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Non bastava la fuga precipitosa degli investitori, l’illusione di un Pil di nuovo con il turbo, i consumi mai così depressi e la paura ormai dilagante di fare affari anche con l’alleata Russia. Pechino non ha imparato la lezione, quattro anni di credito forsennato alle varie Evergrande e Country Garden non sono serviti a nulla, non hanno aiutato a capire che non si presta denaro a chi fatica già a stare sulle sue gambe. La Cina ha deciso di perseverare.

Come? Il governo ha chiesto ai più importanti istituti finanziari del Paese, incluse le quattro grandi banche statali, di elaborare piani di credito per il mercato immobiliare. La Pboc, la banca popolare cinese, l’amministrazione nazionale per la regolamentazione finanziaria e la China Securities Regulatory Commission hanno ordinato agli istituti di grossa taglia di soddisfare le esigenze di finanziamento degli sviluppatori immobiliari, indipendentemente dalla loro struttura proprietaria e dal loro stato di salute.

Insomma, ancora soldi a chi non se la passa molto bene, ovvero la stragrande maggioranza delle società del mattone. E pensare che finora il grosso delle principali banche nazionali si era tenuta alla larga spontaneamente dai colossi moribondi del mattone, evitando la concessione di nuovi prestiti. Il trauma di Evergrande, capace di cumulare fino a 300 miliardi di debiti senza restituirne nemmeno uno (i liquidatori nominati dal governo sono al lavoro per fare a pezzi l’azienda e rimborsare i creditori, per quanto possibile), è ancora vivo.

L’immobiliare, è bene ricordarlo, è ed è stato storicamente il fondamento dell’economia del Paese, rappresentando un’ampia quota del Prodotto interno lordo del Dragone. L’industria è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni, ma alimentata dal debito. Ma questi debiti hanno pesato sui bilanci, portando al default i principali costruttori. Aziende come Country Garden ed Evergrande hanno faticato a ripagare i propri debiti e sono ora coinvolte in lunghi processi di ristrutturazione degli stock.

Ma non è evidentemente abbastanza. La stessa autorità di regolamentazione bancaria vuole approvazioni più rapide dei prestiti per progetti residenziali e questo nonostante, racconta Reuters, ancora oggi gli istituti siano riluttanti a concedere nuovi prestiti a progetti immobiliari, estendendo semmai la scadenza e abbassando i tassi di interesse dei prestiti esistenti. Tutto questo sembra cozzare con il piano per il rientro di capitali messo a punto da Pechino per tentare di recuperare parte dei fondi fuoriusciti dalla Cina, e approdati sulle spiagge dell’India, o del Giappone e persino degli Emirati. Gli investitori se lo chiederanno: non sarà meglio rimettere in sesto le società del mattone e poi tornare a fare credito?

Il Dragone non ha imparato la lezione di Evergrande. E ci ricasca col mattone

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