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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento del direttore Pierluigi Magnaschi apparso sul quotidiano Italia Oggi.

Il primo ministro Enrico Letta, incontrandosi ieri a Roma con il ministro degli esteri americani, John Kerry, ha parlato anche dello scandalo delle intercettazioni internazionali (e particolarmente da parte degli Usa; ma non solo). Letta ha detto che ci «dovrà essere un chiarimento». Una frase di circostanza, detta solo per guadagnare tempo. Nella certezza che non c’è niente da fare. Il caso era esploso quando si seppe che solo in Francia vengono fatte, dagli americani, 30 milioni di intercettazioni al giorno (non è, questo, un errore di stampa, ma il dato vero).

Sono intercettazioni massicce, a strascico o a tappeto che le moderne tecnologie elettroniche consentono di fare automaticamente, archiviando poi a piacere le intercettazioni stesse, per poterle analizzare (subito o in futuro) in modo penetrante, utilizzando algoritmi più potenti di quelli, già potentissimi, dei motori di ricerca. Per cui, fra le tante telefonate, già oggi, si può, per esempio, estrarre solo quella nella quale un tizio parlava dell’uva immatura, per non dire di peggio. Lo stupore delle cancellerie è pertanto indebito (perché è di sola facciata). Ed è inutile far finta di cadere dal pero: tutti i politici che contano, infatti, sanno tutto su questo problema, e tutti quelli che possono intercettano tutti.

La Francia, che si è sentita spiata in modo così massiccio, non può strillare più di tanto (anche se, come al solito, sta facendo del suo meglio) perché si sa per certo che anch’essa spia, sia pure con mezzi più ridotti di quelli di cui dispongono gli americani. Per non parlare dei russi e dei cinesi. Purtroppo, non sono a rischio di intercettazione solo gli stati, le multinazionali, i terroristi, ma tutti i cittadini.

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Caro Letta, non cadere dal pero sulle spiate americane

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