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Nell’area euro, il peggioramento della congiuntura economica ha un carattere comune a tutti i principali paesi: la debolezza degli investimenti. Nel II trimestre 2014, Germania, Francia e Italia hanno ridotto il valore della spesa per investimenti di 5 miliardi di euro.

In Italia, il taglio ha interessato con particolare intensità gli investimenti pubblici. Da 54 miliardi di euro nel 2009 siamo scesi a 38 miliardi nel 2013. Negli ultimi anni, le Amministrazioni pubbliche italiane hanno ridotto la quantità dei propri investimenti di oltre un terzo.

INVESTIMENTI E INFRASTRUTTURE

In Italia, i pochi investimenti pubblici si accompagnano ad un non adeguato livello delle infrastrutture. Su 17mila chilometri di rete ferroviaria, solo il 5,4% è ad alta velocità, mentre in Francia si raggiunge il 6,7% e in Spagna il 13,5%. Il ritardo interessa anche il comparto tecnologico: la fibra ottica risulta ancora poco diffusa e la velocità media per lo scarico dei dati raggiunge livelli pari solo a poco più della metà di quelli francesi.

LE SCELTE SULLA CRESCITA

L’impatto che le scelte di finanza pubblica hanno avuto sulla crescita italiana è evidente confrontando l’andamento che le diverse economie hanno sperimentato nel corso degli ultimi anni. Il taglio degli investimenti pubblici, frenando la realizzazione delle infrastrutture, penalizza, però, anche le potenzialità future di sviluppo, contribuendo a spiegare le maggiori difficoltà che il nostro Paese sta incontrando nel superare questa lunga fase di crisi. La ripresa degli investimenti pubblici assume, dunque, un’importanza strategica.

IL RUOLO DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI

Il Fondo Monetario Internazionale ha dedicato un intero capitolo dell’ultimo World Economic Outlook al ruolo degli investimenti pubblici. In un paese avanzato, secondo i calcoli del Fondo, un aumento nell’ordine di un punto percentuale di Pil degli investimenti pubblici si accompagnerebbe ad una maggiore crescita economica prossima al mezzo punto percentuale nel primo anno, per poi raggiungere l’1,5% nel quarto. Gli effetti sulla crescita sarebbero maggiori se gli investimenti fossero finanziati con nuovo debito. Il Fondo ha, inoltre, sottolineato come un aumento degli investimenti produrrebbe effetti più consistenti nel caso di un paese con una bassa crescita. Lo studio attenua, inoltre, le preoccupazioni per l’impatto che un’operazione di questo tipo potrebbe avere sui conti pubblici. Viene, infatti, sottolineato come un aumento degli investimenti porterebbe anche ad una riduzione del rapporto debito/Pil, grazie alla maggiore spinta che ne deriverebbe per la crescita economica.

PER FAR CRESCERE L’ITALIA…

L’aumento degli investimenti pubblici sembra, dunque, essere la misura più idonea per favorire il ritorno alla crescita dell’economia italiana. C’è, però, un altro aspetto, adeguatamente sottolineato, che deve essere ricordato: il positivo effetto che la spesa pubblica può avere dipende dall’efficienza dei nuovi investimenti, che influenza sia i risultati ottenuti come maggiore crescita nel breve periodo sia l’ampiezza della spinta fornita alle potenzialità future di sviluppo dell’economia. Dall’efficienza degli investimenti dipende anche la tenuta dei conti. In modo particolare nei paesi con un alto debito la reazione dei mercati ad una politica di aumento della spesa pubblica, misurata in termini di maggior costo richiesto per il finanziamento del debito, tiene conto di come i soldi pubblici vengono spesi e di cosa ci si può realmente attendere da questi interventi.

(estratto dal Focus Bnl)

salario minimo

Perché solo nuovi investimenti pubblici risolleveranno l'Italia. Report Bnl

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