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Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionale 

Le relazioni energetiche Euro-Mediterranee rappresentano una priorità strategica per l’Italia nel contesto della presidenza del semestre europeo.

Il nostro paese, infatti, è fortemente dipendente dalle forniture di idrocarburi provenienti dalla sponda meridionale del Mediterraneo, ed è quindi particolarmente interessato al rafforzamento delle modalità di cooperazione tra Unione europea (Ue) e Nord Africa nel settore energetico.

Cooperazione inter-regionale a maggior ragione necessaria in virtù degli importanti cambiamenti in atto nel Maghreb, dove la crescita della domanda energetica interna – trascinata da fattori socio-economici quali boom demografico e urbanizzazione – risulterà insostenibile se non verrà riformato il modello energetico attuale e avviata la transizione verso un approccio sostenibile all’energia.

FUTURO DELLE FORNITURE

L’Italia importa dai due principali produttori di idrocarburi del Maghreb – Algeria e Libia – una parte sostanziale dei suoi consumi di greggio e gas naturale. Queste forniture assumono oggi un ruolo ancor più strategico, in virtù della crisi tra Russia e Ucraina e del (presunto o reale) rischio di interruzione delle esportazioni di Gazprom verso i clienti europei.

Il Nord Africa, tuttavia, sta attraversando un’importante fase di accelerazione dei propri consumi interni – determinata da un sostenuto incremento della popolazione, così come dai rapidi processi di urbanizzazione, sviluppo industriale e elettrificazione delle aree rurali, che rischia di assorbire una quota sempre crescente della produzione locale di idrocarburi.

Questa situazione potrebbe determinare una serie di criticità per l’Italia, e più in generale, per l’Ue. Innanzitutto, rischi per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici: la potenziale crescita dei consumi di combustibili fossili a livello regionale, se non accompagnata da un’espansione delle attività di exploration & production, potrebbe limitare sensibilmente la capacità dei produttori nordafricani di esportare verso i mercati europei.

In seconda battuta, questa situazione potrebbe contribuire ad acuire la già fragile situazione finanziaria dei paesi del Maghreb – i produttori dipendenti dalle rendite energetiche internazionali, i consumatori impoveriti dai costi elevati delle forniture – generando ulteriori instabilità e tensioni politico-sociali nella regione.

CRITICITÀ ENERGETICHE IN NORD AFRICA

Nonostante le differenze che caratterizzano ciascuno dei paesi del Maghreb, la regione presenta alcune criticità e sfide comuni in materia energetica. Il ruolo preponderante dello stato e il dominio delle aziende pubbliche sul settore energetico sono certamente alcune di queste.

Sebbene il ruolo delle istituzioni sia fondamentale per assicurare l’implementazione delle politiche pubbliche, il peso eccessivo del potere politico sul settore energetico genera gravi inefficienze.

I budget in perdita delle compagnie energetiche nazionali ne sono l’esempio più lampante. A causa di un mastodontico sistema di sussidi universali, queste sono chiamate ad applicare a carburanti ed elettricità prezzi più bassi rispetto ai loro costi di produzione/generazione.

Questa situazione genera una spesa pubblica colossale – pari al 5% del Pil in Marocco, e al 7% in Egitto – e contribuisce anche a incoraggiare un utilizzo inefficiente delle risorse energetiche, portando a una crescita incontrollata della domanda.

Il dominio dello stato sul settore determina anche una forte influenza degli interessi politici e personali sul funzionamento dei mercati energetici. Questa situazione, che si traduce nella mancanza di un quadro regolatorio indipendente e trasparente, limita fortemente le possibilità di investimento privato – sia nazionale che internazionale – e con essa l’intera competitività del settore energetico e della regione.

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Nicolò Sartori è responsabile di ricerca del Programma Energia dello IAI (Twitter: @_nsartori).

Cercasi nuova politica energetica per il Maghreb

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