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“Stoltenberg ha fatto una dichiarazione molto seria, che coglie un’esigenza reale: non ci potrà mai essere una tregua senza dare possibilità all’Ucraina di poter usare le armi anche a scopo offensivo oltre che difensivo. La lettura di Roberto Arditti è pienamente condivisibile”. Lorenzo Cesa, presidente della delegazione italiana alla Nato e leader nazionale dell’Udc, risponde a Formiche.net sollecitato sulle parole pronunciate dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg sull’Economist. Il deputato italiano parla da Sofia, dove è in corso proprio una riunione dell’assemblea Nato che sta lavorando a un documento a sostegno dell’Ucraina.

Presidente Cesa, le parole di Stoltenberg segnano una svolta e stanno generando non poco dibattito. Qual è la sua posizione?

Mi pare che queste dichiarazioni, ribadisco, colgano nel segno. Quella dell’utilizzo delle armi anche a scopo offensivo da parte dell’Ucraina è una questione molto seria, soprattutto laddove questo conflitto si combatte anche con le informazioni.

Cosa intende dire?

Se si vuole ottenere per lo meno una tregua nel conflitto scatenato dalla Russia, occorre che l’invaso abbia la possibilità per lo meno di combattere ad armi “pari”. Tanto più che, proprio questa mattina il capo delegazione ucraino ci ha delineato i contorni di una situazione nella quale la Russia sempre di più ricorre a missili ad alta precisione per colpire le basi miliatari e gli obiettivi strategici ucraini.

Che cosa si sta decidendo in sede di assemblea Nato?

È stato approvato un documento in cui si chiedono garanzie ai Paesi della Nato per l’invio di aiuti e di risorse all’Ucraina e per la gestione degli stessi. Un passaggio molto significativo che raccoglie l’appello che anche il presidente Zelensky ha formulato.

C’è chi teme che le parole del segretario della Nato possano provocare dei contraccolpi pesanti. La vede così anche lei?

La recrudescenza del conflitto e il rischio di un’escalation sono purtroppo reali visti i protagonisti del conflitto. Tuttavia Stoltemberg ha messo in luce un dato di realtà: le armi in campo sono sbilanciate verso la Russia. Vanno riequilibrate.

In questa prospettiva che ruolo gioca il nostro Paese?

Come tutti gli altri Paesi Nato, l’Italia deve ottemperare agli impegni assunti, attraverso la stipula di accordi bilaterali, in ordine all’invio di aiuti e di armi. Questo lo deve fare non solo l’Italia, ma lo devono fare anche tutti gli altri Paesi. È solo in questo modo che si può tentare la strada del compromesso.

Secondo lei in questa fase quale è il rapporto tra Cina e Russia?

È innegabile che i rapporti fra i due Paesi continuino a essere molto stretti e intensi. Tuttavia, la Cina è interessata più all’aspetto del “mercato” rispetto a quello bellico. Tant’è che nella loro prospettiva un’escalation in Ucraina sarebbe da evitare.

Un timore diffuso è che possa calare l’attenzione dell’Occidente verso la causa ucraina o che, ancor peggio, l’interesse verso il conflitto sia già profondamente calato. È una ricostruzione aderente alla realtà?

Direi tutto il contrario. Anche qui a Sofia, in questi giorni di intenso lavoro, sia l’Italia che gli altri partner atlantici stanno dimostrando una grande affezione alla causa ucraina. C’è la volontà, ancor più forte, di aiutare il Paese invaso. Chi ha queste posizioni, probabilmente, asseconda la propaganda russa.

Permettere all'Ucraina di usare le armi contro la Russia può favorire la tregua. Parla Cesa

Occorre riequilibrare le forze in campo per tentare di arrivare a una tregua tra Russia e Ucraina. L’assemblea Nato ha approvato un documento per garantire ulteriori aiuti al Paese invaso anche in ossequio all’appello del presidente Zelensky. L’Italia e gli altri parter atlantici devono continuare a mantenere gli impegni assunti nell’ambito degli accordi bilaterali. L’attenzione non sta calando: chi ci crede, asseconda la propaganda russa. Colloquio con il presidente della delegazione italiana alla Nato, Lorenzo Cesa

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