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La notizia della Consob che vede People’s Bank of China salire al 2% di Mediobanca stravolge un po’ le analisi che vari esperti e professori hanno offerto in merito allo shopping di Pechino nel Belpaese. Qui non si tratta più di analizzare i benefici e le minacce alla sicurezza economica italiana, ma di andare oltre le strategie geopolitiche che solitamente si vedono dalle nostre parti.

Non che CDP e FSI non abbiano fatto bene d incrementare il loro mercato e il peso economico attraverso le società controllate dallo Stato cinese, visto che queste non possono partecipare ad investimenti in molti mercati europei e americani e necessitano di un filtro ottimale per trarre vantaggi geoeconomici.

Dalla discesa della Troika in Italia e con l’aggravarsi della situazione economica del Paese, la scelta delle leadership utili ai processi unitari di rigore sui conti e sulle politiche delle riforme è stata una costante all’interno dei paesi PIIGS.

A Roma, Monti e Letta hanno accompagnato questa politica senza condizionamenti esterni ma cedendo alla fine al gioco politico ibrido nazionale, sostenuto ovviamente da ambienti anglosassoni e francesi, ostili a un posizionamento troppo stringente della Germania in Italia.

La rottura dei patti in seno alla UE e le elezioni europee hanno sancito la divisione netta tra giovani leadership emerse nella maggior parte dei Paesi, l’avvento degli antieuro e la crescita dei nazionalismi.

Le leadership europee, con la crisi ucraina, hanno subìto un ulteriore smacco geopolitico. La virata strategica della Nato e la rottura del patto di allargamento soft dell’Europa al grande mercato euroasiatico includente la Russia, è coinciso con l’inizio delle trattative sul TTIP a Bruxelles.

La Germania regina d’Europa pur di non perdere strategicamente posizioni sul terreno geopolitico rispetto alla Russia, agli Usa e alla Cina, rilancia il Partenariato Strategico sui Balcani, con un piano di investimenti senza pari negli ultimi cinquant’anni. Significa che vuole dominare le leadership deboli balcaniche per districarsi sui tavoli dei negoziati globali senza perdere alcun tipo di fatturato delle esportazioni e non cedere vantaggi competitivi all’interno delle quote di investimenti europei, come successo oggi con la Francia durante l’incontro interministeriale bilaterale.

La Cina, da par suo, sta investendo in leadership europee per contenere sia gli accordi strategici Nato-TTIP-UE che la vedrebbero indebolita sul piano negoziale e commerciale sia con la Germania che con gli USA su molti scenari.

L’Italia è il Paese prescelto per dialogare in maniera equidistante con tutti. La partita di Mediobanca, il rilancio del salotto buono della finanza italiana in Europa, significa che oltre a Generali e FCA, CDP e FSI, ci sia dell’altro in arrivo. Basti guardare ai mediatori della politica alla pechinese in Italia, il salotto degli involtini primavera Italia, per comprendere a chi Pechino pensi per equilibrare il suo posizionamento strategico in UE.

Da Romiti, a capo di Italia China, a Tremonti e partners, tutto porta al patto del ragù alla bolognese tra finanza meneghina-emiliana e romana per gestirsi la grande cucina Italia.

Speriamo che Renzi comprenda prima di scegliere a cui prodest? Di sicuro all’Italia, no!

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