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L’attuale perdurante fase di crisi sta ponendo in grave difficoltà molte imprese che messe di fronte a un mercato interno asfittico, al credit crunch, alla concorrenza sempre più aggressiva dei Paesi emergenti fanno fatica a sopravvivere e in numero sempre maggiore sono costrette a chiudere i battenti. Eppure ve ne sono almeno altrettante che riescono comunque a tenere la testa alta, cercando le basi su cui costruire non solamente il loro presente, ma anche il futuro.

Tra queste basi vi sono senz’altro tre orientamenti: all’internazionalizzazione, all’innovazione, alla sostenibilità. Per avere evidenza di come questi fattori siano tra di loro interconnessi e quanto giochino per la competitività delle imprese si possono osservare le due tabelle tratte dal Rapporto green Italy, che Symbola e Unioncamere predispongono ogni anno. Come si può notare le imprese che investono nel green (nel complesso negli ultimi anni circa un quarto del totale) presentano migliori performance sia in termini di innovatività sia in termini di esportazioni. Interessante appare il fatto che ciò non riguarda solo le attività industriali, ma anche i servizi, dove la capacità innovativa appare fortemente correlata al greening.

INCIDENZA PERCENTUALE DELLE IMPRESE INNOVATRICI

ambiente

Sono queste imprese green, export ed innovation oriented che Fondazione Symbola, Edison e Unioncamere hanno voluto recentemente rappresentare con il manifesto “Oltre la crisi”. Quelle del settore della meccanica, un ambito di specializzazione particolarmente dinamico dove il nostro Paese che era quinto nell’Ue-27 per saldo commerciale normalizzato nei manufatti, nel 2012 è salito al terzo posto.

Più in generale nel 2012 l’Italia è stata uno dei cinque Paesi al mondo (con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud) ad avere un saldo commerciale con l’estero per i manufatti non alimentari superiore ai 100 miliardi di dollari. Su un totale di 5.117 prodotti nel 2011 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 946 casi.

Questo quadro è confermato dalla esperienza fatta dallo scrivente in qualità di presidente della giuria del Premio impresa e ambiente. Le oltre 800 organizzazioni partecipanti al Premio costituiscono uno spaccato di grande interesse che dimostra quanta qualità e dinamismo sia presente nelle nostre imprese. In quelle legate all’agricoltura dove si sta pienamente riscoprendo il valore del territorio come fonte di vantaggi competitivi fortemente distintivi; in quelle appartenenti a settori industriali in cui l’evoluzione green è ormai un imperativo (come la chimica che si sta profondamente trasformando a parti-re dalle materie prime); a quelle connesse a quei comparti, come l’edilizia o i trasporti, in cui la trasversalità dei processi innovativi fondati sulla sostenibilità genera significative ricadute su una molteplicità di altri settori (dalla ceramica, all’elettronica, ai materiali funzionali alla sostenibilità ed efficienza degli edifici); o ancora alle iniziative imprenditoriali – talvolta promosse da organizzazioni del Terzo settore – nel campo dei servizi che valorizzano nuove logiche, come quelle fondate sulla sharing economy.

INCIDENZA PERCENTUALE DELLE IMPRESE ESPORTATRICI

IMPRESA2

Vi è quindi molta vitalità nel nostro Paese che merita di essere valorizzata e sostenuta. È interessante al proposito una riflessione in termini di comparazione europea. Il fatto che il Premio impresa ambiente abbia la prerogativa di selezionare le candidature delle imprese italiane per il Premio europeo Ebae, mi ha consentito di partecipare, in qualità alla valutazione dei progetti da premiare a livello comunitario. Le nostre imprese, che non difettano certo in termini di creatività, appaiono però talvolta – soprattutto quelle di minori dimensioni – meno strutturate nello sviluppare, valorizzare, documentare i risultati delle loro idee innovative. Ciò in parte risulta riconducibile alla nostra limitata capacità di fare-sistema, valorizzando pienamente il potenziale che sappiamo esprimere. I premi come quello a cui facciamo riferimento sono uno strumento semplice, ma efficace, per compensare almeno in parte questo nostro limite.

Marco Frey, Economista, direttore dell’Istituto di management della Scuola superiore Sant’Anna

Articolo pubblicato sul numero di Formiche di Febbraio

Come valorizzare le nostre imprese green

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