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La scorsa settimana, Google ha presentato un reclamo alla Commissione europea contro Microsoft per denunciare il suo modus operandi illecito, imponendo licenze restrittive ai clienti. Amit Zavery, vice president & general manager, head of platform di Google Cloud, spiega a Formiche.net i motivi che hanno portato il gigante di Mountain View a procedere in questo modo.

Che cosa ha spinto Google Cloud a questa azione contro Microsoft?

Per anni, Microsoft ha adottato tecniche per vincolare i clienti al proprio ecosistema, inclusa la piattaforma cloud Azure. Ad esempio, le pratiche anticoncorrenziali di Microsoft impongono un aumento dei costi del 400% per i propri utenti europei che decidono di trasferire i loro dati da Windows Server a cloud concorrenti. Questo comporta un costo aggiuntivo per le aziende europee di almeno 1 miliardo di euro l’anno, aumentando inoltre i rischi di sicurezza per le aziende e organizzazioni esposte alla cultura di sicurezza “inadeguata” di Microsoft.

Abbiamo compiuto numerosi tentativi di mediazione, affrontando queste preoccupazioni direttamente con Microsoft, attraverso dialoghi di settore sull’equità delle licenze e difendendo i clienti europei, molti dei quali temono ritorsioni per aver parlato apertamente di queste problematiche. Tuttavia, invece di attuare cambiamenti significativi, Microsoft ha scelto di fare accordi limitati e occasionali con alcune aziende. Per dare voce ai nostri clienti e a tutta l’industria, e per perseguire una soluzione che possa giovare a tutti, abbiamo quindi deciso di presentare un reclamo formale alla Commissione Europea.

Secondo alcuni Microsoft avrebbe imposto licenze restrittive ai clienti, che fanno crescere i costi a loro carico. Di cosa si tratta nello specifico?

Le licenze di Microsoft sono progettate per scoraggiare i clienti di Windows Server dallo scegliere fornitori di cloud alternativi. Se un cliente volesse trasferire i propri dati da Windows Server a Google Cloud, sarebbe costretto a riacquistare le licenze di Windows con un sovrapprezzo del 400%, nonostante le abbia già. Ciò crea ovviamente una barriera significativa al trasferimento di dati e informazioni, rendendo quasi impossibile per molte aziende prendere in considerazione altre opzioni cloud. Queste pratiche hanno conseguenze di vasta portata. Oltre al costo stimato di 1 miliardo di euro all’anno per le aziende europee, ci sono altri costi nascosti, come lo spreco di fondi pubblici, la limitazione della concorrenza e dell’innovazione, i danni alla filiera di distributori e partner ed un aumento potenziale di rischi ciberneteci legati alla cultura di sicurezza “inadeguata” di Microsoft.

Microsoft è un unicum oppure sono stati riscontrati casi di altre Big Tech che provano a imporre il loro cloud?

Questi comportamenti sono unicamente di Microsoft.

Quali sono le conseguenze per le aziende europee e, più in generale, per l’Unione europea?

Tali pratiche anticoncorrenziali di Microsoft hanno arrecato danni significativi alle aziende e ai governi europei. Come ho già detto, l’onere finanziario per le imprese europee sarebbe di almeno 1 miliardo di euro all’anno. Inoltre, la sicurezza e l’affidabilità dei sistemi possono venire compromessi. Le tecniche di lock-in di Microsoft possono creare punti di vulnerabilità, come successo anche recentemente dai più importanti attacchi informatici. Questa mancanza di diversificazione tra i fornitori, infatti, aumenta la vulnerabilità agli attacchi hacker.

Quali sono adesso i prossimi passi e cosa potrebbe andare incontro Microsoft?

Continueremo a denunciare gli impatti negativi delle pratiche anticoncorrenziali imposte da fornitori come Microsoft e a collaborare con i nostri partner per promuovere principi di licenza software equi, mantenendo il mercato del cloud giusto e aperto per le imprese e i governi europei.

Vi spiego le ragioni del reclamo all'Ue contro Microsoft. Parla Amit Zavery (Google)

Il vice president & general manager, head of platform di Google Cloud racconta a Formiche.net il perché la sua azienda si è rivolta alla Commissione europea per porre un freno al modus operandi dell’azienda di Redmond

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