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Quali sono le cause del declino dell’Italia? Quali le sue maggiori sofferenze? E ancora, quali le risorse per uscire rafforzati dal guado della crisi economica che attanaglia il Vecchio Continente?

Queste alcune domande a cui ha cercato di dare risposta l’Osservatorio leadership e scenari strategici – promosso dall’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO), dall’Istituto Italiano di Studi Strategici “Niccolò Machiavelli” (IISS) e da Famebridge S.r.l. – autore di un sondaggio i cui risultati sono stati illustrati nel rapporto “La visione strategica della leadership italiana”, presentato il 10 dicembre all’Hotel Jumeirah, a Roma.

POCA COMPETITIVITÀ
A illustrarli Renato Mannheimer, dirigente di ISPO, che spiega come la mancanza di competitività sia la lente attraverso cui leggere l’involuzione strutturale dell’Europa e della Penisola in particolare. “I Paesi meno competitivi sulla scena mondiale, su una scala da 1 a 5 di media (tutti appartenenti al Vecchio Continente), sono Francia (2,8), Italia (2,3) e Spagna (1,9)“.

AGGANCIATA AGLI USA
A pesare sul destino dell’Italia sarà per il rapporto lo stretto legame con gli Stati Uniti, che vivranno una fase di riassestamento della loro influenza negli equilibri mondiali a fronte di una crescita del potere della Cina. “La decrescita dell’egemonia degli USA avrà un effetto negativo (lo pensa il 51% degli intervistati) soprattutto per l’Italia, che, a partire dalla Seconda Guerra Mondiale e più volte, in diversi momenti cruciali della sua storia, si è rivelata essere strettamente dipendente dalle sorti e dal potere degli Stati Uniti“.

I PUNTI DI DEBOLEZZA…
Marginale nel mondo, dunque, ma anche nei confini comunitari, dove l’Italia viaggia comunque a velocità inferiore rispetto alle economie più avanzate, Germania in primis. Come mai? “L’Italia, come del resto la maggior parte dei Paesi europei (ad eccezione, forse, solo di Berlino), si trova da anni costretta a dover fronteggiare il grave disagio determinato dalla crisi economica (una minaccia alla sicurezza nazionale per il 57% degli intervistati). Ma, oltre a questa problematica diffusa a livello globale, le più gravi cause dell’attuale declino si sprigionano dall’interno del Paese e sono la criminalità organizzata (54%), la mancanza di etica nella leadership nazionale (51%) e la corruzione (48%)“. L’Italia risulta deficitaria negli ambiti propriamente scientifici e sul piano politico (diplomazia, efficienza delle istituzioni e del governo) ed economico.

…E QUELLI DI FORZA
Nonostante ciò la Penisola possiede le carte per giocare la partita della ripresa. “Mantiene la
supremazia nei settori dell’arte e della cultura, della moda e del design. Attualmente l’area strategicamente più importante per l’Italia è quella dell’Europa e dei Balcani e tale rimarrà perlopiù anche in futuro, nonostante la forte ascesa della Cina e del Sud-Est asiatico
“. Qui si giocano per gli intervistati le chance a breve e medio termine per il Paese. “In Italia – prosegue il rapporto – è inoltre assente una pianificazione strategica per la competitività del Sistema-Paese (ne lamenta la mancanza il 64% degli opinion leader, soprattutto accademici e ricercatori) e, anche in questo caso, dovrebbe essere compito del Governo studiarne una“.

RESPONSABILITÀ DIFFUSE
Ma di chi è la colpa di questo quadro non certo confortante? Nonostante alcune prevalenze, il rapporto evidenzia responsabilità diffuse, che vengono attribuite genericamente alla “classe dirigente italiana“. “Secondo gli opinion leader intervistati, la leadership italiana – tra l’altro accusata di essere selezionata secondo logiche che non premiano la meritocrazia – pecca di un insufficiente senso dello Stato e di una grave mancanza di cultura e di competenze”, spiega il rapporto“.

Ecco punti di forza e debolezza dell'Italia. Il rapporto Ispo-Machiavelli

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