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L’impasse sulle isole Chagos sembra essere arrivato ad un punto di svolta. Lo scorso giovedì, durante l’incontro bilaterale alla Casa Bianca con il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente americano Donald Trump ha infatti lasciato intendere che gli Stati Uniti potrebbero sostenere il piano del Regno Unito per la cessione della sovranità delle isole Chagos alle Mauritius. “Devo vedere i dettagli dell’accordo, ma non mi sembra male. Penso che saremo propensi ad assecondare il vostro Paese”, ha affermato Trump, il quale ha sottolineato che si tratta di un “contratto di locazione molto lungo e potente”.

Il sostegno dell’amministrazione americana è stato considerato essenziale dal segretario agli Esteri britannico David Lammy, che ha dichiarato: “Se il presidente Trump non approva l’accordo, l’accordo non andrà avanti. Devono essere felici di fare questo accordo, o non ci sarà nessun accordo”. Le discussioni sull’accordo proseguiranno nei prossimi giorni, mentre Londra attende una conferma ufficiale dall’amministrazione Trump.

Lo scorso ottobre, il governo britannico e quello di Mauritius hanno firmato un accordo per la cessione della sovranità delle isole Chagos, ultimo lembo di terra ancora sotto il controllo della corona britannica dopo l’indipendenza di Mauritius nel 1968, a queste ultime; all’interno del accordo è stato pero incluso un contratto di locazione della durata di novantanove anni per la base militare anglo-americana sull’isola di Diego Garcia, la più grande tra quelle che compongono l’arcipelago delle Chagos. Ma l’avvicendamento di nuove amministrazioni a Mauritius e negli Stati Uniti ha portato a un blocco temporaneo dell’accordo.

Accordo che ha suscitato critiche sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Alti esponenti repubblicani vicini a Trump lo considerano infatti una minaccia alla sicurezza nazionale americana, temendo un’influenza cinese nella regione. Anche alcuni esponenti dell’opposizione britannica, tra cui Nigel Farage e Kemi Badenoch, hanno espresso riserve, mettendo in discussione il costo dell’accordo, che ammonta a circa 9 miliardi di sterline per il contratto iniziale di 99 anni. Nonostante le polemiche, il governo britannico ha difeso l’accordo, sostenendo che il mancato raggiungimento di un’intesa avrebbe potuto compromettere le operazioni della base aerea e del porto di Diego Garcia, considerato un punto strategico fondamentale per la difesa occidentale. La base ha infatti rappresentato per decenni una rampa di lancio per i bombardieri americani a lungo raggio e un cruciale punto di ascolto nella regione.

L’India, potenza regionale con forti legami con Mauritius, ha espresso il proprio sostegno all’accordo, rafforzando la posizione del governo britannico. Tuttavia, restano ancora incognite sul futuro della base e sulla reale influenza che questa decisione potrebbe avere sugli equilibri geopolitici dell’Oceano Indiano.

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