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È compito dell’Italia, “un Paese storicamente di confine”, porsi come punto di riferimento per “aumentare la cooperazione e gestire la competizione”, perché cooperazione e competizione saranno le dimensioni chiave di questo nuovo mondo orientato sempre più verso l’ordine multipolare, ragiona Marco Minniti, presidente di Med-Or, nel suo saluto in occasione della giornata che ogni anno la fondazione dedica a una riflessione sulla politica internazionale che circonda l’Italia. Ed è qui che Med-Or lavora, con analisi e dialogo, anche nell’ottica di aiutare l’Italia a muoversi in queste acque complesse.

Con un obiettivo che tra i vari assume primaria centralità: coinvolgere sempre di più quello che definiamo “Global South”. “Med-Or è il nostro partner strategico e advisor per il Piano Mattei. Stiamo portando insieme nei nostri Paesi target, non solamente del Nord Africa ma del Mediterraneo allargato, degli accordi di collaborazione che vedono insieme università, ricerca e innovazione”, ha sottolineato la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, presente all’evento insieme al collega agli Interni, Matteo Piantedosi, e varie personalità del mondo politico, accademico, produttivo.

Questo che sottolinea Bernini è uno degli elementi centrali emersi durante l’incontro di ieri – che aveva un intento programmatico già nel titolo dedicatogli, “Uno sguardo sul mondo. Il sistema Italia, il Mediterraneo, l’Africa: il Piano Mattei”. Il valore e il ruolo attuale e futuro lo ha evidenziato Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e uomo chiave del governo Meloni, che intervenendo sul palco di Med-Or ha sottolineato come il destino è farla diventare una “Fondazione dell’Italia”. Progetto possibile anche grazie al coinvolgimento all’interno della fondazione di altre aziende strategiche – oltre a Leonardo, dunque, gruppi industriali cruciali per l’Italia come Fincantieri, Eni, Enel o Terna.

Med-Or diventa quindi uno “strumento per fare sistema”, sottolinea Mantovano evidenziando che questo ruolo è cresciuto nel corso dei tre anni di attività, interpretato sin dall’inizio dalla Fondazione presieduta da Minniti e diretta da Letizia Colucci, che dal palco ha aperto l’evento introducendo due ospiti di eccellenza: gli amministratori delegati di Leonardo e Fincantieri, Roberto Cingolani e Pierroberto Folgiero.

Nel suo intervento, l’ad di Fincantieri sottolinea come l’azienda da lui diretta è impegnata nella costruzione di un “corridoio di competenze” connesso al Piano Mattei, ma anche molto attiva nello sviluppo e diffusione delle tecnologie per la subacquea. L’underwater in acque basse sarà determinante per proteggere le infrastrutture critiche del Mediterraneo, tecnologie utili per la sicurezza del confine meridionale dell’Europa – quel fianco sud, o “vicinato meridionale” su cui sia la Nato che l’Unione europea hanno alzato un’attenzione speciale.

Qui Leonardo, ricorda Cingolani, ha un ruolo centrale per mettere a disposizione tecnologie con cui controllare le produzioni e la sempre più collegata catena della sicurezza – che sia di carattere energetico che alimentare – ma anche per la digitalizzazione di una regione di mondo in via di sviluppo. Sollecitato dal direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, sulla percezione che l’Italia ha nella regione, vista dagli occhi di Leonardo, Cingolani risponde con una contro-domanda: come è possibile che l’Italia, per connotazione geostrategica, non giochi un ruolo centrale nel Mediterraneo allargato?

Su questo genius loci strategico italiano, muove un ruolo di “soft power nazionale”, per dirla come Alessandro De Angelis: autorità e centralità, attraverso interazioni e capacità di osservazione che dal Mediterraneo si spostano anche verso l’Oriente e alle interconnessioni inter-regionali.

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