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Avanza l’idea che in Italia senza la cultura del popolarismo, senza un Centro di ispirazione cristiana difficilmente si riuscirà a governare. Il ventennio alle nostre spalle, caratterizzato dal berlusconismo e dal sinistrismo nuovista, di occhettiana memoria, si può dire ormai tramontato. Il fallimento della dottrina comunista certificato dalla caduta del Muro nel 1989, il dissolversi come neve al sole della rivoluzione liberale annunciata nel 1994 da Berlusconi confermano che né la destra nazional-radicale-liberale né la sinistra social-comunista hanno avuto la capacità, dopo la pseudo rivoluzione giudiziaria degli anni 1992-94, di guidare il governo dell’Italia. Una banda di populisti, qualunquisti e opportunisti inventando ibridi, ircocervi, termini aleatori e anacronistici, sigle fantasiose come centrodestra e centrosinistra, che non significano proprio nulla, (in nessun paese dell’Europa, infatti, esistono simili etichette) ha tentato di far credere agli italiani che il nuovo ormai era arrivato, e tutti dovevano sentirsi toccati dalla gioia, perché il “paradiso” era tra noi. Ogni desiderio poteva essere esaudito. Si immaginava, come nelle favole di Andersen o dei fratelli Grimm, che tutti vivessero felici e contenti. Gli italiani però non stavano nel castello incantato a baloccarsi con le favole, ma in una realtà cruda e amara, fatta di promesse mancate, non mantenute, di opacità, di scarsa trasparenza, di saccheggio delle risorse pubbliche, di scelte di governo bislacche e cervellotiche, fino a procurare la crisi che oggi si sta consumando. E’ il bilancio di un disastroso ventennio, iniziato con la menzogna di una rivoluzione giudiziaria che doveva fare piazza pulita del malaffare, e che, invece, è stata solo un’arma violenta per abbattere chi aveva costruito la democrazia repubblicana e aveva praticato con invidiato successo paradigmi di economia mista. Fu una scientifica e ipocrita operazione, a macchia di leopardo, posta in essere da gruppi di potere nazionali e stranieri, con l’ausilio del braccio armato di certa magistratura contigua al PCI, per distruggere la DC di Andreotti e Forlani e il PSI di Bettino Craxi, alleanza di governo invisa a forze politiche interne e a centrali stranieri.
Popolarismo e socialismo sono state, e lo sono tuttora, culture storiche, concrete, vere hanno fatto la storia della democrazia in Italia e nel Vecchio Continente. Ascoltare squallidi personaggi che, per una manciata di fave, riducono idee politiche nobili a rozze tattiche per motivo di becera disputa, solo per posizionarsi,in previsione del nuovo assetto politico che si va delineando fa venire il disgusto. C’è chi ignobilmente, per conservare la vecchia nicchia mercanteggia, mistifica riproponendo la rancida, e mai spiegata a sufficienza, contaminazione delle culture in politica, grande idiozia degli anni ’90 che con pervicacia e ottusità si vorrebbe riproporre. Una apprezzata tradizione, che non è storia del passato, ma del futuro, come il popolarismo non può essere barattata, svenduta, banalizzata da opportunisti e da cantastorie, va rilanciata, spiegata e proposta alla gente. Una forza politica figlia di una secolare cultura che ha significato tanto per la vita dell’Italia non deve essere confusa con il nulla culturale e politico defenito centrodestra o centrosinistra. E’ ,quindi, necessario riorganizzare un partito, che metta insieme le volontà e dia speranza di buona e onesta politica all’Italia, secondo gli ideali democratici cristiani. Paradigmi cosiddetti bipolari o bipartitici, dove si tenta di metterci dentro tutto, e nella confusione regnare con percentuali minime, tanto da inventarsi premi e premietti di maggioranza non sono più credibili, il bluff è stato fin troppo scoperto, nonostante D’Alimonte. E’ solo un modo surrettizio e furbesco per lasciare in gioco chi già è in gioco, evitando accuratamente che altri entrino in campo. Meschini! Da dopo l’Unità e fino agli inizi degli anni novanta del ‘900 il sistema politico italiano è stato plurale, con presenze caratterizzate, tra cui i cattolici, protagonisti storicamente della costruzione della democrazia in Italia. Chi oggi pretende di governare senza o addirittura contro di loro commette un grave errore, privando la democrazia italiana di una cultura, di una politica, di un’etica che sono ancora oggi supporto essenziale per la crescita del Paese. Si dirà che il movimento politico dei cattolici è oggi minoritario, ma dopo i fallimenti conclamati a destra e a sinistra  quali altre forze politiche sono in  grado di essere maggioritarie e governare l’Italia? Esiste, sia per cultura che per numeri, una forza politica tanto radicata nel Paese come quella dei cattolici popolari? Certamente no. E allora, la democrazia italiana ha bisogno del popolarismo, per crescere attraverso la partecipazione, per realizzare equilibrio, per riscoprire la moralità nella vita pubblica, per ripristinare quella mitezza della politica che tanto ha giovato all’Italia nei decenni passati e che tanto bene le farebbe oggi.

Il Popolarismo è necessario all'Italia!

Avanza l’idea che in Italia senza la cultura del popolarismo, senza un Centro di ispirazione cristiana difficilmente si riuscirà a governare. Il ventennio alle nostre spalle, caratterizzato dal berlusconismo e dal sinistrismo nuovista, di occhettiana memoria, si può dire ormai tramontato. Il fallimento della dottrina comunista certificato dalla caduta del Muro nel 1989, il dissolversi come neve al sole della…

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