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Dall’ufficio acquisti della Sip al sostegno al governo Letta nel salvataggio di Alitalia, grazie a Fini, Berlusconi e Marini. Il Fatto Quotidiano strapazza Massimo Sarmi, numero uno di Poste Italiane e fresco di sostegno milionario alla malandata Alitalia.

Il giornalista Daniele Martini lo definisce “il postino che non ama consegnare lettere” capace con Berlusconi di inaugurare “il Sistema Informatico a Livello Virtuale di Integrazione Operativa, S.I.L.V.I.O.” e di invitare tutti alle Poste: “dal fratello di Alfano alla compagna di Salvatore Rossi alla moglie di Attilio Befera”. Insomma, equilibrismo tattico allo stato puro.

Numeri
Nella semestrale, scrive Martini, l’utile di Poste scende di quasi il 13 per cento e crolla il risultato dei servizi postali e commerciali. L’ex ministro Paolo Gentiloni “lo stimava poco perché riteneva che le Poste sotto la sua guida stessero prendendo uno strambo dirizzone, trasformandosi in un ambaradan che si occupava di tutto tranne che di lettere e raccomandate”. È passato da giovane dirigente della Sip (l’attuale Telecom) quando scommetteva “su Gianfranco Fini e An” a presenza fissa nell’anticamera di Enrico Letta quando l’allievo di Beniamino Andreatta era sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

Nel 2002
Berlusconiano perché capì che “il centrodestra era Silvio Berlusconi” si adegua e nel 2002 viene scelto “come amministratore delle Poste dal centrodestra, dovendo inaugurare alla vigilia di Natale del 2004 il restaurato e centralissimo ufficio postale di piazza San Silvestro a Roma, opportunamente invitò alla cerimonia Berlusconi, allora capo del governo, e per fargli una sorpresa battezzò seduta stante il nuovo sistema operativo “Sistema Informatico a Livello Virtuale di Integrazione Operativa”, il cui acronimo è S.I.L.V.I.O.”

Cerchiobottismo
“Grazie anche all’aiutino di Franco Marini, presidente del Senato ed esponente Pd ma soprattutto ex segretario Cisl, il sindacato-azienda che alle Poste detta legge” aggiunge Martini. Così influente da “nominare un suo esponente, Giovanni Ialongo, ex capo dei postini, come presidente del gruppo e anche di Postel”. Ma cinque anni fa (era il 2008) Berlusconi stravinse e Sarmi, “forse per allontanare da sé ogni sospetto di intelligenza con il centrosinistra, se gli capitava di incrociare in pubblico il giovane Letta lo salutava con una certa rigidità, quasi non l’avesse mai conosciuto. Sarmi diventò lo zar delle Poste, portando alle estreme conseguenze un processo già avviato da tempo e che consiste nell’ignorare la ragione sociale”.

Oggi
Tra rumors e nuove possibili nomine oggi Sarmi è di nuovo presenza fissa nell’anticamera di Letta, nel frattempo salito allo scranno più alto dell’esecutivo. Se “non riuscisse a diventare il capo di Telecom in versione spagnola, non sgradirebbe affatto la prossima primavera di essere riconfermato alla guida delle Poste per la quarta volta, un record con incorporato emolumento da oltre 2 milioni di euro l’anno”. Ma secondo Martini “anche Sarmi è utile a Letta nel senso che l’Alitalia sta fallendo, non ci sono più soldi e le Ferrovie, Fintecna e Cassa depositi e prestiti non sono disposti a tirarli fuori per una causa che appare persa”.

Obbedisco
La mossa di Poste Italiane è da incorniciare in un’ottica di do ut des: “Letta si è rivolto a Sarmi. E come la sventurata monaca di Monza, il capo delle Poste ha risposto. dell’azienda che risiede nella consegna puntuale e diligente di corrispondenza e pacchi e puntare su altro: il credito, le assicurazioni, i telefonini. E ora pure gli aerei Alitalia. Un’impostazione che fa disperare i cittadini e comincia ad avere il fiato corto: la semestrale indica che proprio mentre le Poste fanno le splendenti con la compagnia aerea, i conti soffrono”.

Il Fatto Quotidiano strapazza Sarmi, il postino volante

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