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La cerimonia svoltasi oggi in Israele di accoglienza del carico di aiuti donati dall’Italia al Programma Alimentare Mondiale, nel quadro dell’iniziativa Food for Gaza, racconta non solo le intenzioni politiche di Roma sulla crisi mediorientale ma i passi concreti portati avanti dal governo alla voce emergenza umanitaria. Oggi ad Ashdod erano presenti il ministro degli esteri Antonio Tajani e quello dell’Università, Anna Maria Bernini, sia per contribuire in modo fattivo alle sofferenze delle popolazioni sia per rimarcare lo status dell’Italia, con la tregua come obiettivo primario. Questa la cornice in cui di fatto è nata l’iniziativa Italia for Gaza, dove accanto agli aiuti umanitari per le esigenze di prima necessità ecco crescere altri progetti a corredo.

Qui Ashdod

Da Ashod il governo italiano rafforza la posizione politica sulla crisi. Una soluzione diversa da ‘due popoli due Stati’ è controproducente, sottolinea Tajani (accompagnato anche dal governatore del Piemonte Alberto Cirio e dall’ambasciatore presso la Fao Bruno Archi) che spiega: “Siamo qui per aiutare, vogliamo essere presenti e svolgere un ruolo attivo, perché la tregua vada avanti e si possa passare dalla prima alla seconda fase, con l’obiettivo finale di poter unificare la Palestina”. Per cui il neonato Stato palestinese riconoscerà Israele e viceversa.

L’Italia inoltre è pronta a dare seguito alle intenzioni. In primis evacuerà 14 bambini oncologici da Gaza, verso strutture mediche di Piemonte, Lazio, Lombardia, con l’obiettivo di far sì che il progetto Food for Gaza si apra a una nuova fase di cooperazione e sostegno, incrementando ad esempio il numero di quei bambini che saranno curati in Italia. Al momento è la burocrazia che blocca il processo di evacuazione dei bambini palestinesi, come anche i doppi controlli su chi li accompagna, effettuati sia da parte dell’Autorità nazionale palestinese che israeliana, per evitare le infiltrazioni di Hamas. Ma verosimilmente tra dieci giorni sarà possibile il trasporto in Italia, via Cairo: 4 bambini andranno a Milano, 2 a Monza e 8 tra Torino e Roma (al Regina Margherita e all’Umberto I).

Dunque come allargare la piattaforma di Food for Gaza? Secondo il ministro Bernini la nuova piattaforma del progetto servirà ad aiutare anche attraverso la consegna di protesi agli invalidi di questa guerra, incrementando così le partnership con medici universitari. In secondo luogo l’obiettivo del medio periodo si chiama ricostruzione di Gaza, proprio partendo dal settore sanitario, coinvolgendo l’Università La Sapienza con un progetto ad hoc legato alla telemedicina. Secondo Tajani questa operazione è possibile perché “sia a Ramallah sia a Gerusalemme si fidano degli italiani”. Con la rettrice della Sapienza Polimeni è in piedi l’iniziativa ‘Salute per Gaza’, portando in loco medici per pediatria, infettivologia e protesica e quindi dare sostanza alle esigenze quotidiane.

Qui Oman

Della crisi a Gaza si è parlato nelle stesse ore anche in Oman, dove il viceministro degli esteri Edmondo Cirielli è stato in missione, ricevuto dal sottosegretario per gli Affari Politici Sheikh Khalifa Alharty. Oltre alla cooperazione bilaterale, si è discusso della crisi internazionali (Ucraina a Gaza) nella consapevolezza che, come spiegato da Cirielli, “l’Oman è un partner strategico per garantire la pace e la stabilità regionale e offre importanti opportunità in campo economico per le nostre aziende, dalla logistica all’energia, e nel settore della collaborazione culturale”.

Dopo gli incontri istituzionali, Cirielli ha visitato la missione di archeo-zoologia diretta da Elena Maini dell’Università La Sapienza di Roma su delfini e cetacei nel periodo preistorico, e ha incontrato la comunità italiana, a cui ha ribadito l’importanza strategica che il Golfo ha per l’Italia, come dimostra la recente visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, negli Eau, in Arabia Saudita e Bahrein.

Per cui Tajani e Bernini in Israele e Cirielli in Oman ci dicono che si distende una volta di più la strategia internazionale di Roma, che segue da un lato l’inclinazione italiana ad essere prima cooperatrice alla voce aiuti umanitari e, al contempo, proseguire nella costruzione di un ruolo geopolitico certificato.

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Tajani e Bernini in Israele, Cirielli in Oman. Così si distende la strategia internazionale di Roma, che segue da un lato l’inclinazione italiana ad essere prima cooperatrice alla voce aiuti umanitari e al contempo proseguire nella costruzione di uno status geopolitico certificato

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