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Un boomerang, destinato a fare del male. La Cina, proprietaria di quasi il 70% delle terre rare sparse per il mondo, ha da tempo stretto i cordoni della borsa, centellinando la vendita di minerali critici. Questo vuol dire che, nella logica di Pechino, se il mondo vuole le materie prime più preziose e utili alle imprese, deve pagarle e anche tanto. Per questo, nel campo delle terre rare, è in atto una vera e propria corsa, soprattutto da parte degli Stati Uniti, per accaparrarsi le miniere che oggi non sono in mano al Dragone, stringendo accordi commerciali con i Paesi che le ospitano.

Ma non sembra essere un buon affare per le imprese cinesi. Costringere le aziende cinesi che gestiscono le terre rare a tenersi i minerali critici vorrà pur dire ricattare il mondo, ma certamente non fa bene agli affari. Perché, come racconta Reuters, la Cina è oggi in piena crisi da overcapacità. Tradotto, i cinesi consumano meno di quanto le aziende producano.

E dunque, se non si vendono all’estero, chi compra i minerali critici in patria? Se nessuno compra come una volta in Cina, le imprese producono meno e hanno meno bisogno di materie prime critiche. Tutto questo non può che impattare negativamente sui bilanci delle stesse imprese cinese, che dei minerali critici non sanno cosa farne a questo punto. Solo nel 2024, secondo i dati della China Customs, le industrie cinesi hanno esportato più di 58.000 tonnellate di magneti di terre rare, la maggior parte delle quali (oltre il 50%) dirette verso Unione europea e Stati Uniti.

“Le restrizioni cinesi all’esportazione di terre rare rappresentano in patria un grosso problema per le aziende già alle prese con un’economia in difficoltà. Ad aprile, Pechino ha ridotto le esportazioni di terre rare e magneti come ritorsione contro i dazi statunitensi, riducendo le vendite all’estero dei produttori di magneti, che allo stesso tempo devono far fronte alla pressione di un’economia debole e alla difficoltà di uno dei loro mercati chiave: i veicoli elettrici”, ha scritto Reuters. “I limiti di esportazione imposti dal governo hanno portato a un calo del 75% delle vendite, causando una crisi per alcuni produttori di magneti.” Il danno c’è tutto. La Cina produce oggi il 90% dei magneti di terre rare utilizzati in tutto il mondo con una quota di esportazioni che varia dal 18% al 50% del fatturato totale.

Ecco perché sulle terre rare la Cina ha fatto male i suoi conti

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