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“La sfida sta nel creare un sistema chiaro, trasparente e che faccia capire come la biosorveglianza potrebbe essere già in atto” altrove, così da “assicurarci che avvenga in modo reciprocamente vantaggioso”. A parlare ad Axios è stato il responsabile della salute pubblica e vicepresidente di Palantir Technologies, Hirsh Jain, in occasione dell’AI Expo for National Competitiveness. L’evento è stato un modo per affrontare le preoccupazioni che ruotano attorno a questa parola, molto spesso associata a un controllo invisibile da parte delle istituzioni pubbliche e private. In parte, è così. L’altro lato della medaglia però è illuminato da una luce differente. Come tutti gli strumenti di intelligenza artificiale, d’altronde, ci sono pro e contro. Anche l’amministrazione Biden ha messo in guardia sull’utilizzo della biosorveglianza, considerando i rischi collegati a questo ramo molto più di impatto rispetto a quelli che l’IA produce normalmente. Eppure, se utilizzata nel giusto modo, questa tecnologia può essere di grandissimo aiuto.

Come viene spiegato nell’articolo, il Covid-19 è l’esempio perfetto. Nel momento più drammatico della pandemia, tutti hanno unito le forze: gli Stati, gli enti privati e l’industria farmaceutica. Il risultato ottenuto è un vaccino sviluppato in tempi record, possibile solo grazie agli sforzi comuni. E alla condivisione dei dati, è logico. Compresi quelli sensibili, complessi da processare per le questioni relative alla privacy ma necessari per arrivare a una risposta collettiva. Per respingere la prossima pandemia, l’IA sarà un’arma necessaria e imprescindibile. L’utilizzo di dati biologici, ha spiegato Stephanie Batalis del Georgetown Center for Security and Emerging, “potrebbe fare la differenza tra gestire un’epidemia davvero piccola e lasciare che si diffonda e diventi un problema molto più grande”. Tuttavia, bisognerà saperli usare.

Quando si parla di biosorveglianza il primo riferimento che balena in mente a una persona a digiuno di questi argomenti è: ci stanno spiando. La tecnologia viene associata al riconoscimento facciale e a tutte le complicazioni che questo strumento comporta. Ma l’utilizzo dell’IA in ambito medico è un’altra cosa. Per questo, il suggerimento raccolto da Axios è che forse, per diffondere maggiore fiducia, si potrebbe pensare di chiamarla “biotrasparenza” o “biosicurezza”.

Anche perché l’intelligenza artificiale trova già applicazione all’interno della medicina, seguendo tutto il processo che parte dalla diagnostica e termina con le terapie. Tutto questo è possibile solamente grazie alla lavorazione di un grande database che, tra le altre cose, ha permesso di ridurre i tempi di sequenziamento del Dna, identificando varianti genetiche per comprendere meglio certi tipi di malattie genetiche – e quindi, per arrivare a una soluzione più efficace.

L’IA serve anche per produrre nuovi farmaci. Per farlo serve tuttavia conoscere la composizione di una proteina. Per questo DeepMind ha sviluppato insieme all’European Bioinformatics Institute (Embl) AlphaFold, l’algoritmo che permette di prevedere la forma di una proteina. Il lancio ufficiale risale a quasi due anni fa, quando è stato reso pubblico il più accurato database di strutture proteiche del genoma umano: 200 milioni di proteine da un milione di individui.

C’è tuttavia un ulteriore problema, non di natura tecnologica ma politica, ovvero le intenzioni degli Stati. Molto spesso questi non hanno voglia di condividere informazioni riservate o intendono sfruttarle per colmare il gap. Cina e Sudafrica sono due esempi. Pechino si è mostrata restia a dire tutto ciò che è successo nel laboratorio di Wuhan, complicando le indagini per risalire all’origine del Covid, mentre quando Pretoria ha dichiarato di aver scoperto una nuova variante è stata subito bollata come nuovo untore, con ripercussioni importanti alla immagine (turismo in primis).

Quello che vale in generale per l’IA vale nello specifico per le sue ramificazioni. La tecnologia è necessaria per progredire, ma ha anche tanti aspetti che rischiano di far compiere importanti passi indietro. La medicina è uno dei campi in cui bisogna unire le forze per il bene comune: con dei paletti chiari, si può arrivare ovunque.

La biosorveglianza non è una brutta parola. Ecco il motivo

Molto spesso viene associata a pratiche oscure per spiare i cittadini. Non è proprio così: l’IA nella medicina è imprescindibile. Bisogna saperla utilizzare

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