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I consiglieri del candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump starebbero prendendo in considerazione l’idea di chiedere agli alleati della Nato di destinare il 3% del proprio prodotto interno lordo alle spese della difesa, un aumento significativo rispetto all’attuale obiettivo del 2% (obiettivo che, peraltro, molti alleati hanno raggiunto solo di recente, e che altri non hanno ancora raggiunto, Italia compresa). Quest’ipotesi, secondo quanto riporta Bloomberg sulla base di testimonianze di fonti che hanno scelto di rimanere anonime data la sensibilità del tema, è emersa durante le discussioni alla Convention nazionale repubblicana di Milwaukee tenutasi la scorsa settimana.

Questo risvolto non stupisce più di molto: Trump si è a lungo lamentato del fatto che gli alleati non spendono abbastanza per i loro eserciti, arrivando ad attaccare i membri per non aver rispettato l’impegno, preso nel 2014, di destinare il 2% del Pil alla difesa. Spingere per alzare la quota al 3% sarebbe senza dubbio causa di tensioni tra Washington e i suoi partner transatlantici, poiché esso comporterebbe centinaia di miliardi di dollari di nuove spese da parte degli alleati, già alle prese con il controllo del debito pubblico. Lo scorso anno solo tre nazioni della Nato (Polonia, Stati Uniti e Grecia) hanno destinato il 3% o più del loro Pil per le spese della difesa. Quest’anno i tre Stati baltici si sono impegnati ad aumentare la spesa per la difesa al 3% del Pil.

Una persona che ha familiarità con la posizione di Trump ha descritto l’ultima cifra come una tattica negoziale volta a fare pressione sugli alleati affinché non si compiacciano nell’aumentare la spesa per la difesa. In occasione di un vertice della Nato nel 2018, Trump ha suggerito agli alleati di arrivare a spendere addirittura il 4% del Pil, un obiettivo che nemmeno gli Stati Uniti attualmente raggiungono. Sebbene Trump possa chiedere di modificare l’obiettivo della Nato, per farlo ufficialmente sarebbe necessaria l’approvazione di tutti i membri dell’alleanza. Così come avvenuto nel 2014, quando al termine del summit del Galles i Paesi della Nato hanno approvato la dichiarazione finale comprendente un impegno, tralaltro non vincolante, in cui si proponevano di “avvicinarsi alla linea guida del 2%” entro un decennio.

La questione delle spese per la difesa da parte dei membri della Nato è divenuta un tema importante nella campagna elettorale di Trump, che all’inizio di luglio ha affermato che non avrebbe rispettato gli impegni dell’alleanza per la difesa reciproca se un Paese non avesse rispettato gli obiettivi di spesa. Mentre lo scorso febbraio il Tycoon si è addirittura spinto a dichiarare che avrebbe incoraggiato il Cremlino a fare “whatever the hell they want” con i Paesi-membri inadempienti.

“Il Presidente Trump ha fatto in modo che i nostri alleati aumentassero le spese della Nato chiedendo loro di pagare. Quando il Presidente Trump tornerà nello Studio Ovale, ristabilirà la pace e ricostruirà la forza e la deterrenza americana sulla scena mondiale”, ha dichiarato in un comunicato la portavoce della campagna di Trump Karoline Leavitt.

Una delle fonti interpellata da Bloomberg ha confermato che l’obiettivo del 3% è stato discusso a Milwaukee, soffermandosi sulla fattibilità della proposta: l’obiettivo del 2% sarebbe più facile da far rispettare, perché tutti gli Stati membri si sono impegnati a raggiungerlo, mentre fissare un obiettivo più alto potrebbe incrinare l’unità dell’alleanza.

Più spese per la Nato? Così Trump valuta l'opzione del 3%

Secondo alcune fonti, i consiglieri del candidato repubblicano avrebbero valutato l’opzione di promuovere l’aumento dei parametri di spesa per la Nato di un punto percentuale. Ma alcuni membri devono ancora raggiungere l’obiettivo attuale. E un aumento metterebbe a rischio la stabilità interna dell’Alleanza

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