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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editore pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi apparso nell’edizione odierna di Italia Oggi.

Chi ha appoggiato la primavera di Kiev, che ben presto si è trasformata in un colpo di stato che ha provocato la fuga di un premier filorusso, ma liberamente eletto, è stato un potente sempliciotto che non ha ben valutato le spaventose conseguenze di questa improvvida scelta. Siccome l’Ucraina è un paese che, da sempre, appartiene/dipende dalla Russia ed è popolato da una grande componente russofona e russofila (concentrata in particolare in Crimea e nelle regioni orientali) era chiaro che Mosca non poteva assistere a ciò che stava avvenendo senza reagire.

IL DIRITTO DI APPROPRIAZIONE DELLA RUSSIA

In particolare, avendo la Russia, in Crimea, una potentissima e strategica base navale (che poi è quella che le consente di arrivare, con le sue navi da guerra, direttamente al mar Mediterraneo e quindi nelle aree calde del Medio Oriente), la Russia, dopo un referendum inevitabilmente a suo favore, si è riappropriata della Crimea senza che l’Occidente, che pure aveva provocato la Russia, osasse opporsi allo scippo. In tal modo, è stato consacrato, di fatto, il diritto di appropriazione, da parte delle Russia, delle zone che, in quest’area, le interessano.

L’APPETITO VIEN MANGIANDO

Ma siccome, anche in Russia, l’appetito vien mangiando, i russofili che sono in maggioranza nell’area orientale dell’Ucraina, verosimilmente organizzati dai servizi segreti russi, hanno cominciato ad agitarsi contro il pericolo che Kiev li voglia sopraffare e hanno occupato diversi locali pubblici compresi diversi posti di polizia. Se Kiev non vuole perdere la faccia, deve, a questo punto, ristabilire il primato del governo centrale, intervenendo con la forza per liberare i locali pubblici occupati. Ma lo deve fare in una zona dove i russi sono in maggioranza e sono organizzati dal Gur, il servizio segreto militare russo che si è ampiamente infiltrato.

LE ALTERNATIVE PERDENTI

Le alternative, a questo punto, sono tutte perdenti. Se Kiev non interviene, vuol dire che si arrende agli indipendentisti. Se interviene, deve mettere in conto scontri sanguinosi che determineranno l’intervento di Mosca in «difesa dei russi ucraini massacrati da un governo fantoccio». Se, cosa improbabile, a questo punto, intervenisse la Nato (con che legittimazione fra l’altro?) sarebbe lo scontro diretto con la Russia. Insomma bel cul-de-sac di tipo obamiano.

Chi ci guadagna dallo scontro in Ucraina

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