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L’industria farmaceutica europea si trova di fronte a una sfida geopolitica senza precedenti. Mentre Stati Uniti e Cina avanzano con politiche industriali aggressive e investimenti mirati, l’Europa sembra intrappolata in una rete di regolamenti e vincoli burocratici che ne limitano la competitività. Il recente dibattito sui dazi e il confronto tra le grandi potenze economiche, inoltre, pone interrogativi critici sul futuro del settore. Questo è quanto è emerso in occasione del tradizionale appuntamento annuale del Board di Menarini con la stampa.

UN’EUROPA MASOCHISTA

“L’Europa si fa male da sola”, afferma Lucia Aleotti, azionista e membro del board di Menarini. “Il presidente Draghi ha parlato di dazi autoinflitti, e non posso che essere d’accordo. L’Unione europea ha imposto a se stessa un sistema normativo che soffoca lo spirito imprenditoriale. Se guardiamo all’andamento delle sperimentazioni cliniche a livello mondiale, vediamo che meno di dieci anni fa gli Stati Uniti erano al primo posto, seguiti dall’Europa e con la Cina molto indietro”, ha aggiunto Aleotti, restituendo una situazione ribaltata rispetto al passato, con un’Europa in panne che ha consentito campo largo a Pechino. “Fino a dieci anni fa la Cina copiava” evidenzia Elcin Barker Ergun, ceo di Menarini. “Oggi, invece – prosegue – ha una posizione di leadership nell’innovazione. Il problema è: cosa accadrà all’Europa? Siamo in una fase di declino e per ora non si intravedono segnali di ripresa”.

OBIETTIVO USA

Le difficoltà europee si riflettono anche nelle strategie di espansione delle aziende del continente. Menarini, ad esempio, ha trovato negli Stati Uniti il suo secondo mercato di riferimento, con un fatturato di 450 milioni di euro nel 2024, nonostante il primo ingresso sia avvenuto solo nel 2020. “Abbiamo scelto strategicamente di posizionarci negli Usa solo con gli oncologici”, spiega Aleotti. “L’Europa, con la sua lentezza e rigidità normativa, rende più difficile competere a livello globale”.

ATTENZIONE ALLA CINA

E la Cina? “Non ha mantenuto le aspettative”, ammette Aleotti. “Nel 2022 avevamo fatturato 200 milioni, ma il 2024 si è chiuso con 155 milioni. Tuttavia, ci aspettiamo una ripresa nel 2025 con la riapertura dell’economia cinese”. Questo riflette un andamento comune nel settore: molte aziende hanno investito nel mercato cinese con aspettative elevate, salvo poi dover ricalibrare le proprie strategie.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Oltre alle questioni di mercato, un altro elemento chiave per il futuro del settore è l’innovazione. “L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la scoperta di nuovi farmaci”, afferma Barker Ergun. “Se non si utilizza l’IA, non si sarà più competitivi. I cinesi stanno diventando disruptive in aree come l’oncologia, e tutti devono adattarsi a questa nuova realtà”. In questo scenario, il gap tra Europa e Stati Uniti si fa sempre più evidente, specialmente nell’accesso all’innovazione. “Negli Usa i trattamenti innovativi sono disponibili molto più rapidamente rispetto all’Europa, dove le infrastrutture diagnostiche sono ancora molto basse”, sottolinea Barker Ergun.

I RISULTATI DI MENARINI

Nonostante le sfide, Menarini continua a investire in ricerca e sviluppo con un budget che oscilla tra i 430 e i 460 milioni di euro annui, circa l’11% del fatturato. “Nel nostro portfolio abbiamo nuove molecole e stiamo accelerando l’innovazione, specialmente nel settore oncologico”, conferma la ceo. Ma non sono solo questi i numeri a confermare gli ottimi risultati del gruppo fiorentino: il fatturato ha superato i 4,6 miliardi di fatturato, con una crescita annua pari al 5,2%. Molto positivo anche il dato sull’Ebitda, che si attesta fra i 430 e i 460 milioni di euro.

RIPORTARE L’UE SULLA MAPPA DELLA COMPETITIVITA

Guardando al futuro, il contesto globale richiede alle aziende farmaceutiche europee una maggiore reattività. “Bisogna riportare l’Europa sulla mappa della competitività, ma siamo ancora lontani”, conclude Barker Ergun. Il rischio, come avverte, è che il settore farmaceutico subisca una progressiva marginalizzazione rispetto ai colossi americani e cinesi, con conseguenze pesanti per l’intero ecosistema industriale europeo.

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