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La Zes unica è una buona idea? Decisamente sì. Certo, gli aggiustamenti sono d’ordinanza, ma l’idea del ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto, di riorganizzare le otto zone economiche speciali nel Meridione, con l’obiettivo di rilanciare le imprese e le industrie della parte bassa dello Stivale attraverso una fiscalità di vantaggio e una burocrazia più snella, ci sta tutta. Di questo è convinto Luca Bianchi, economista di lungo corso, grande esperto di Sud e direttore generale dello Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno.

“Nel complesso il progetto è valido, è una buona idea. Primo, perché rappresenta in qualche misura un’assunzione di responsabilità da parte dello stesso governo, verso lo sviluppo del Mezzogiorno. Non si delega più alle regioni ma si decide a livello centrale. E poi l’operazione rappresenta un’iniziativa per il Sud e questo è sempre positivo. Da questo punto di vista, mi pare una scelta azzeccata”, spiega Bianchi. “Semmai manca ancora il piano strategico, ovvero la messa a terra. Sotto questo profilo, manca un pezzo. Ma la vera svolta è lo stop alla frammentazione delle politiche viste fin qui”.

Perché la Zes dovrebbe funzionare? Bianchi ha pochi dubbi, c’è anche un aspetto politico. “Il governo si gioca molto, è il suo vero e primo tentativo di ricostruire una politica organica per il Sud. La Zes unica potrebbe essere un’estensione delle politiche del Pnrr, incentrata sul Mezzogiorno. Non mi pare sia un paragone forzato, vedo nella Zes unica qualcosa che richiama lo stesso Pnrr, una politica organica, abbastanza centralizzata e coordinata a livello di governo”.

Impossibile non toccare l’annosa questione delle due velocità tra Nord e Sud, come rimarcato in questi giorni dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Certo, se il Nord frena manca il traino – spiega il direttore generale dello Svimez – ma senza Sud l’Italia frena uguale. Non credo alla logica delle locomotiva: quando è cresciuto il Nord, cresceva anche il Mezzogiorno, sono due realtà fortemente integrate. Il Settentrione può crescere solo se c’è un Sud reattivo, questo è pacifico”. Bianchi affronta anche il tema del Ponte sullo Stretto. “Un’opera che serve, è un lotto della Berlino-Palermo non è un’infrastruttura a sé. Connettere il Sud è fondamentale”.

Zes unica, ponte sullo Stretto e Pnrr. Le connessioni per il Sud secondo Bianchi (Svimez)

Colloquio con il direttore generale dello Svimez. Giusto tornare a una logica di coordinamento organico, che superi anni di politiche frammentate per il Meridione. Il Ponte sullo Stretto serve perché vuol dire connettere il Mezzogiorno. Il Nord locomotiva d’Italia? Logica superata

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