successivi. Il Paese resta comunque uno tra i primi al mondo in termini di dinamismo economico. Non è tutto. La crescita annuale composita per i prossimi due anni, sarà, vale la pena ripeterlo, leggermente più veloce di quella della Cina (4-5%), due volte più veloce dell’economia mondiale nel suo complesso (3%) e quattro volte più veloce di quella delle economie avanzate (1,5%).

Attenzione, l’India cresce sulla carta più di altre economie occidentali, come quella degli Stati Uniti, questo è vero, ma è un Paese che deve ancora completare uno sviluppo e una urbanizzazione necessari ad accompagnare il ritmo forsennato del Pil e a trasmetterlo all’economia reale. Per questo un paragone con la prima economia del mondo è tutt’oggi una forzatura. Ma ce ne è abbastanza per scalzare la Cina e mandare su tutte le furie il governo cinese, alle prese con problemi strutturali e apparentemente irrisolvibili.

Di sicuro, la mappa della crescita mondiale sta per cambiare. Secondo un recente rapporto di Goldman Sachs, l’equilibrio del potere economico globale cambierà radicalmente nei prossimi decenni. Gli analisti ritengono che l’Asia potrebbe diventare il maggior contribuente al Pil mondiale, superando le tradizionali potenze economiche raggruppate nei mercati sviluppati, come gli Stati Uniti, il Giappone o i Paesi europei.

Il futuro è dell'India. New Delhi sorpassa la Cina (e riscrive i Brics?)

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