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“Disciplinare la responsabilità civile dei magistrati”. Non è il punto in cima al programma del Pdl-Forza Italia, ma ciò che il sindaco di Firenze e candidato alla segreteria del Pd Matteo Renzi ha detto nel libro intervista con Bruno Vespa. Un orientamento, quello del futuro segretario, che non è passato sotto silenzio in quell’elettorato che di sinistra non è, ma che potrebbe essere attratto proprio dalla trasversalità del rottamatore inviso in parte alla nomenklatura dei suoi compagni di partito.

Garantista
Renzi osserva che negli ultimi vent’anni non è stato possibile nemmeno discutere “soltanto della responsabilità civile dei magistrati perché aveva un retrogusto di ritorsione”. Ma “terminata l’era berlusconiana, è giunta l’ora di una radicale riforma della giustizia che disciplini la responsabilità civile dei magistrati nel rispetto degli standard europei. Non un pasticcio all’italiana, quindi, ma una cosa seria che rappresenti la garanzia migliore per il magistrato serio”.

Non è una primizia
La sensibilità al tema di Renzi in verità era stata già tastata alla kermesse della Leopolda, quando pochi giorni fa aveva messo l’accento sul caso di Silvio Scaglia, assolto con formula piena dall’accusa di associazione a delinquere. Sul fondatore di Fastweb Renzi aveva detto che era ora di finirla “con chi ha pensato la giustizia ad personam, la storia di Silvio Scaglia ci dice che dobbiamo fare la riforma della giustizia”. Ripercorrendo il suo travaglio giudiziario: “Scaglia affittò un volo privato per andare dai magistrati, e si fece arrestare. Da quel momento, 3 mesi di carcere e 9 mesi ai domiciliari. Dopo 12 mesi fu liberato. Poi giudicato innocente. Ma vi sembra normale che noi in questi 20 anni abbiamo parlato di giustizia dedicata ad uno solo, e che un cittadino innocente venga messo in galera?”.

Mossa elettorale?
In molti, in verità, pensano che su talune questioni Renzi stia lanciando un amo a quell’elettorato non tout court piddì, ma dalle movenze liberali, riformiste e comunque caratterizzati da un certo trasversalismo che non gli impedirebbe di scegliere come futuro leader il segretario dei democratici. In questa veste starebbe quindi investendo proprio nell’interstizio rappresentato da tematiche molto care anche a chi non è un elettore storico dei democrat. E che in una fase in cui i due grandi partiti scontano un vistoso calo di appeal, sondaggisti o meno, potrebbe rappresentare un valore aggiunto in prospettiva di campagna elettorale futura.

Capriole renziane
Sull’amnistia però, Renzi aveva detto altro. Rispondendo al ministro Flavio Zanonato che lo aveva tacciato di propaganda dalla tribuna di Lucia Annunziata a In Mezz’ora il sindaco di Firenze aveva replicato così: “Il presidente della Repubblica non è mai uscito dai suoi poteri, neanche con l’ultimo messaggio alla Camere, anzi ha dimostrato una capacità di servizio unica. Poi, non si può dire l’ha detto il Capo dello Stato quindi si fa così punto e basta. I partiti se non discutono su questi temi, come quello dell’amnistia, a cosa ci stanno a fare?”. Come dire che la direttrice di marcia sull’argomento era chiaramente un’altra. Ma fino e ieri.

Renzi fa il garantista a giorni alterni

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