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Le elezioni regionali in Sardegna saranno “una cartina al tornasole per gli equilibri interni tra gli schieramenti e una prima prova in vista delle europee”. Quello che rischia di più? “Non c’è dubbio: Matteo Salvini”. Lo dice a Formiche.net  il sociologo e professore ordinario di Sociologia dei processi politici all’Università degli Studi di Perugia, Roberto Segatori.

La sua sembra già una sentenza senza appello. Cosa rischia la Lega in Sardegna?

Già Salvini ha dovuto cedere, in favore di Giorgia Meloni, sulla candidatura. Se poi la sua lista non riuscirà per lo meno ad attestarsi attorno all’8%, per lui si prospetterà un periodo non semplice sotto il profilo politico ma anche in termini di leadership interna.

La vera prova saranno le europee…

Certo, ma le regionali in Sardegna saranno un primo segnale politicamente rilevante e sul quale riflettere, visti anche gli attriti che si sono consumati tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra.

Lei preconizza un tentativo di disarcionare il segretario federale del Carroccio?

Lui le sta tentando tutte, pur di rimanere in sella. Ma, al netto del risultato elettorale, bisognerà capire anche quali risultati riuscirà a portare a casa a livello interno. Se non gli dovesse riuscire la battaglia per il terzo mandato, avrebbe due competitor interni molto forti per succedergli alla guida del movimento: Luca Zaia e Massimiliano Fedriga.

Ursula von der Leyen ha sciolto la riserva sulla sua candidatura alla Commissione europea. Questo passo avanti che tipo di ricadute ha a livello interno?

Il premier Meloni ha già fatto capire che vede con favore questa ipotesi. E, tra l’altro, von der Leyen si è giocata le sue carte molto bene sostenendo tesi affini a Meloni.

In particolare su quali punti?

Sono tre i punti sostanziali, che rendono appetibile la sua candidatura. Il primo è legato a un parziale rallentamento dell’applicazione del Green deal, in ossequio anche alle proteste degli agricoltori. Che, sebbene siano tra i più sovvenzionati, hanno fatto sentire il loro malcontento in maniera inequivocabile. Il secondo punto è legato al rilancio della difesa comune mentre il terzo – e su questo si è cementato il rapporto con Meloni – è legato alla gestione dei flussi migratori.

A questo punto, come al solito, si pone il tema della collocazione degli alleati di coalizione del governo. 

Sì, ma in realtà per quanto riguarda Forza Italia non ci saranno grossi problemi. Loro appartengono alla famiglia politica del Ppe. Ancora una volta, il più problematico è Salvini che appartiene a Id e che si sta spostando sempre più a destra.

Torniamo alla Sardegna. Conte e Schlein sembrano aver trovato una quadra su Alessandra Todde. Prove di disgelo?

Più che altro Conte è estremamente accomodante quando in campo riesce a schierare i suoi candidati, mentre quando si avanzano candidature del Pd diventa estremamente problematico. Non so fino a che punto questo gioco possa reggere. Tanto più che, a margine dei dem, ci sono movimenti forti che spingono e attraggono potenzialmente i delusi. Sto parlando di Azione e di Renzi. Che, seppur compromesso in parte, resta abile e astuto.

Governare quella regione, poi, non è facile. 

Assolutamente no. Per almeno tre motivi. La manifatture è in grande crisi e, in questo, l’inverno demografico non aiuta. Anzi, è devastante. In secondo luogo si sta assistendo a una progressiva demotivazione delle giovani generazioni, sempre più disilluse e spaesate (si sta pericolosamente diffondendo anche l’uso di droga nelle aree interne tra giovani e giovanissimi) e, in terzo luogo, c’è un tema che attiene al rapporto fra classe politica e popolazione.

E, in questo senso, come vede il comportamento dei due candidati governatori?

Agli antipodi. Mentre Truzzu ha voluto il grande comizio con tutti i leader nazionali dei partiti, Todde ha adottato il “metodo Possamai”. Ossia ha invitato i leader a starsene alla larga, come a dire che i problemi della Sardegna si gestiscono tra sardi.

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