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Lo ammetto. Anch’io sono stato testimone diretto delle ‘’congiure’’ di Giorgio Napolitano. Visto che lo fanno tutti, ho deciso di svelare i segreti che ho custodito a lungo in silenzio.

Correva l’anno 1986. Io ricoprivo la carica di segretario generale dei chimici della Cgil (Sergio Cofferati era il mio vice). La domenica sera rientravo a Roma, da Bologna la mia città, per presentarmi fresco e riposato il lunedì mattina in ufficio. Allora non c’era l’Alta velocità e il viaggio richiedeva molto più tempo di adesso, soprattutto nel tratto Firenze-Roma.

Ricordo come fosse adesso che, una sera, salì a Firenze Giorgio Napolitano e venne a sedersi nello scompartimento dove stavo io. Allora, era un autorevole deputato del Pci, leader del gruppo dei c.d. miglioristi, la minoranza di destra del partito di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer come si cantilenava allora. Pur senza avere una conoscenza diretta ognuno sapeva dell’altro, iniziammo a conversare fin all’arrivo a destinazione. Napolitano mi raccontò di aver avuto a Firenze un incontro riservato con Carlo De Benedetti e Romano Prodi durante il quale avevano progettato di far cadere il governo Craxi (allora in carica) per sostituirlo con un esecutivo di tecnici. Resosi conto di avermi lasciato a bocca aperta, buttò lì un nome a me sconosciuto: quello di Mario Monti.

Gli chiesi chi fosse questa persona che godeva della sua fiducia e degli altri con cui si era incontrato a Firenze. Napolitano non la smetteva più di tesserne le lodi, tanto che alla fine mi disse: ‘’Se fossi io presidente della Repubblica non esiterei un momento a dargli l’incarico di formare il governo”. In sostanza, ha un bel da dire Alan Friedman, l’americano che ha scoperto l’America in Italia, il giornalista che si è convito di essere Carl Bernstein o Bob Woodrow. Altro che agosto del 2011! Napolitano ‘’congiurava’’ da quasi quarant’anni per imporre Mario Monti agli italiani.

Ovviamente sto scherzando. Lo preciso subito prima che questo mio scoop – inventato di sana pianta – sia preso sul serio finisca in qualcuno dei nostri talk show pensati su misura dei dementi e dei plebei. Di vero ci sono solo l’incontro e la conversazione, su temi della attualità politica di allora. Posso solo dire che, all’arrivo, mi offrì un passaggio in auto (erano venuti ad attenderlo dalla Direzione), poi mi scaricò a metà strada quando si accorse che non abitavo vicino. Ma lo scherzo ci stava.

E’ meglio prenderla in ridere quando i telegiornali perdono tempo a raccontare le confidenze di Laboccetta (nomen omen) a Gianfranco Fini o si riducono a dare importanza – a prova della congiura – ad un documento di politica economica redatto (udite udite!) da Corrado Passera, più inutile del quale può esserci soltanto un testo scritto da Fabrizio Barca. Come meriterebbe una pantagruelica risata il dibattito interno al Pd.

Ma l’avete visto Matteo Renzi in Smart? Crede di impressionarci perché non usa un’auto blu. A questo si è ridotta la politica in Italia. Il Partito democratico è l’erede legittimo di due grandi formazioni politiche che hanno fatto la storia del Paese: il Pci e la sinistra democristiana.

Oggi siamo in mano ai ragazzini che agiscono e si confrontano come quelli che, nel bel mezzo di una partita di calcetto, se ne vanno portando via il pallone. Ed è in tale situazione che non si perde occasione per picconare il Quirinale. Con la pagliacciata della ‘’trattativa tra Stato e Cosa nostra’’, dapprima; con la buffonata della ‘’congiura’’ ai danni di Silvio Berlusconi, poi.

È impressionante che la lotta politica sia ormai priva di ogni principio; ma fa ancora più paura un mondo dell’informazione (stampa e tv)  in mano a mangiatori di fuoco, a illusionisti, a boia della gogna.

Vi svelo segreti e bugie su Napolitano e Renzi

Lo ammetto. Anch’io sono stato testimone diretto delle ‘’congiure’’ di Giorgio Napolitano. Visto che lo fanno tutti, ho deciso di svelare i segreti che ho custodito a lungo in silenzio. Correva l’anno 1986. Io ricoprivo la carica di segretario generale dei chimici della Cgil (Sergio Cofferati era il mio vice). La domenica sera rientravo a Roma, da Bologna la mia…

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