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Che cosa è Internet of everything?

Il buffissimo (in italiano) internet di tutte le cose potremmo rappresentarlo con una domanda di uno di quei boss del marketing americani che fanno copertina: “Perché se sono su Facebook la mia auto non è un mio amico?” vuole sapere Marc Benioff…
Noi italiani ne sappiamo qualcosa di rapporto viscerale con l’auto ma in questo caso il simbolismo non c’entra nulla: stiamo parlando di un’inedita relazione fra persone – macchine – animali. Animali, si.

L’ambulanza che ha un paziente in gravi condizioni può modificare la tempistica semaforica e programmare linea verde fino all’ospedale; il sensore su uno scaffale del supermercato comunica direttamente ai fornitori i nuovi ordini. Sapere quando partorirà una mucca – a questo punto, voi capite – è roba da start-up di serie B.

Ecco solo una piccola anticipazione di quello che ci aspetta e che rende credibili le affermazioni secondo cui dobbiamo pensare alla connessione fra cose, alle cose che si parlano fra loro! Alle macchinette del caffè che segnalano all’orologio del padrone che è pronto… Dici vabbè, il futuro, c’è tempo. Poi però rileggi l’articolo sui Google Glass che fanno l’amore la tua donna/uomo e capisci che il tempo è ora e che la teoria del Social Internet of Everything è gioco fatto.
Milano in questi giorni – per una volta il titolo è a ragion veduta – diventa capitale mondiale di IOE perché la multinazionale americana sinonimo di rete (ricordate Xerox per le fotocopie?) ha deciso di tenere qui il suo Cisco Live: da tutto il mondo per lanciare con una data il futuro di internet, la nuova rivoluzione industriale.

Tecnologie, visioni, ma soprattutto fatturati che fanno girare la testa.

Cloud computing, stampanti 3D, auto che si guidano da sole, riconoscimento vocale, intelligenza artificiale, un mercato da 610 miliardi di dollari l’anno. Questo nonostante solo l’1 per cento degli oggetti oggi sia connesso. Nel 2011 ce n’erano 15 miliardi collegati in permanenza, 50 saltuariamente. Nel 2016 saranno 30 miliardi in permanenza, 200 saltuariamente. Nel 2020, 50 miliardi e così via. Visitare Connection Counter per credere, li conta in tempo reale!
Di che giro di affari stiamo parlando? John Chambers, Ceo di Cisco stima – per i prossimi dieci anni – 19 mila miliardi di dollari di valore potenziale, tra risparmi e investimenti, tra privato e pubblico! Si pubblico, avete letto bene. La ricetta Cisco dice: 100 miliardi di risparmio energetico nell’edilizia pubblica; 41 miliardi in più da parcheggi intelligenti; 682 miliardi se si monitorano le infrastrutture e si assistono i malati cronici a distanza; eppoi c’è il telelavoro.

Cifre americane, ovviamente. Ma basta fare il cambio scalare un po’ in percentuale e la proporzione italiana si riesce ad accreditare. Dove si può sbirciare anche sui vantaggi per le piccole e medie imprese, il patrimonio genetico economico italiano. Ecco perché secondo David Bevilacqua, vice presidente Sud Europa di Cisco, la IOE “è un treno che non possiamo perdere, un treno in corsa su cui non si può ancora salire. Ma per farlo bisogna correre”. Un termine – correre – che davvero poco si addice alle nostre attuali performance, soprattutto politiche e istituzionali.

Parlare di Agenda Digitale tanto, tantissimo, questo si e con tanto buon senso. Ma azioni governative con il minimo requisito di incisività non si sono mai viste nell’era di internet, anche quando i soldi (i debiti) ce lo consentivano. E’ vero abbiamo problemi infrastrutturali (Ocse ci colloca al ventesimo posto in quanto a banda larga wireless) ma l’impedimento vero è la mancanza di cultura economica, avendo interpretato la rete in senso più che altro ludico… Insomma la storia di un Paese in cui tutti corrono a comprare automobili e costruire autostrade e poi si ritrova senza trasporto pubblico… abbiamo una delle più alte concentrazioni televisive al mondo o no?

Dunque come si fa a trasformare un Paese da analogico a digitale possibilmente in fretta per non perdere il famoso treno? “Mettere al centro la scuola e la formazione” spiega Agostino Santoni Ad di Cisco Italia per poi rappresentare le parole con dei fatti italiani: Networking Academy, una rete di imprese non profit, università, scuole, enti pubblici a cui Cisco rende disponibile un programma completo di formazione per i professionisti della rete. Un modi di interpretare il ruolo di impresa in chiave di responsabilità sociale.

Ma se l’innovazione è tendenzialmente percepita giovanile (under 40 a quanto pare) non possiamo non rilevare che il potere (tutto) è saldamente nelle mani degli over e over. Dunque? Parliamo a suocera perché nuora intenda? Internet of every things e pane per i denti di chi cerca e crede nel lavoro e nell’impresa. Possibilmente made in Italy.

L’avventura continua… venerdì internet of everythings parlerà italiano.

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